Utente:Giorgio Eusebio Petetti/Sandbox4

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca

Culti religiosi[modifica | modifica wikitesto]

Oltre al culto di Diomede (vedi i capitoli Prima dei Siracusani e Il tempio di Diomede), ad Ankón erano vivi anche il culto di Afrodite e quello dei Dioscuri.

Afrodite[modifica | modifica wikitesto]

Il culto di Afrodite ad Ankón è attestato dai versi di Catullo (36, 13) e di Giovenale (4, 40), riportati nella sezione Il tempio di Afrodite. Questa dea ha molteplici aspetti, rotanti intorno all'amore, alla bellezza, alla primavera e al mare; gli studiosi si sono quindi domandati secondo quale attributo sia stata venerata ad Ankón.

Secondo un'ipotesi che ha dominato la storiografia sino a tutto il Novecento[1], seguita anche da alcuni studiosi moderni[2], Afrodite/Venere aveva nel tempio anconitano l'epiclesi o epiteto di "euplea" (Εὔπλοια, Éuploia), ossia di "dea della buona navigazione", protettrice dei naviganti. La tesi è basata soprattutto sul passo di Catullo, in un contesto in cui Venere appare una divinità prettamente marina e il tempio di Ancona è associato nello stesso verso a quello di Cnido: ebbene, Afrodite cnidia era chiamata dagli stessi Cnidi "euplea"[3].

Secondo altri studiosi, che si basano sull'analisi dell'immagine del tempio che appare nella scena 58 della Colonna Traiana, identificato con quello di Ancona, Venere aveva invece in questo edificio sacro l'attributo di Venus genetrix, ossia di "Venere genitrice". Infatti, nella scena della colonna raffigurante Ancona, la statua della divinità, che solitamente era collocata nella cella, è esposta davanti al tempio e corrisponde alla tipologia dell'Afrodite "Louvre-Napoli", rappresentazione, appunto, di Venere genitrice[4].

La costellazione dei Gemelli

Dioscuri[modifica | modifica wikitesto]

La presenza nel rovescio della moneta greca di Ankón della costellazione dei Gemelli, e quindi dei Dioscuri, può essere fonte di informazione su un ulteriore culto praticato in città[5]: quello dei gemelli figli di Zeus, Kástōr e Polydéukēs, divinità benefiche e salvatrici, protettori dei naviganti nelle tempeste marine, sempre uniti nel compiere le loro gesta, che mai agivano senza prima consultarsi[6]. Ognuno di essi, poi, aveva una specificità: Kástōr era domatore di cavalli ed esperto di scherma, Polydéukēs valente nel pugilato[7]. Potrebbe essere plausibile la tesi secondo cui il culto dei Dioscuri si riconduca al culto delle divinità sicule dei gemelli Palici, praticato anche dai Sicelioti di Siracusa e da costoro portato ad Ankón[8].

Rapporti tra i culti di Diomede, di Afrodite e dei Dioscuri[modifica | modifica wikitesto]

Nei luoghi adriatici frequentati dai Greci, i culti di Afrodite, di Diomede e, in parte, quello dei Dioscuri si intrecciano, e ciò avviene anche ad Ancona[9][10].

Due elementi sono indicativi a tal proposito: anzitutto, come risulta dai capitoli precedenti, il fatto che ad Ancona i due edifici sacri citati dagli autori antichi siano dedicati proprio alla dea Afrodite e all'eroe Diomede; inoltre, la compresenza nella moneta greca di Ancona delle stelle dei Dioscuri e del profilo di Afrodite[11].

Lo scontro tra Diomede ed Afrodite durante la guerra di Troia (dipinto di Ingres)

Per quanto riguarda il rapporto tra Afrodite e Diomede, nel quinto libro dell'Iliade, si narra di un violento diverbio tra la dea e l'eroe, che la ferisce sulla mano. Altre fonti, inoltre, narrano di come Afrodite poi si vendicò dell'offesa subita, inducendo la moglie dell'eroe all'adulterio, che egli scoprì quando tornò in patria[12]. È ricordato poi il pentimento dell'eroe per il suo gesto di hybris, durante le peregrinazioni in suolo italiano, e la successiva riconciliazione con la dea[13]. Ottenuto il perdono, Diomede diffuse l'arte della navigazione e l'addomesticamento del cavallo sulle coste adriatiche, dove è ricordato anche come fondatore di città[14]. La compresenza ad Ankón del tempio di Afrodite e di quello di Diomede è testimonianza di questo legame complesso tra la dea e l'eroe.

Come già detto nella sezione Contatti con la civiltà micenea, Diomede era venerato ad Ancona sin da prima della fondazione siracusana e il suo culto era stato poi rivitalizzato da Dionisio il Grande, per fornire una base culturale e religiosa alla sua azione colonizzatrice in Adriatico[15]. </ref>. Molti storici pensano che la stessa cosa sia avvenuta per il culto di Afrodite, giunto in Adriatico ad opera dei più antichi navigatori greci (cnidi e corinzi[N 1]) e poi incentivato durante la colonizzazione siracusana. Una testimonianza del culto di Afrodite ad Ancona prima dell'arrivo dei siracusani sarebbe l'ambra Morgan (V secolo a.C.) raffigurante la dea insieme ad Adone[16], trovata nella zona anconitana e di cui si parla dettagliatamente nella sezione Tarda Età Classica - prima Età Ellenistica.

Il mito adriatico di Diomede, oltre che intrecciarsi con la figura di Afrodite, è collegato anche con i Dioscuri. Sia i figli di Zeus, sia Diomede sono infatti legati all'addomesticamento del cavallo: i Dioscuri sono spesso raffigurati a fianco dei cavalli bianchi donati loro da Poseidone, Kástōr era domatore di cavalli e Diomede aveva l'epiteto di domator-di-cavalli. Inoltre, secondo il mito, i divini gemelli e Diomede sono legati da una comune apoteosi nelle Isole Tremiti[17].

Il legame tra Afrodite e i Dioscuri, infine, è segnato dalla protezione esercitata nei confronti dei naviganti: Afrodite aveva l'epiclesi di "euplea", ossia "della buona navigazione", e i Dioscuri erano invocati dai Greci durante le tempeste, perché ritenuti protettori dei marinai in pericolo.

Bastano i versi di Orazio ad illustrare nel modo più efficace il ruolo di protettori dei naviganti condiviso da Afrodite e dai divini gemelli:

(LA)

«Sic te diva potens Cypri,

sic fratres Helenae, lucida sidera,

ventorumque regat pater

obstrictis aliis praeter Iapyga,

navis [...]»

(IT)

«Ti guidino la dea potente di Cipro, e i fratelli di Elena, astri splendenti, e il padre dei venti, frenandoli tutti tranne lo Iàpige, o nave [...][N 2]»

Note esplicative[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Il culto di Afrodite nella colonia corinzia di Durazzo è noto grazie alla testimonianza di Catullo, nello stesso carme in cui si ricorda il tempio di Ancona:
  2. ^ La "dea potente di Cipro" è Venere/Afrodite, mentre i "fratelli di Elena" sono i Dioscuri.

Riferimenti bibliografici[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Bibliografia in merito riassunta da Bacchielli 1985, p. 107, ripreso da Cordano 1993, p. 145, in Braccesi 1993; si veda, in primis, Agostino Peruzzi, Storia d'Ancona dalla sua fondazione all'anno MDXXXII, vol. 1, Pesaro, tipografia Nobili, 1835, p. 18.
  2. ^ Rossignoli 2004, p. 196.
  3. ^ Pausania, Descrizione della Grecia, I, 1, 3.
  4. ^ Luni 2003, pp. 49-93.
  5. ^ Mario Natalucci, Ancon Dorica, in Ancona attraverso i secoli, volume I - Dalle origini alla fine del Quattrocento, Città di Castello, Unione arti grafiche, 1960.
  6. ^ Rossignoli 2004, pp. 190-200.
  7. ^ Dioscuri, in Treccani.it – Enciclopedie on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
  8. ^ Massimo Costa, Storia istituzionale e politica della Sicilia. Un compendio', Amazon. Palermo, 2019, pp. 28-43, ISBN 9781091175242.
  9. ^ Rossignoli 2004, p. 22.
  10. ^
  11. ^ Rossignoli 2004, pp. 15 e 21.
  12. ^
    • Tzetzes, Ad Lyc. 603, 1093.
    • Scholi ad Iliade, 5, 412.
    • Mimnermo, frammento 17 G-P..
  13. ^ Rossignoli 2004, p. 23.
  14. ^ Rossignoli 2004, p. 210.
  15. ^ Per il rapporto tra Dionisio I e il culto di Diomede si veda inoltre:
    • Attilio Mastrocinque, Da Cnido a Corcira Melaina: uno studio sulle fondazioni greche in Adriatico, Università degli studi di Trento, 1988, p. 48.
    • Alessandra Coppola, Siracusa e il Diomede Adriatico, in Prometheus - rivista di studi classici, n. 14, Firenze, 1988, pp. 221-226.
    • Lorenzo Braccesi, Grecità di frontiera: i percorsi occidentali della leggenda, Padova, Esedra, 1994, pp. 85 e seguenti.
    • Maria Grazia Fileni, Diomede nel medio Adriatico, in Fileni-Jasink-Santucci 2011, pp. 234-235.
  16. ^ Rossignoli 2004, p. 28.
  17. ^ Rossignoli 2004, p. 21.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

{{Siracusa greca}}
{{Portale|antica Grecia|antica Siracusa|Marche|storia d'Italia}}

[[Categoria:Ancona]]
[[Categoria:Colonie greche]]
[[Categoria:Colonie di Syrakousai]]
[[Categoria:Storia di Siracusa in epoca greca]]
[[Categoria:Storia di Ancona]]
[[Categoria:Storia delle Marche]]