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Socrate
Hannah Arendt nel 1955
AutoreHannah Arendt
1ª ed. originale2005
GenereSaggio
Lingua originaleinglese

Socrate è un saggio di Hannah Arendt. Il testo originale, curato da Jerome Kohn e pubblicato nel 2005 nella raccolta di saggi The promise of politics, deriva dalla terza parte di un corso tenuto da Hannah Arendt nel 1954, presso la Notre Dame University.[1]

Il contenuto[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Socrate.

Quest'opera di Hannah Arendt va contestualizzata nel suo confronto con la tragedia dei regimi totalitari, e con la volontà dell'autrice di ripensare la politica. Il saggio infatti, tramite la figura di Socrate, affronta "l'abisso tra filosofia e politica", che secondo Hannah Arendt avrebbe avuto origine proprio nella condanna a morte del filosofo greco. L'analisi arendtiana descrive l'errore di Atene, che fraintese gli scopi dell'azione socratica, ma soprattutto la reazione di Platone, che dalla conclusione del processo a Socrate si convinse che la doxa (il senso comune, l'opinione) fosse l'esatto opposto della verità, e che la persuasione (peithein), in quel tempo considerata la modalità caratteristica del discorso politico, fosse semplicemente il tentativo violento di far prevalere un'opinione sull'altra. Se da una parte le opere di Platone rendono immortale la figura di Socrate, dall'altra ne "tradiscono" le idee, perchè Socrate non intendeva opporre la verità alla doxa, il suo intento invece era quello di aiutare a cercare la verità all'interno della doxa, tramite la maieutica.[2]

Il rifiuto platonico della politica della polis comportò un suo ripensamento: essa nell'analisi del filosofo divenne semplicemente l'attività del governare, non più connessa alla sfera del dibattito pubblico, ed è per questo, anche se la polis non veniva più considerata da Platone come un luogo sicuro per il filosofo, che egli non deve abbandonare l'attività politica, ma ne deve assumere le redini governando la polis, stravolgendo il paradigma secondo il quale il filosofo sarebbe inadatto a ricoprire tale ruolo.[3]

Hannah Arendt prosegue nel delineare la frattura tra filosofia e politica, evocando ad esempio il Mito della caverna, che descrive secondo Platone il percorso del filosofo nel raggiungimento della verità e i pericoli del suo tentativo di mostrarla agli altri uomini: ridisceso tra loro all'interno della caverna, la verità del filosofo viene recepita semplicemente come un'opinione tra le altre, e una maggioranza di opinioni sbagliate possono smentire un'unica verità.

Anche in questo caso è evidente una differenza tra Platone e Socrate, il quale non rinnegava il valore delle opinioni, ma cercava di renderle maggiormente veritiere, collaborando con la pluralità: proprio la pluralità assumeva un'importanza primaria nel suo pensiero, perchè essa è presente a partire da ognuno di noi, e viene sperimentata a cominciare dal dialogo interiore, nel rapporto con noi stessi, instaurato tramite il pensiero; questa scoperta, che Arendt definisce il due-in-uno, rende necessario all'uomo, nel tentativo di non contraddirsi, un rapporto con la pluralità delle visioni del mondo (altro significato di doxa, che può indicare il modo in cui il mondo "mi appare") già a partire da sé stessi.[4]

Tuttavia, soprattutto a partire da Aristotele, prevalse una condizione di distacco dalla politica da parte del filosofo, che non si sentì più sicuro e responsabile nei confronti della città.[5] Questa distanza nei confronti della politica è esemplificata dal concetto di meraviglia (thaumazein), descritta da Hannah Arendt come una condizione simile a quella in cui cadeva Socrate, una sorta di muto stato traumatico, al quale Platone oppone il "doxazein", ovvero il dogmatismo dell’opinione, che contrasta con la meraviglia e con il silenzio che essa  richiede.

Accettare di cadere preda del thaumazein è caratterizza il filosofo, che si trova in perenne stato di pericolo: da una parte nella solitudine del thaumazein egli esce dall’orizzonte della polis, caratterizzato dal linguaggio, e dall’altra quand’anche volesse tornare non potrebbe accettare la doxa dettata dal senso comune, senza però avere risposte da opporre, finendo così per fornire interrogativi senza risposta. La proposta platonica del modo di vita filosofico, il bios theoretikos, rende sistematica questa condizione di thaumazein, caratterizzata dalla singolarità, annullando così non solo la pluralità delle doxa, ma anche la pluralità interna ad ogni uomo, nel due-in-uno. L’autrice conclude la riflessione sostenendo che anche se il thaumazein è parte fondante dell’esperienza filosofica, per poter comporre la frattura che intercorre tra filosofia e politica sarebbe necessario assumere come oggetto del thaumazein la pluralità dell’uomo.[6]

Edizione originale[modifica | modifica wikitesto]

L'opera deriva da una parte di un corso tenuto da Hannah Arendt nel 1954, presso la Notre Dame University. Questa parte del corso è stata ripresa da Jerome Kohn, che nel 1990 l'ha inserita nella rivista Social Research con il titolo "Philosophy and politics". Successivamente, nel 2005, Jerome Kohn modificò quella versione e la pubblicò all'interno dell'opera "The promise of politics", con il titolo di Socrates. Naturalmente il testo è stato sottoposto ad un'importante opera di correzione e modifica, per trasporre scrivendo un testo preparato per l'esposizione orale.[7]

Edizione italiana[modifica | modifica wikitesto]

La struttura dell'edizione italiana presenta una divisione in cinque paragrafi, diversa dall'edizione originale.[1] L'opera è stata pubblicata nel 2015, da Raffello Cortina Editore, con la traduzione e l'introduzione di Ilaria Possenti; all'interno dell'edizione italiana inoltre appaiono due saggi critici scritti da Adriana Cavarero e Simona Forti.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Arendt, Socrate, p.19
  2. ^ Arendt, Socrate, pp. 25-27
  3. ^ Arendt, Socrate, pp. 27-30
  4. ^ Arendt, Socrate, pp. 33-55
  5. ^ Arendt, Socrate, pp. 46-54
  6. ^ Arendt, Socrate, pp. 55-62
  7. ^ Arendt, Socrate, pp. 19-20

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Hannah Arendt, Socrate, Milano, Raffaello Cortina Editore, 2015, ISBN 9788860307590.

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