Utente:Anna Stella Menghini/Sandbox

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Donatello Stefanucci nacque a Cingoli da Federico Stefanucci e Angela Falciola il 22 Gennaio del 1896. Il padre era un insegnante appassionato di arte, che, come testimonia Remigio Strinati[1], biografo di Donatello Stefanucci, cercò di infondere la medesima passione al figlio, il cui nome probabilmente è un omaggio all'illustre scultore del Rinascimento. Gli insegnamenti paterni ebbero un riscontro favorevole e furono presto assorbiti; infatti fin da giovanissimo Donatello diede prova del suo talento e a 15 anni, padroneggiando già diverse tecniche come l'affresco, la pittura e il disegno, sotto la guida del maestro Francesco Ferranti e l’appoggio del padre, svolse numerose committenze, sia private che religiose nelle Marche. All'età di 18 anni, conseguì a Roma, all'Accademia di Belle Arti di San Luca, l’abilitazione all'insegnamento del disegno; secondo il critico Pacifico Topa negli stessi anni ebbe occasione di studiare con il noto ritrattista e paesaggista Cesare Tallone[2]. Con lo scoppio della prima guerra mondiale fu chiamato alle armi; ebbe come incarico quello di rilevare topograficamente le postazioni del nemico e rimase ferito da una pallottola che gli perforò l’elmetto, grazie al quale ebbe salva la vita[3]. Al termine del conflitto, rientrato a Cingoli, riprese l’attività pittorica; non restò però a lungo nella città natale: tra gli anni ’10 e ’20 del 1900 si trasferì nel Lazio, dove restò per circa un biennio, attirato dai boschi della regione, soprattutto da quelli di Grottaferrata dove soggiornò studiando col noto maestro del paesaggio Andrea Tavernier; da quest’ultimo prese la passione e la voga per la pittura En plein air tipica dell'Ottocento: una tendenza, un’idea del dipingere, che lo accompagnerà sempre e diverrà anzi tratto saliente della sua produzione artistica. Dal 1923 fino agli anni ’30 del 1900 partecipa a numerose e varie esposizioni nazionali ed internazionali di pittura, ottenendo riscontri positivi sia da parte della critica che del pubblico fin dalla primissima mostra, infatti con la XCI Esposizione nazionale "Amatorie e Cultori" di Roma del 1923, ebbe quali acquirenti il principe Giovannelli (che comprò l’opera intitolata "Vecchie Case") e il re Vittorio Emanuele III (che comprò il dipinto intitolato "Capo di Rio"). Nell'arco di questi anni continuò a dedicarsi alla tecnica dell’affresco, a lui cara, svolgendo commissioni private e pubbliche, come quella per il catino dell’abside della cattedrale cingolana (dedicato al tema della Vergine Assunta titolare della chiesa) e che fu una delle ultime opere che vi fece. Tra la fine degli anni ’30 e l’inizio degli anni ’40 Donatello decise quindi di abbandonare per sempre la sua città natale per quella di Fano, dove il 23 ottobre 1941 sposò Rina Maroncelli. Quello che si aprì nella città adriatica fu un lungo periodo artisticamente molto proficuo e interessante tanto che verso la fine del 1945 fondò con alcuni pittori locali la "Accolta dei 15": circolo di artisti che si impegnarono a diffondere la pittura. All'attività artistica costante e ricca, Donatello affiancò quella di insegnante nelle scuole, come l'Istituto "Apolloni" di Fano e altri istituti di Pesaro. Morì a Fano nella notte tra il 19 e il 20 ottobre 1987[4].

  • 1923: XCI Esposizione nazionale “Amatorie e Cultori” di Roma. Due i quadri presentati: “Vecchie case” e “Capo di Rio”.
  • 1924: II Biennale Internazionale d’Arte, con l’opera intitolata “Montagne Picene”.
  • 1925: Esposizione Nazionale della Reale Accademia di Brera a Milano, Esposizione Internazione d’Arte di Fiume; Esposizione nazionale degli artisti a Palazzo Pitti in Firenze; III Biennale Internazionale d’Arte di Roma - a quest’ultima esposero, tra gli altri, anche Carrà, Giorgio De Chirico, Marinetti e Dottori.
  • 1926: XCII Nazionale “Amatori e Cultori”; I Mostra Nazionale del Paesaggio italiano a Bologna.
  • 1927: II Mostra Nazionale del Paesaggio italiano a Bologna; XCIII Nazionale “Amatori e Cultori” a Roma; I Mostra d’arte pura a Rovigo.[5]

Pinacoteca comunale "Stefanucci"

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La Pinacoteca comunale di Cingoli è stata intitolata a Donatello Stefanucci verso la fine degli anni '80. Infatti l'allora direttore degli istituti civici culturali della città, Paolo Appignanesi, stimolò l'interesse nei cittadini, cultori d'arte e di storia locale, affinchè provassero a ristabilire il legame con l'artista. Fu così quindi che una delegazione cittadina partecipò il 19 luglio del 1987 all'inaugurazione a Fano di quella che sarebbe stata l'ultima mostra del pittore. In questa occasione a Donatello venne così donata, quale attestazione di civica benemerenza, una medaglia d’argento e gli fu comunicata l’intenzione, condivisa unanimemente dall'amministrazione e dalla cittadinanza cingolana, di intitolargli la Pinacoteca comunale, che nel frattempo era stata istituita. Donatello ne ebbe grande soddisfazione in quanto, intorno al 1920 e nel pieno della sua prima maturità artistica, aveva elaborato e propugnato l’idea di istituire una pinacoteca civica nella sua Cingoli. Il 22 ottobre 1988, a pochi giorni dall'anniversario della morte del pittore e in seguito alla consistente donazione di dipinti che Argentina Maroncelli aveva fatto rispettando le volontà dell’artista, la Pinacoteca comunale di Cingoli fu ufficialmente intitolata a Donatello Stefanucci.[6]

Opere dell'artista che compongono la donazione effettuata alla Pinacoteca comunale di Cingoli[7]:

1915

  • Champagne Gigolets

1920

  • Alto paese piceno sotto la neve
  • Madonna del Rosario e i Santi Domenico e Caterina da Siena

1920-1930

  • Madonna col Bambino

1930

  • Processione
  • Talita Cumi
  • Chiostro del convento di S. Giacomo in Cingoli

1934

  • Portico del convento di S. Giacomo in Cingoli
  • Cingoli Balcone delle Marche
  • Cingoli Balcone delle Marche2

1938

  • Bozzetto per la decorazione del catino absidale della cattedrale di Santa Maria Assunta di Cingoli
  • Bozzetto di Santa Sperandia
  • Bozzetto di Confratello con lampione

1930-1940

  • Interno di palazzo
  • Santa Gemma Galgani
  • Mucca nella stalla
  • Apparizione nella Chiesa di Rambona

1940-1950

  • Marina del ‘36
  • Dintorni di Perticara
  • Androne con fontana

1950

  • Interno di S. Pietro in Valle a Fano
  • Autoritratto col bosco

1950-1960

  • Resurrezione di Lazzaro
  • Scogli
  • Nevicata nel giardino
  • Lo Squero I
  • Lo Squero II
  • Lo Squero III
  • Lo Squero IV
  • Viale alberato con villa sullo sfondo
  • Interno di chiesa
  • Frangiflutti

1960

  • Arzilla I
  • Arzilla II
  • Arzilla III

1960-1970

  • Barca in costruzione
  • Suore con torre in lontananza
  • Nudi femminili sulla riva
  • Marina con carro

1970

  • Rifiuti I
  • Rifiuti II – Il netturbino
  • Vestizione di una strega
  • Nevicata
  • Lavori nel Vicolo Orazio Avicenna

1978

  • Autoritratto

1970-1980

  • Ulivi
  • Frati
  • Nevicata
  • Nevicata nel giardino
  • Ricordo della guerra 1915-‘18

1980

  • Il cardo con nudo
  • Luca Pernici; Angelica Mogianesi (a cura di), Donatello Stefanucci La collezione comunale cingolana (in italiano), Cingoli, Tipolito ILARI, luglio 2012.
  1. ^ Remigio Strinati, "Giovane arte picena contemporanea. Biografie illustrate", Roma, Edizioni E. Pinci, 1927
  2. ^ P. Topa, Donatello Stefanucci, in D. Bacelli – P. Topa, Cingoli 1944-2002. Vita pubblica e privata, Cingoli, 2002
  3. ^ http://www.bibliotecacingoli.it/un-nuovo-cimelio-per-la-pinacoteca-comunale-donato-lelmetto-che-salvo-la-vita-a-donatello-stefanucci-durante-la-prima-guerra-mondiale/
  4. ^ "Donatello Stefanucci La collezione comunale cingolana", a cura di Luca Pernici e Angelica Mogianesi, Cingoli, 2012, p. 31
  5. ^ Per le sue partecipazioni fonte all'interno del volume di Luca Pernici; Angelica Mogianesi (a cura di), Donatello Stefanucci La collezione comunale cingolana (in italiano), Cingoli, Tipolito ILARI, luglio 2012, p. 29
  6. ^ "Donatello Stefanucci La collezione comunale cingolana", a cura di Luca Pernici e Angelica Mogianesi, Cingoli, 2012, pp. 32-33
  7. ^ "Donatello Stefanucci La collezione comunale cingolana", a cura di Luca Pernici e Angelica Mogianesi, Cingoli, 2012, pp. 53-105

Voci correlate

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Collegamenti esterni

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