Utente:Fabioguadagno02844/Sandbox

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Lorenzo Fazzini (Vieste, 19 gennaio 1787Napoli, 4 maggio 1837) è stato un matematico, fisico e filosofo italiano, un divulgatore di materie scientifiche e filosofiche e fondatore dell'omonima scuola privata, una delle più celebri nel Regno delle Due Sicilie.

Attività didattica[modifica | modifica wikitesto]

Fazzini dedicava molto tempo alla didattica, sia per le ore di lezione sia per la preparazione dei libri da dare ai propri alunni. La scuola da lui aperta nel 1810 portava a fornire un'istruzione superiore innovativa e coinvolgente; alternativa a quello che allora offriva il governo che affidava le scuole pubbliche ai frati, i quali insegnavano in modo retorico preferendo latino e filosofia, trascurando la lingua nazionale e le scienze. La scuola di Fazzini si distinse perché introdusse appunto materie scientifiche, dove gli insegnanti potevano esprimersi abbastanza liberamente. Nelle sue lezioni coinvolgeva i suoi allievi e manifestava l’amore nell'educazione dei giovani. Gli alunni erano ammaliati dalle sue lezioni, cui spesso assistevano anche persone esterne che avevano sentito parlare dello scienziato-filosofo. A causa dell’aumento del numero degli alunni, Fazzini dovette cambiare, nel giro di pochi anni, la sede scolastica e trasferirsi in un ambiente più grande. Le materie nelle quali il professore trovava la sua massima gratificazione erano la matematica e la fisica. Le uniche tre opere pubblicate riguardano la matematica e la geometria:

  1. Elementi di aritmetica, Napoli, diverse edizioni;
  2. Geometria piana, ossia i primi sei libri degli Elementi di Euclide tradotti in italiano, Napoli, diverse edizioni;
  3. Geometria Solida, ossia i libri undecimo e duodecimo degli Elementi di Euclide tradotti in italiano, e i Teoremi Scelti di Archimede sulla sfera e sul cilindro e la misura del cerchio, Napoli, diverse edizioni.

L’opera sugli Elementi di aritmetica è stata una delle prime traduzioni in italiano a seguire da vicino il testo greco originario. Fazzini era a conoscenza delle recenti ricerche geometriche che venivano condotte nel continente e contribuiva ad approfondire gli studi degli altri matematici fornendo commenti a riguardo. Si distinse in particolare per la sua interpretazione del quinto postulato di Euclide che andava in contrasto con le teorie della scuola napoletana. Nell'ambito della fisica Fazzini non ha lasciato nessuna sua esperienza pubblicata editorialmente; lo stesso vale per la filosofia, ma ci sono testimonianze sulle sue lezioni filosofiche da parte dei suoi alunni, tra cui Francesco De Sanctis. Un manoscritto che doveva essere pubblicato, un trattato sul Calcolo delle Variazioni, è andato perso secondo la testimonianza del contemporaneo Emanuele Taddei. Probabilmente sono stati persi anche due trattati riguardanti l’algebra e la trigonometria, secondo le parole di Tortora Braida.

Attività scientifica[modifica | modifica wikitesto]

I principali campi scientifici nei quali Fazzini ha condotto i suoi esperimenti sono i seguenti:

  1. Magnetismo di rotazione;
  2. Induzione tellurica;
  3. Relazione tra luce e magnetismo.

Magnetismo di rotazione[modifica | modifica wikitesto]

Il magnetismo di rotazione fu uno dei campi in cui lo scienziato fece esperimenti per interpretare certi fenomeni scoperti dagli scienziati precedenti e contemporanei. Ripropose l’esperimento del fisico francese François Arago, il quale osservò che, in vicinanze di masse metalliche, in particolare del rame, un ago magnetizzato vede diminuire il numero di oscillazioni intorno alla sua posizione di equilibrio (parallela alle linee di forza del campo magnetico terrestre). Questa osservazione fu confermata dallo scienziato francese con uno strumento da lui realizzato, in cui un ago magnetico viene posto sopra un disco di rame in rotazione. In alcuni esperimenti Fazzini utilizzò, per lo stesso tipo di esperimento, dei dischi costituiti da sostanze isolanti (cera, seta, cristallo ecc.) e osservò anche in questo caso la rotazione dell’ago magnetico. In altri sostituì il disco di rame con altri dischi di materiale isolante (vetro, legno, ceralacca ecc.) e osservò che, nonostante si aumentasse la velocità di rotazione del disco, non si assisteva a nessun movimento dell’ago magnetico. Fazzini spiegava il fenomeno con il fatto che con i dischi di metallo si creassero dei fluidi magnetici che seguivano certe traiettorie, come aveva supposto Arago. Successivamente Michael Faraday interpretò che quella rotazione fosse causata dalle correnti indotte nel disco. Questi studi hanno prodotto numerose note rinvenute nelle sue carte dove aveva riportato i risultati dei suoi esperimenti e che aveva utilizzato durante le sue lezioni.

Induzione tellurica[modifica | modifica wikitesto]

Lorenzo Fazzini, l’anno successivo al quale Faraday fece i suoi esperimenti sull'induzione tellurica[1], costruì un’apparecchiatura per studiare il fenomeno cercando anche di capire quali ne fossero le cause. Gaetano, fratello di Lorenzo, descrive una serie di esperienze dello scienziato in una nota della traduzione del trattato dello scienziato Pouillet e spiega che Lorenzo aveva lasciato le istruzioni per costruire apparecchiature nuove che avevano lo scopo di spiegare meglio detti fenomeni. Il fratello infatti, dopo la morte di Lorenzo, fece costruire questi strumenti e ripeté gli esperimenti ottenendo risultati migliori di quelli di Lorenzo.

Relazione tra luce e magnetismo[modifica | modifica wikitesto]

Fazzini conosceva gli studi e le opere di diversi scienziati che avevano cercato di trovare una relazione tra luce e magnetismo o tra luce ed elettricità: William Herschel, Auguste de La Rive e Domenico Morichini. L'esperienza di Fazzini in questo campo è descritta da Emanuele Taddei nel 1835: "...per mezzo di un filo congiungeva due aghi ugualmente calamitati, in situazione parallela e co' poli di diverso nome alla medesima parte, li sospendeva ad un filo di seta come era uscito dal bozzolo, e li collocava in una campana di vetro per evitare le oscillazioni dell'aria. Facendo cadere or da all'una or dall'altra parte de' poli dell'ago un raggio di luce, concentrato mercè di una lente, osservava egli nell'ago un movimento di sei in sette gradi sempre dalla parte opposta a quella dove cadeva il raggio di luce. Laonde era chiara una specie di ripulsione tra la luce e il magnetismo, la quale sembra svelare la causa, onde avvenga che, al primo apparir del sole all'orizzonte, l'ago magnetico si mette in moto, e il polo australe, cioè l'estremità da' fisici detta nord muova versa l'Occidente per tornare all'Oriente al tramontare dell'astro maggiore". Nelle descrizioni lasciateci da altri sulle sue esperienze restano incognite sugli obiettivi che gli esperimenti si ponevano. La ragione per cui non ci è stata tramandata alcuna opera sui manoscritti delle esperienze di fisica va ricercata o nel suo disinteresse a pubblicare i risultati delle sue ricerche o nel fatto che le sue energie venissero indirizzate prevalentemente all'attività didattica, oppure al suo timore di affrontare il giudizio degli altri o perché non aveva particolari ambizioni. Il primo documento che parla delle ricerche del professore, quando era ancora vivente, è di Emanuele Taddei (1835), anche se non è specificato il periodo in cui realizzò le sue esperienze. Si sa per certo che la lettera inviata a Faraday, del 3 aprile del 1832, relativa alla terza esperienza sull'induzione tellurica, è stata scritta in un periodo in cui aveva già condotto diversi esperimenti. Fazzini, pur non avendo lasciato pubblicazioni sulle sue ricerche, con le sue intuizioni, tuttavia, potrebbe aver dato degli elementi a Michael Faraday per gli studi dell'elettromagnetismo. Nel 1845 Faraday, in Inghilterra, riuscì a dimostrare una relazione tra luce e magnetismo con la rotazione del piano di polarizzazione di un fascio di luce che attraversa un campo magnetico; gli americani Nichols e Hull, nel 1903, riescono a dimostrare la pressione di radiazione della luce con un’esperienza simile a quella di Fazzini.

Testimonianze[modifica | modifica wikitesto]

Ricordi di Francesco De Sanctis[modifica | modifica wikitesto]

Francesco De Sanctis, nell'opera La giovinezza, descrive il personaggio secondo la sua esperienza di studente: "...zio ci menò presso l'abate Fazzini. Bel palazzo e bella casa. L’'abate ci ricevette nella stanza da scuola, e ci fece molte carezze e ci dié de’confetti. Era un bell'ometto, vestito di nero, con cravatta nera, tutto bene spolverato. Parlava spedito, e accompagnava la parola col sorriso e col gesto elegante. Non c'era ancora il laico, ma non c'era più il prete. [...] ...allora era in molta voga l'abate Fazzini. Questo prete elegante che aveva smesso sottana e collare, e vestiva in abito e cravatta nera, era un sensista del secolo passato, ma pretendeva conciliare quelle dottrine coi principii religiosi. Molto si dimenava contro le idee innate e le armonie prestabilite, e conchiudeva spesso: "Niente è nell'intelletto che non sia stato nei sensi". Ma insieme si affaticava molto a dimostrare l'esistenza di Dio, l'immortalità dell'anima e la rivelazione. Come si conciliava tutto questo, non so; ma il suo parlare era brillante e persuasivo e ci bevevamo tutto. Io assisteva a quelle lezioni con infinito gusto, e talora non dormiva contando le ore, impaziente di trovarmi in quella scuola." Francesco De Sanctis nei suoi racconti sullo scienziato mette in evidenza che il suo amore per le scienze veniva sovrastato da quello per la Religione. Di questo amore parlava nelle sue lezioni di filosofia e in ciò che ha lasciato scritto. Francesco De Sanctis dà un giudizio positivo del professore come insegnante di filosofia e di fisica, mentre non lo esalta come docente di matematica, forse proprio perché il critico letterario non era un amante di questa materia.

Ricordi di Basilio Puoti[modifica | modifica wikitesto]

Basilio Puoti, caro amico di Fazzini, evidenzia, attraverso il suo elogio, sia le sue abilità di insegnamento agli adolescenti sia la sua validità di scienziato. Il suo contemporaneo, inoltre, mette in risalto la sua tenace determinazione e il sacrificio nel lavoro che spinsero Fazzini a diventare insegnante fin dalla giovane età. Durante la sua vita, che trascorse in parte nella sua cittadina natale, alla quale rimase fortemente legato, in parte a Napoli, egli agì sempre puntando al bene. Puoti ne esalta la purezza nei costumi, la modestia, la sua indole mite, la sua profonda fede cristiana che manifestò sin da giovane. Descrive che Lorenzo Fazzini, durante la permanenza a Napoli, chiamò spesso a sé i parenti stretti e lontani ospitandoli e condividendo con loro la sua abitazione e la sua agiatezza. Riuscì a convincere i genitori a trasferirsi nella capitale del Regno per godere dei benefici della città e per dar loro sostegno affettivo e materiale. Molti dei suoi guadagni vennero investiti in libri che mise a disposizione di studenti e amici, che spesso approfittarono della sua generosità. Poiché pensava che la fisica era una scienza che portava arricchimento alle nazioni, allestì un laboratorio scientifico ricco di strumenti per dimostrare l’utilità che le scienze possono apportare all'uomo: la conoscenza non deve essere fine a sé stessa ma deve essere utilizzata per creare benefici anche materiali all'umanità. Nonostante il suo amore per le scienze non venne mai meno alla sua fede di cristiano e, in particolare, fin da giovane espresse che "L’amore regge e governa il mondo ed è il fondamento della legge divina espressa nel vangelo".

Fonti[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Vedi per la fisica su Treccani.it

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]


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