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Hu Shi (caratteri cinesi: 胡适; pinyin: Hú Shì; Shanghai, 17 dicembre 1891Taiwan, 24 febbraio 1962) è stato uno scrittore e diplomatico cinese e uno dei fautori del riconoscimento della lingua vernacolare come lingua scritta ufficiale.

Fu anche uno dei primi intellettuali liberali durante la Repubblica di Cina, promotore del cambiamento del paese attraverso un’educazione di massa, anziché attraverso un’insurrezione popolare (chi sosteneva questo?). Nel 1939 venne candidato al Nobel per la letteratura[1]

Hu Shi nel 1960

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Hu Shi nasce a Shanghai il 17 dicembre 1891. Il padre era un accademico della provincia dello Anhui, e morì quando Hu Shi aveva solamente tre anni. La madre, pur avendo un basso livello di istruzione, lo stimola a intraprendere gli studi classici per ricoprire l’ambita carriera di funzionario di governo. L'importanza dello studio dei classici confuciani, su cui si basava l'insegnamento tradizionale cinese, non stava solo nel loro contenuto filosofico, ma anche nello stile, a cui tutti gli scrittori si dovevano conformare. Sebbene esistessero delle opere scritte in vernacolare, tuttavia i testi ritenuti ufficiali erano scritti in cinese classico; la lingua iniziava ad essere considerata, quindi, come un ostacolo allo sviluppo delle idee (perchè? chiarisci meglio). Di fronte alle crescenti richieste di modernizzazione del sistema educativo promosse da gran parte dei letterati dell’epoca, nel 1905 con un decreto imperiale vennero aboliti gli esami imperiali e vi fu un avvicinamento al sistema di insegnamento occidentale. (che relazione c'è fra questa frase e quella frase precedente in cui parli del cinese classico?)

Dopo essersi formato a Shangai, nel 1910 Hu Shi riceve una borsa di studio che gli permette di volare negli Stati Uniti, dove dapprima segue studi di agricoltura, e in seguito si specializza in filosofia, laureandosi nel 1914 alla Cornell University. Successivamente si iscrive alla Columbia University, dove segue con entusiasmo le lezioni del filosofo John Dewey, rimanendo affascinato dalle sue teorie che influenzeranno il suo pensiero politico e rafforzeranno il suo proposito di far risorgere il popolo dalla loro soggezione all'antica tradizione (???).

Conclusi gli studi nel 1917, Hu Shi fa ritorno in patria. Le condizioni politiche e sociali presenti in quel periodo, l'attacco alla sovranità territoriale ed economica cinese esercitato dalle potenze straniere, l'altissimo livello di analfabetismo ancora diffuso e il potere detenuto dall'apparato conservatore, lo convincono che la rivoluzione del 1911 non ha apportato i cambiamenti auspicati.

Come Hu Shi, così anche molti altri intellettuali cinesi che avevano studiato all'estero ritengono necessario avviare un rinnovamento culturale, per poi procedere alle riforme, ispirate alle forme di governo occidentali. Agli inizi del 1917 Hu Shi pubblica nella rivista “Gioventù Nuova” (新青年, pinyin: Xīn Qīngnián), fondata da Chen Duxiu, l'articolo Wenxue Gailiang Chuyi (文学改良刍议, pinyin: Wénxué Gǎiliáng Chúyì, letteralmente Una proposta di riforma della Letteratura), che lo consacrerà capofila del movimento per l’affermazione del Baihua (白话, pinyin: Báihuà) nella letteratura e negli studi accademici.

Nel 1918 scrive le sue prime liriche, pubblicate due anni dopo in una raccolta intitolata Changshi Ji (尝试集 pinyin: Chángshì jí, lett. Libro degli esperimenti). Esse apriranno la strada alla diffusione di una nuova letteratura scritta in vernacolare. Tuttavia, questo movimento diretto a scardinare gli arcaici valori tradizionali cinesi (in che senso??), non prevede solamente la riforma della lingua, ma anche della cultura e delle teorie filosofiche. Hu Shi, infatti, è un fautore del pragmatismo di Dewey e cerca di dimostrare come il metodo scientifico possa essere applicato allo studio della letteratura classica cinese. In seguito agli incidenti del 4 Maggio, quando il sentimento anti-giapponese esplode in numerose manifestazioni studentesche, si crea una spaccatura fra intellettuali di sinistra e intellettuali liberali, con i primi a favore dell’attivismo politico, respinto dai secondi (e questi che cosa vogliono?).

L’approccio sperimentalistico di Hu (consistente in cosa?), che aveva riscosso un discreto successo un paio di anni prima (spiega come e in cosa), in quel momento si dimostra inefficace per far fronte ai problemi concreti che interessano il Paese (e perchè e in merito a cosa doveva avere successo? E' un capo politico?)[2]

Allo scoppio della guerra col Giappone nel 1937 (stai saltando quasi 20 anni...) , egli rimane fedele ai suoi ideali di liberalismo e pragmatismo, a differenza di molti suoi colleghi che aderiscono al marxismo. Inizialmente estraneo allo scontro politico fra comunisti e nazionalisti, alla fine degli anni Trenta si avvicina al governo nazionalista diventando ambasciatore della Cina per gli Stati Uniti fra il 1938 e il 1942. Nel 1945 viene nominato rettore dell’Università di Pechino. Quando il governo comunista si insedia nel 1949, Hu Shi vola a New York e diventa rappresentante della Cina nazionalista presso le Nazioni Unite. Nel 1958 assume la presidenza della Academia Sinica di Taiwan che mantiene fino alla sua morte, avvenuta nel 1962.[3] non si capisce perchè ha appoggiato il governo nazionalista: sulla base di quali convincimenti?

Proposta di riforma della Letteratura[modifica | modifica wikitesto]

Nel gennaio 1917 Hu Shi pubblica l'articolo Wenxue Gailiang Chuyi (文学改良刍议, pinyin: Wénxué Gǎiliáng Chúyì, letteralmente Una proposta di riforma della Letteratura), sulla rivista “Gioventù Nuova” (新青年, pinyin: Xīn Qīngnián), organo portavoce del Movimento del 4 Maggio. Il suo manifesto consiste in un elenco di otto pratiche, 八不 (“8 non”) che a suo parere la poesia moderna cinese avrebbe dovuto abbandonare. La rivoluzione poetica che egli auspica di poter mettere in atto, ha come intento quello di scardinare il sistema culturale letterario cinese, ritenuto dalle nuove generazioni una ripetizione stanca dei modelli tradizionali.[4]

1. 不做 言之无物的文字

Non usare una lingua vuota, ovvero scrivere per dire qualcosa;

2. 不做无病呻吟

Non usare inutili espressioni sentimentali;

3. 不用典

Non usare allusioni classiche;

4. 不用套语烂调

Non adoperare frasi fatte;

5. 不重对偶:一文须废骈,诗须废律

Non usare frasi simmetriche;

6. 不做不合文法的文字

Non impiegare la grammatica in modo inappropriato;

7. 不模仿古人

Non imitare gli antichi;

8. 不避俗话俗字

Non rifuggire dall'uso di parole ed espressioni popolari.[5]

Nonostante Hu non sia mai stato in grado di staccarsi definitivamente dall'influenza della poesia classica, egli è fermamente convinto che, abbandonando le regole tradizionali, la poesia moderna possa acquisire un ritmo differente. I suoi esperimenti poetici suscitano scandalo e ricevono dure critiche, i versi vengono definiti poco poetici, per la loro tendenza alla prosa, per l'impiego della lingua vernacolare e per la loro struttura frammentaria. Questo tentativo di riforma linguistica, con la rottura dei canoni classici e con il ripensamento del concetto di poesia, non riguarda solamente la letteratura tradizionale, bensì ha come obiettivo un rinnovamento e una modernizzazione a livello nazionale.[6] Hu individua nella lingua cinese due registri linguistici: quello degli studiosi e dei funzionari, formale, conservativo e fossilizzato; e quello, vivo, della popolare. Il baihua, ossia il cinese venacolare, non sarebbe altro che la lingua usata dagli antenati per raccontare le storie, tenuta in vita dalle persone comuni. I romanzi hanno da sempre avuto il potere di insegnare e di diffondere la lingua, tuttavia, ciò che Hu Shi cerca di affermare è un movimento di riforma della lingua che non sia casuale, come in passato, bensì ragionato e ben articolato (poco chiaro). Egli promuove la bellezza naturale e la spontaneità di un linguaggio semplice, che assegni più importanza al sentimento che alla forma.[7]

La lingua scritta vernacolare: il Baihua[modifica | modifica wikitesto]

Il concetto di “lingua vernacolare” di Hu Shi non è diverso dal concetto dantesco. Per Dante il vernacolo designa una lingua parlata che si apprende fin da piccoli, un lessico familiare e dialettale, caratteristico di una zona limitata. Al contrario, per Hu Shi il baihua corrisponde alla lingua scritta volgare, in contrapposizione all'altra varietà di lingua scritta che è il wenyan, la lingua classica. Nel giro di pochi anni dalla diffusione della teoria della Nuova Letteratura (spiega meglio cos'è e in che anno/anni si colloca), lanciata dai giovani intellettuali colleghi di Hu, buona parte della produzione di prosa sarà caratterizzata da una sorta di stile ibrido, a metà strada fra la lingua classica e la lingua vernacolare. In questo clima di rinnovamento, un ulteriore gruppo di riformatori della lingua (CHI? QUANDO? COME?) avanzerà una proposta ancor più audace, ovvero quella di sostituire i caratteri cinesi con la scrittura in alfabeto latino; una proposta, questa, che tuttavia non troverà mai attuazione.[8] Mentre gli studiosi più tradizionalisti indicheranno come obbiettivo quello di "Illuminare le menti delle persone" e di "rendere l'istruzione accessibile a tutti" attraverso la semplificazione e l'uso dell'alfabeto, secondo Hu Shi solo risolvendo il problema della letteratura sarebbe stato possibile risolvere il problema dell'istruzione.[9]

Il "Rinascimento" cinese (tutto questo paragrafo è da rivedere)[modifica | modifica wikitesto]

I pionieri gesuiti che fanno il loro primo ingresso in Cina alla fine del XVI secolo, primo fra tutti Matteo Ricci, attraverso il contatto diretto con la religione e la cultura locale, comprendono che per riuscire ad evangelizzare quel popolo non devono usare la forza, bensì guadagnarsi il loro rispetto attraverso la pubblicazione e la diffusione di traduzioni delle opere occidentali. Il contenuto di questi romanzi contribuisce ben presto a formare un ideale stereotipato dell’Occidente agli occhi del popolo cinese, senza suscitare, tuttavia, alcun interesse verso la tradizione culturale occidentale. Alla fine del XIX e inizio del XX secolo, si riaccenderà un interesse nei confronti della civiltà occidentale.[10] (E quindi? Non capisco il rapporto fra questa parte e la seguente: ossia: quanto e come ha influito la cultura occidentale nel processo di modernizzazione della lingua cinese? )

Nel contesto del dibattito accademico e culturale degli anni ’20 del Novecento, con l’avvento del periodo repubblicano (1917 - 1937), emergono le prime proposte di modernizzazione e di occidentalizzazione del tradizionale sistema educativo cinese. Gli esponenti di spicco sono i membri del cosiddetto “Movimento del 4 Maggio”, o “Rinascimento Cinese”. Il 1905 sarà l’ultimo anno in cui si tengono gli esami imperiali, di cui i riformisti avevano già proposto un aggiornamento che comprendesse anche il sapere scientifico, tecnologico ed economico. Tuttavia, questo tentativo di modernizzazione fallisce e gli esami vengono aboliti, lasciando lacune nel sistema educativo. In questo periodo di transizione prendono la parola alcuni intellettuali modernisti, ad esempio Hu Shi che con i suoi “8 non” e con la sua proposta di una scrittura moderna scritta in vernacolare vuole rendere il cinese moderno funzionale e utile. All'inizio degli anni ’20 del XX secolo, l’idea di Hu Shi di adottare uno stile moderno e una nuova letteratura scritta in vernacolare comincia a guidare i principali quotidiani del Paese, ad entrare di diritto nelle grammatiche e nei libri di testo, e ad influenzare le politiche sull'istruzione.[11] Tuttavia, questo movimento cosiddetto “d’avanguardia” non ha mai dovuto scontrarsi con un radicato establishment culturale, dal momento che nessun tipo di ordinamento degli studi è sopravvissuto alla caduta della dinastia imperiale. Le nuove domande che si pongono gli intellettuali sono, dunque: “Cosa deve conoscere una persona istruita?”, “Come valutarne le doti e reclutarne l’élite?”, “Quali sono i modelli di riferimento?”.[12] (questo pezzo va risistemato dal punto di vista cronologico. Devi parlare prima del 1905, poi di quanto accade dopo)

In quel momento in Cina si respira un'atmosfera soffocata dal regime dei Signori della guerra, perciò le speranze che questi possano avviare un processo di auto-riforma sono minime. Fra gli intellettuali, invece, si diffonde un desiderio di rivalutare gli antichi valori, in modo da introdurre e adottare determinate idee dall'Occidente. Tuttavia, Hu Shi condanna il fatto che spesso vengono usati termini come "scienza" o "democrazia" in maniera astratta, senza un'adeguata conoscenza del loro significato, rischiando di formulare verità assolute invece di concentrarsi sullo studio dei problemi concreti.[13] Hu Shi fa notare come chiunque dovrebbe poter utilizzare la lingua dei grandi romanzi, sia gli studiosi e i letterati sia le persone comuni; fa notare che non dovrebbero esistere due lingue: una colta e una volgare, bensì che tutte le categorie sociali dovrebbero esprimersi usando la stessa lingua. Il fallimento della riforma della lingua, secondo Hu, è da attribuirsi al fatto che la lingua semplificata fosse destinata ad essere usata prevalentemente dalle persone comuni, e non dai professori o dai funzionari di governo; proprio per questo motivo, anche gli studenti e le persone comuni si rifiutavano di usare quella lingua. I libri di testo redatti dal governo nazionalista, infatti, contengono un misto di wenyan e di baihua.[14]

Atteggiamento pragmatico (da rivedere titolo e contenuto)[modifica | modifica wikitesto]

Hu Shi promuove un'indagine dei problemi concreti, attraverso procedure ragionate, invece di discussioni astratte che non conducono a nessuna soluzione tangibile. Secondo lui, tutti gli "ismi" non devono essere visti come leggi assolute, al contrario devono essere trattati in maniera pragmatica come fossero delle ipotesi, le quali, a seguito di verifiche pragmatiche, possono essere accettate o rifiutate. Gli "ismi" dovrebbero essere considerati uno stimolo al pensiero creativo, uno spunto di riflessione per cercare di risolvere i problemi.[15] Egli rimane impressionato dall'idea pragmatica del pensiero come produttore di credenze e di giudizi specifici che devono essere sottoposti a una rivalutazione sulla base dell'esperienza pratica. Hu era preoccupato per il futuro della Cina e del suo popolo e, ben presto, si convinse che ciò di cui il suo Paese aveva bisogno erano metodi pratici per giungere alla conoscenza, per discutere di affari, per osservare la realtà e per governare. Per Hu Shi, infatti, il pragmatismo non è altro che il metodo scientifico applicato alla filosofia.[16]

Hu era fra quegli intellettuali che vedevano nei disastrosi risultati della rivoluzione del 1911 la dimostrazione concreta del fallimento di una politica di adozione delle istituzioni politiche occidentali senza prima una riforma dell'assetto culturale tradizionale. Si sentiva, dunque, il bisogno di una rivoluzione dello spirito politico e dei principi educativi per creare una sorta di "nuova cultura". Hu Shi riteneva fosse necessario adottare un nuovo atteggiamento, che studiasse i problemi e che importasse le teorie dall'Occidente. Si trattava di un nuovo atteggiamento non solamente critico nei confronti della tradizione cinese, in modo da selezionare quali elementi andassero preservati e quali scartati, ma anche un atteggiamento promotore della diffusione dell'istruzione fra le nuove generazioni. Egli, inizialmente, supportò le istanze del Movimento del 4 Maggio, ma con l'affermarsi dell'attivismo radicale degli studenti, egli tentò di scoraggiare quell'impegno politico che stava sempre più trasformandosi in un'ideologia che non lasciava spazio al dibattito.[17] La resistenza opposta da Hu Shi all'azione politica è dovuta al fatto che, molto spesso, questa sfociava in episodi di violenza; egli, infatti, sosteneva che l'educazione dovesse essere anteposta alla politica. Per questo motivo, il metodo pragmatico non avrebbe precluso una rivolta contro l'autorità precostituita, se questa avesse giovato a una qualche democrazia, o se avesse contribuito a creare una civiltà moderna, poiché in quel caso si sarebbe trattato di un uso intelligente della forza e non di un'esplosione di violenza incontrollata. Si può affermare, quindi, che il tentativo di Hu Shi è stato quello di portare a compimento il pragmatismo come un metodo filosofico, per risolvere i problemi dell'essere umano in Cina.[18]

Opere[modifica | modifica wikitesto]

  • 1919. Zhongguo Zhexueshi Dagang - Juanshang (中国哲学史大纲·卷上, pinyin: Zhōngguó Zhéxuéshǐ dàgāng - juànshàng, letteralmente Lineamenti di storia della filosofia cinese, Volume I)
  • 1920. Changshi Ji (尝试集, pinyin: Chángshì Jí, letteralmente Libro degli esperimenti)
  • 1921. Hu Shi Wencun - Yiji (胡適文存·一集, pinyin: Hú Shì Wéncún - Yījí, letteralmente Raccolta di scritti di Hu Shi - primo volume)
  • 1922. Zhang Shiqi Xiansheng Nianpu (章实齐先生年谱, pinyin: Zhāng Shíqí Xiānsheng Niánpǔ, letteralmente Biografia del Signor Zhang Shiqi)
  • 1924. Hu Shi Wencun - Erji (胡適文存·二集, pinyin: Hú Shì Wéncún - Érjí, letteralmente Raccolta di scritti di Hu Shi - secondo volume)
  • 1927. Dai Dongyuan de Zhexue (戴东原的哲学, pinyin: Dài Dōngyuán de Zhéxué, letteralmente La filosofia di Dai Zhen)
  • 1928. Baihua Wenxueshi - Shangjuan (白话文学史·上卷, pinyin: Báihuà Wénxuéshǐ - Shàngjuàn, letteralmente Storia della letteratura in Baihua)
  • 1928. Lushan Youji (卢山游记, pinyin: Lúshān Yóujì, letteralmente Appunti di viaggio verso il Monte Lu)
  • 1930. Renquan Lunji (人权论集, pinyin: Rénquán Lùnjí, letteralmente Sui diritti umani)
  • 1930. Hu Shi Wencun - Sanji (胡適文存·三集, pinyin: Hú Shì Wéncún - Sānjí, letteralmente Raccolta di scritti di Hu Shi - terzo volume)
  • 1930. Hu Shi Wenxuan (胡適文选, pinyin: Hú Shì Wénxuǎn, letteralmente Opere scelte di Hu Shi)
  • 1930. Zhongguo Zhonggu Sixiangshi Changbian (中国中古思想史长编, pinyin: Zhōngguó Zhōnggŭ Sīxiǎngshĭ Chángbiān, letteralmente Edizione completa sulla Storia del pensiero nel Medioevo cinese)
  • 1932. Zhongguo Zhonggu Sixiangshi de Tiyao (中国中古思想史的提要, pinyin: Zhōngguó Zhōnggŭ Sīxiǎngshĭ de Tíyào, letteralmente Compendio di Storia del pensiero nel Medioevo cinese)
  • 1933. Sishi Zishu (四十自述, pinyin: Sìshí Zìshù, letteralmente Autobiografia dei miei 40 anni)
  • 1935. Nanyou Zayi (南游杂忆, pinyin: Nányŏu Záyì, letteralmente Mosaico di ricordi del viaggio verso Sud)
  • 1939. Canghuishi Zhaji (藏晖室札记, pinyin: Cánghuīshì Zhájì, letteralmente Diari del periodo di studio a Canghui)
  • 1948. Shuijingzhu Banben Sishizhong Zhanlan Mulu (水经注版本四十种展览目录, pinyin: Shuĭjīngzhù Bǎnběn Sìshízhǒng Zhǎnlǎn Mùlù, letteralmente Catalogo dei 40 volumi del Commento al Classico dell'acqua)
  • 1949. Women Bixu Xuanze Women de Fangxiang (我们必须选择我们的方向, pinyin: Wǒmen Bìxū Xuănzé Wǒmen de Fāngxiàng, letteralmente Dobbiamo scegliere la nostra direzione)
  • 1949. Qi Baishi Nianpu (齐白石年谱, pinyin: Qí Báishí Niánpǔ, letteralmente Biografia di Qi Baishi)
  • 1960. Ding Wenjiang de Zhuanji (丁文江的传记, pinyin: Dīng Wénjiāng de Zhuànjì, letteralmente Biografia di Ding Wenjiang)[1]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (EN) The Nomination Database for the Nobel Prize in Literature, 1901-1950, su nobelprize.org. URL consultato il 1º agosto 2018.
  2. ^ Chan
  3. ^ Shih 1962, p. 149
  4. ^ Yeh 2008, p.167
  5. ^ (ZH) 建设的文学革命论, su baike.baidu.com. URL consultato il 7 agosto 2018.
  6. ^ Yeh 2008, pp. 168-169
  7. ^ Shih 1962, pp.157-158
  8. ^ DeFrancis, pp.298-299
  9. ^ Shih 1962, p.157
  10. ^ Stephens 2010, p.258
  11. ^ Stephens 2010, pp.259-260
  12. ^ Stephens 2010, p.261
  13. ^ Shih 1962, p.152
  14. ^ Shih 1962, pp.156-157
  15. ^ Shih 1962, p.162
  16. ^ Tan 2004, p. 48
  17. ^ Yan 2004, pp.53-54
  18. ^ Yan 2004, pp.60-61

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • (EN) DeFrancis, John e Zhou, Gang, The Chinese Renaissance and the Vernacular, in PMLA, vol. 121, n. 1, 2006, pp. pp. 298-300.
  • (EN) Lien, Chan, Hu Shih Chinese leader and scholar, su britannica.com. URL consultato il 5 agosto 2018.
  • (EN) Shih, Vincent Y. C., A Talk with Hu Shih, in The China Quarterly, n. 10, Cambridge University Press, 1962, pp. pp. 149-165.
  • (EN) Stephens, Susan A. e Vasunia, Phiroze, Contestatory Classics in 1920s China, in Classics and National Cultures, Oxford, Oxford University Press, 2010, pp. pp. 258 -266, OCLC 924705962.
  • (EN) Tan, Sor-Hoon, China's Pragmatist Experiment in Democracy: Hu Shih's pragmatism and Dewey's Influence in China, in Metaphilosophy, vol. 35, n. 1-2, 2004, pp. pp. 44-64.
  • (EN) Tan, Sor-Hoon, The Pragmatic Confucian Approach to Tradition in Modernizing China, in History and Theory, vol. 51, n. 4, 2012, pp. pp. 23-44.
  • (EN) Yeh, Michelle, Toward a Poetics of Noise: From Hu Shi to Hsia Yü, in Chinese Literature: Essays, Articles, Reviews (CLEAR), vol. 30, 2008, pp. pp.167-178.