Utente:Cyllenius/Campo di concentramento di Mauthausen-Gusen

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Carri dell'11ª Divisione corazzata USA entrano nel campo di concentramento di Mauthausen.

Mauthausen (dall'estate 1940, Mauthausen-Gusen) è il nome dato ad un gruppo di quarantanove campi e sottocampi di concentramento nazisti situati nei pressi della piccola cittadina di Mauthausen nell'Alta Austria, a circa 20 chilometri ad est di Linz.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

«Fortezza... Contemporaneamente fortino e acropoli, muraglie gigantesche. Granito e cemento armato dominanti il Danubio: strani speroni coperti da cappelli cinesi; fili spinati e porcellana intreccianti un'insuperabile rete elettrica di protezione. Sì! La più formidabile cittadella costruita sulla Terra dal Medio Evo. Mauthausen. Mauthausen in Austria. Mauthausen dai 155.000 morti.»

Forno crematorio a Gusen.
Adunata all'appello dei prigionieri di guerra russi nel campo.

Il campo principale venne aperto l'8 agosto 1938 e fu posto sotto il comando di Franz Ziereis fino alla liberazione, avvenuta il 5 maggio 1945 da parte del 41° Squadrone di ricognizione dell'11ª Divisione corazzata statunitense.

Come altri campi di concentramento, Mauthausen venne utilizzato come campo di sterminio da attuarsi attraverso il lavoro forzato e il denutrimento per intellettuali, persone e membri delle diverse classi sociali dei paesi che la Germania nazista occupò durante la seconda guerra mondiale.

Mauthausen fu l'unico campo di concentramento[1] classificato Lagerstufe III («Lager di III livello») destinato, secondo una circolare inviata il 2 gennaio 1941 da Reinhard Heydrich ai lager dipendenti, a «detenuti contro i quali sono state mosse gravi accuse, in particolare coloro che abbiano subito condanne penali e nel contempo debbano considerarsi asociali cioè virtualmente impossibili da rieducare [...]».[2]

Fino all'inizio del 1940 la maggior parte degli internati erano rappresentati da socialisti, omosessuali e rom tedeschi; però a partire da quella data iniziarono ad essere trasferiti a Mauthausen-Gusen anche un gran numero di polacchi, essenzialmente artisti, scienziati, esponenti dello scautismo, insegnanti e professori universitari.

Tra l'estate 1940 e la fine 1941 più di 7.000 Repubblicani spagnoli vennero trasferiti dai campi destinati ai prigionieri di guerra.

Alla fine del 1941 fu invece la volta dei prigionieri di guerra sovietici: il primo gruppo venne immediatamente soppresso nelle camere a gas appena installate. Precedentemente i prigionieri venivano trasferiti al Castello di Hartheim, un centro della Aktion T4 dove le camere a gas operavano dal 1940.

Nel 1944 giunsero un gran numero di ebrei ungheresi e olandesi, molti dei quali morirono ben presto a causa del duro lavoro e delle pessime condizioni di vita, oppure ancora perché costretti a gettarsi dai dirupi delle cave di Mauthausen (soprannominati il muro dei paracadutisti - vedi I 186 gradini - Mauthausen - dalle guardie delle SS).

Durante gli ultimi mesi della seconda guerra mondiale più di 20.000 prigionieri provenienti dagli altri campi di concentramento evacuati vennero trasferiti nel complesso di Mauthausen.

Dopo la liberazione alleata il controllo del campo passò quasi subito dalle mani statunitensi a quelle sovietiche (l'Austria sarà infatti divisa in sfere d'influenza, analogamente alla Germania, fino al 1955) che ne fecero per un breve periodo anche una caserma prima di riconsegnarlo alle autorità austriache, il 20 giugno 1947, dietro la garanzia di farne un luogo di commemorazione. Dal 1949 il campo divenne quindi "Monumento pubblico di Mauthausen", sorsero i primi monumenti commemorativi e fu reso accessibile al pubblico.[3]

La scala della morte[modifica | modifica wikitesto]

«Tra l'ingresso del campo e i primi gradini della cava c'era una discesa assai ripida. Questa, in inverno, era spaventosa perché il terreno gelato assomigliava a una pista di pattinaggio e le suole di legno degli zoccoli, sul ghiaccio, sembravano lamine di pattini. Le numerose scivolate erano drammatiche poiché, nella confusione generale, alcuni perdevano l'equilibrio e cadevano verso sinistra, cioè verso il precipizio, e la voragine della cava li inghottiva dopo una caduta verticale di cinquanta o sessanta metri; invece, quelli che partivano in scivolata verso destra, oltrepassavano la zona proibita e i tiratori scelti aprivano il fuoco su quei fuggiaschi

1941: Heinrich Himmler, visita le cave di pietra, accompagnato da Franz Ziereis l'ufficiale SS comandante del campo

In totale si stima che il numero di prigionieri che transitarono in tutti i sotto-campi sia stato di 335.000, molti dei quali vennero impegnati nel lavoro alle cave di pietra. Tali cave divennero tristemente famose come gli scalini della morte: i prigionieri infatti dovevano trasportare grossi blocchi di pietra - molto spesso pesanti fino a 50 chilogrammi - lungo i 186 scalini della cava, uno dietro l'altro. Inoltre le guardie si divertivano a spingere i prigionieri giù dalla scalinata, togliendogli talvolta la vita.

Brutta sorte anche per alcune guardie che, con l'avvicinarsi della liberazione alleata, al momento della fuga e distruzione delle prove furono catturate dai prigionieri per essere successivamente gettate vive nei forni crematori in funzione.

Il dottore del campo usava eliminare i prigionieri con iniezioni a base di benzina o derivati. Altre volte, d'inverno, con temperature di -10 °C ed oltre, i prigionieri venivano lasciati nudi, all'aperto e di notte, dopo essere stati bagnati con le pompe dell'acqua. La mattina ne restavano pochi in vita.

Il comandante del campo, quando suo figlio compì 18 anni, gli regalò una pistola, poi mise in fila una ventina di prigionieri e insegnò al figlio a fare tiro a segno sui poveri malcapitati (come da confessione del figlio alla cattura e ferimento del comandante Ziereis da parte degli Alleati). Inoltre, quando le guardie erano ubriache, spesso come passatempo si "divertivano" a finire i prigionieri con spranghe di ferro.

Il campo femminile[modifica | modifica wikitesto]

Nel settembre 1944 venne aperto anche un campo femminile, con il primo trasporto di donne provenienti da Auschwitz; altri trasporti, con donne e bambini, giunsero a Mauthausen dagli altri campi di Ravensbrück, Bergen Belsen, Gross Rosen, e Buchenwald.

La fila ordinata delle baracche lungo il vialone centrale, usato anche per radunare i prigionieri durante gli appelli nel campo

Oltre al trasporto delle prigioniere, giunsero a Mauthausen anche diverse guardie donne, delle quali almeno venti servirono nel campo centrale, e altre sessanta nell'intero complesso, e in particolar modo nei sottocampi di Hirtenberg, Lenzing (il più grande sottocampo in Austria), e St. Lambrecht. Il comandante del reparto femminile di Mauthausen fu inizialmente Margarete Freinberger, sostituita poi da Jane Bernigau.

Di tutte le guardie donne che servirono a Mauthausen, la maggior parte di loro venne reclutata tra il settembre e il novembre 1944 dalle città e dai villaggi austriaci; una di esse proveniva da Schwertberg, un piccolo villaggio distante pochi chilometri dal campo di concentramento di Mauthausen: Edda Scheer, che lavorava in una fabbrica a Hirtenberg, venne reclutata forzatamente nel settembre 1944 e inviata a Ravensbrück per seguire l'addestramento come Aufseherin.

Poco tempo dopo venne inviata al sottocampo di Hirtenberg presso Vienna; ma dopo l'evacuazione delle SS nell'aprile del 1945, Edda venne destinata a Mauthausen. Dopo la guerra dichiarò, circa il campo di Mauthausen: «Di tanto in tanto [noi] trasportavamo un prigioniero al forno crematorio perché un morto è sempre un morto». Non venne mai punita per i suoi crimini.

Secondo alcune fonti anche Hildegard Lachert servì a Mauthausen. Diversi sottocampi di Mauthausen includevano, oltre a cave e miniere, anche fabbriche belliche e di assemblaggio dei caccia Messerschmitt Me 262. I prigionieri venivano costretti a lavorare anche per 12 ore consecutive, fino al totale sfinimento. I sopravvissuti, per mantenere la segretezza sul loro lavoro, venivano trasferiti in altri campi di concentramento oppure uccisi mediante iniezioni letali, per poi essere cremati nei forni.

Se Dachau era inteso come campo di internamento, Mauthausen era visto dai nazisti come un vero e proprio campo di sterminio e pertanto gli internati potevano avere ai loro occhi solo il privilegio di vivere qualche mese in più, fino a che servivano nelle cave di pietra. Poi, in base a precisi programmi, venivano eliminati e sostituiti da altri in condizioni fisiche migliori. Vi era un continuo ricambio per mantenere la produzione ai più alti livelli possibili, ma per i lavoratori l'unica costante era lo sterminio.

La vita non aveva valore e spesso gli internati trovavano il coraggio per attaccarsi ai reticolati elettrificati attorno al campo, tanto era impossibile resistere psicologicamente ad una situazione di annientamento fisico e morale, spesso aggravata dai metodi sadici delle guardie.

  1. ^ La suddivisione in Lagerstufe riguarda esclusivamente i campi di concentramento e non i campi di sterminio nei quali, ovviamente, le condizioni erano ancor peggiori non essendovi alcuna possibilità, pur labile, di sopravvivenza.
  2. ^ United States Chief Counsel for the Prosecution of Axis Criminality, Nazi Conspiracy and Aggression, Volume III. Washington, DC: United States Government Printing Office, 1946, Documento 1063-A-PS, pp. 775-76. Una copia del documento, in inglese, è disponibile a quest'indirizzo [1]
  3. ^ Il Memoriale, Mauthausen memorial