Utente:Fedemetus/L' ingenuità della rete

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L’ingenuità della rete. Il lato oscuro della libertà di internet
AutoreEvgeny Morozov
Generesaggio
Sottogenereinformatica
Lingua originaleinglese

Evgeny Morozov, nato in Bielorussia nel 1984, è un giornalista, sociologo ed esperto di geopolitica. Nel 2011 pubblica L’ingenuità della rete. Il lato oscuro della libertà di internet (The Net Delusion. The Dark side of Internet Freedom), un libro che si presenta come una risposta significativa agli atteggiamenti cyber-utopistici circolanti in rete.

Le letali metafore della nostalgia[modifica | modifica wikitesto]

L’autore, sulla base di una rivalutazione dell’eccitazione generale post-Guerra Fredda e post-crollo del sistema sovietico, sostiene che, proprio a causa di convinzioni eccessivamente ottimistiche sul potenziale rivoluzionario di internet, l’Occidente sia diventato incapace di individuare una concreta strada per la diffusione dei valori democratici. A partire dall’ 1989,la fiducia attribuita agli ideali consumistici e tecnologici ha fatto sì che molti sostenessero che “la storia fosse finita” e che “la democrazia non avesse alternative”[1]. Tale atteggiamento sembra essersi perpetuato fino ai nostri giorni; giorni in cui, all’autore, sembra impossibile non mettere in luce i comportamenti pericolosamente cyber-utopistici di molti politici americani.

Ciò,infatti, è quanto ha affermato Hillary Clinton in un discorso del gennaio 2010,parlando a proposito della sua precedente visita in Germania per la commemorazione del ventesimo anniversario della caduta del muro di Berlino: «Coraggiosi uomini e donne si sono opposti all’oppressione facendo circolare libelli chiamati samizdat che hanno contribuito a lacerare il filo spinato della cortina di ferro»; «Le reti si estendono attorno al globo e si innalzano mura virtuali al posto di quelle reali […] mentre scende una nuova “cortina di ferro dell’informazione”su buona parte del mondo[...] video e post stanno diventando il samizdat dei nostri giorni [2] ».

Il richiamo alla caduta del muro di Berlino e alla necessità odierna di abbattere muri virtuali, ed parallelismo fra una cortina di ferro ed una dell’informazione, secondo Morozov, enfatizzano soltanto alcuni aspetti della libertà di internet. Il rischio è di tralasciare le specificità storiche del caso comunista - che presentava i germi del crollo nel rallentamento dell’economia interna, nel debito accumulato dai paesi dell’Europa centrale e nell’incapacità del patto di Varsavia di competere con la NATO - ; e di sottovalutare la pluralizzazione dell’informazione avuta con Internet. Se per godersi l’intrattenimento Occidentale nella DDR (Repubblica Democratica Tedesca), si era “costretti” a guardare spot politici elaborati dai media americani (Radio Free Europe, Voice of America) che potevano influenzare una larga fetta di ascoltatori, sintonizzati su quell’unico canale radio, oggi ciò non può essere più garantito: abbiamo un accesso diretto all’intrattenimento ed anche i governi autoritari hanno imparato a sfruttare le forze di Internet a loro favore.

Le conseguenze inimmaginabili di una rivoluzione immaginata[modifica | modifica wikitesto]

L’immeritata rilevanza data al ruolo delle radio, delle fotocopiatrici e dei fax di contrabbando nel crollo pacifico dell’unione sovietica, oggi, sembra ripresentarsi sotto forma dell’eccessiva acclamazione riservata dai cyber-utopisti ai risultati delle aziende della Silicon Valley, come Twitter e Facebook. Il parallelismo fra gli eventi dell’89 e quelli iraniani del 2009,infatti, ha generato in molti l’impressione che l’Occidente si sarebbe liberato degli odierni regimi autoritari, come era successo con il comunismo ma con strumenti più efficaci, ed ha fatto sì che, per le proteste iraniane, si iniziasse a parlare di una rivoluzione di Twitter che l’autore definisce, però, del tutto immaginaria. Morozov descrive come proprio una rivoluzione immaginaria abbia causato conseguenze piuttosto gravi: il governo iraniano, infatti, ha ben presto individuato nell’azienda della Silicon Valley un alleato dell’occidente, in particolare del nemico americano, ed ha sfruttato proprio le foto e i video delle manifestazioni circolanti su internet per identificare ed arrestare i partecipanti.

I pilastri dei governi autoritari moderni[modifica | modifica wikitesto]

L’episodio iraniano, pone l’accento sulla necessità di ripensare al paradigma nato dalla guerra fredda, per il quale i dittatori sarebbero sempre più incapaci di far fronte alla minaccia di Internet. Morozov, al contrario, dimostra come essi abbiano imparato ad utilizzare internet per fortificare i tre pilastri dei governi totalitari, di cui già Orwell parlava nel suo 1984 : propaganda, censura e, nei casi più estremi, sorveglianza. Gli esempi sui metodi di censura proposti dall’autore prevedono una “censura costosa”, legata alla Cina, e una “a buon mercato”, utilizzata dall’Arabia Saudita. Il governo cinese, infatti, nel 2009, ha fatto installare su tutti i nuovi computer un software (Green Dam) che Morozov definisce invasivo, in quanto prevede la chiusura di tutte quelle applicazioni che corrisponderebbero ad attività da esso etichettate come “sgradite”.

In Arabia, i metodi di censura hanno preso la forma di cyber-attacchi . Il caso in questione riguarda “Tomaar”, un sito nato per confrontarsi in ambito politico e filosofico, che riscosse un discreto successo ma fu colpito da infezioni e sovraccaricato da falsi visitatori al fine di impedirne il funzionamento. L’attacco di Morozov si dirige dunque all’ ex presidente venezuelano Hugo Chávez, il quale dopo aver compreso il ruolo di Twitter per la propaganda del governo, ha cambiato idea sui nuovi social, iscrivendosi, e ricevendo gradi riscontri in termini di “followers” a sole due settimane dall’apertura del suo profilo. Esperienze altrettanto eclatanti in termini di propaganda, riguardano ancora una volta il governo cinese che, secondo i dati riportati dall’autore, farebbe leva su una schiera di 280.000 persone facenti parte del così detto “partito dei 50 centesimi”, con il compito di intervenire sul web con commenti favorevoli al governo.

Il manifesto cyber-realista[modifica | modifica wikitesto]

Morozov elenca in alcuni punti quali saranno i compiti di quanti rinunceranno ad abbandonare comportamenti cyber-utopistici e si caleranno saldamente nella realtà, diventando così a tutti gli effetti cyber-realisti. Innanzitutto, l’autore, esprime la necessità di elaborare un piano d’azione libero dai pregiudizi su come sia o dovrebbe essere la logica di internet. La considerazione che si ha di quest’ultima in occidente, infatti, è fortemente influenzata da un determinismo tecnologico che crede nella forza emancipatrice dell’informazione mancando di analizzare il contesto nel quale la logica tecnologica attecchisce, che ne modifica profondamente l’impatto. Proprio per questo, secondo l’autore, si manifesta la necessità di affidare la scelta a chi ha il compito di pianificare le politiche regionali, e di non accentrare la presa di decisioni nelle mani di esperti digitali che ne sanno ben poco di politica cinese o iraniana.

Altra necessità è quella di attingere di più all’esperienza storica che ci rivela come la divinizzazione delle tecnologie (radio, televisione, internet…) abbia avuto come conseguenza lo sviluppo di atteggiamenti cyber-utopistici che hanno impedito di considerare a pieno il potenziale di questi strumenti. In particolare, secondo Morozov, internet manca di una legislazione in quanto: «il fatto di pensare ad internet come una creatura nuova […] ha impedito loro[ai politici] di prendere decisioni legislative sulle nuove tecnologie: è difficile imporre leggi al divino».[3] Morozov, critica il metodo di approccio dei politici occidentali a quelli che, in accordo con Horst Rittel e Melvin M. Webber, definisce problemi perversi. Tali problemi devono essere distinti da quelli benigni in quanto non sempre presentano la possibilità di essere risolti. L’esempio della censura è emblematico, nella misura in cui i politici occidentali vogliono combatterla tramite strumenti tecnologici, che, come afferma la storica della scienza Lisa Rosner, aggirano il problema «colpendo i sintomi, senza sradicarne le cause [4]».Tale è l’atteggiamento che i cyber-realisti si propongono di evitare, cercando di non somministrare soluzioni tecnologiche a problematiche di natura politica (nel caso della censura, la libertà di espressione negli stati autoritari). L’autore conclude così l’esposizione del manifesto dei cyber-realisti: «[Essi]crederanno che un mondo fatto di byte potrà sfidare la legge di gravità, ma assolutamente nulla impone che debba sfidare anche le leggi della ragione».[5]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Evgeny Morozov; L'ingenuità della rete, Il lato oscuro della libertà di internet; Codice Edizioni, 2011, p. 8
  2. ^ Evgeny Morovoz;op. cit.,p. 34
  3. ^ Evgeny Morozov;op. cit., p. 270
  4. ^ Evgeny Morozov;op. cit., p.289
  5. ^ Evgeny Morozov;op. cit., p.306