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Roberto Fassi
Roberto Fassi - Immagine tratta dalle figurine Panini Campioni dello Sport 1970
Nazionalità Bandiera dell'Italia Italia
Arti marziali
Specialità jūjutsu, Judo, kobudo, Aikido, Karate, Kung Fu (Shaolin Chuan e Tai Chi Chuan)
Palmarès
 Campionati Mondiali di Arti Marziali Tradizionali Honolulu Bandiera degli Stati Uniti Stati Uniti 1980
Oro Primo posto nella gara senza armi Shaolin Chuan
Oro Primo posto nella gara senza armi Tai Chi Chuan
 

Roberto Fassi (Roma, 29 gennaio 1935Varese, 12 marzo 2014) è stato un artista marziale e insegnante italiano che si è occupato della divulgazione delle discipline marziali orientali in Italia e in Europa. Ha scritto e contribuito alla stesura di numerosi libri, saggi e articoli. Ha avuto un’esperienza ricca nel campo delle arti marziali, praticando numerose discipline tra cui, Judo, jūjutsu, Kobudo, Aikido, Karate e Kung Fu. "Non mancarano nel suo curriculum vitae incursioni anche nello studio dello Yoga, del Kalaripayattu e del Kali"[1].

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

«Il Maestro Fassi ha esplorato a pieno le culture di tutte le arti marziali classiche ed è davvero sorprendente, perché ha percorso a ritroso la Via del Buddismo (Zen, Chan, Dyana). Egli ha conosciuto il corpo con la dura pratica del Karate giapponese, ha stimolato la propria mente con la vastità del Kung Fu cinese, ha manifestato il proprio spirito con la saggezza dello Yoga»

Periodo dal 1935 al 1963[modifica | modifica wikitesto]

Nato a Roma il 29 Gennaio 1935, Roberto Fassi si è laureato in chimica industriale ed è stato un dirigente di importanti aziende chimiche internazionali[3]. Il suo lavoro lo ha portato a viaggiare frequentemente all'estero, particolarmente in Europa, in Oriente e negli Stati Uniti. Durante queste occasioni, ha avuto modo di approfondire la conoscenza culturale dei luoghi ed entrare in contatto con personalità che contribuirono ad arricchire le sue competenze nel mondo delle arti marziali.

La prima esperienza di Roberto Fassi con le arti marziali la ebbe in età liceale con il jūjutsu, nel 1953. Successivamente iniziò lo studio del judo sotto la guida del M° Tadashi Koike[4]. Nel corso del tempo acquisirà il tempo il grado di cintura nera 1º Dan (così come nel judo)[5].

Tempo dopo, venne a conoscenza di una disciplina che in quel periodo era ancora emergente in Europa: il karate. Dopo essersi largamente documentato, provò a studiarlo dapprima come autodidatta, in seguito con un insegnante. I primi passi li fece con il M° Shoji Sugiyama nel 1960, sebbene si trattasse di un corso di atemi[6]. Ben presto si accorse dei limiti delle lezioni, così decise di seguire, parallelamente ai suoi studi in Italia, tutti gli stage disponibili direttamente a Parigi, nel dojo del M° Henry Plèe. Sotto la sua guida, acquisì la cintura marrone nel 1963. Sempre in quell'anno, iniziò ad insegnare a Milano e in Lombardia ad un ristretto gruppo di allievi.

Periodo dal 1964 al 1975[modifica | modifica wikitesto]

Nonostante gli obiettivi raggiunti, Roberto Fassi era sempre alla ricerca di un maestro di karate disposto ad operare stabilmente in Italia. Con il passare del tempo il numero dei suoi allievi era notevolmente aumentato e Fassi sentiva la necessità di un aiuto consistente da parte di un maestro di esperienza, tant'è che invitava periodicamente i maestri Yoshinao Nanbu e Chouk per tenere degli stage[7].

Nel 1965 chiese consiglio a Henry Plèe, il quale gli suggerì di chiedere al M° Masatoshi Nakayama, allora capo istruttori della JKA[8], dei nominativi. La domanda venne fatta tramite l'invio di lettere congiunte da parte sia di Plèe che di Fassi. Nakayama li informò che erano disponibili quattro maestri: Keinosuke Enodea, Hirokazu Kanazawa, Hiroshi Shirai e Taiji Kase. Nel Novembre di quello stesso anno, Roberto Fassi li invitò a Milano in occasione di una dimostrazione al Palalido[9]. Emerse che tutti e quattro avevano precedentemente accettato delle offerte in altri paesi europei (tranne Kanazawa che ritornò in Giappone[1]). Shirai decise invece di rimanere, confessando di essere rimasto favorevolmente colpito dalla lettera che gli aveva inviato Fassi[10]. Stabilì la sua palestra a Milano[11] per insegnare karate Shotokan.

Negli anni successivi, Roberto Fassi raggiunse il grado di cintura nera 6º Dan, partecipò a svariate dimostrazioni e gare. Inoltre Ricoprì l'incarico di arbitro nei campionati mondiali di karate-do a Los Angeles e Tokyo, rispettivamente nel 1975 e nel 1977[12].

Agli inizi degli anni 70, conobbe a New York Toshio Tamano, maestro di Kobudo e Goju-ryu di Okinawa[13]. Fassi colse l'occasione e lo invitò ad insegnare a Milano, diventando egli stesso maestro della disciplina con il grado di 4° Dan[14]. Con l'introduzione del kobudo di Okinawa da parte di Fassi, allora sconosciuto in Italia, si determinerà l'apertura di nuove scuole dedite alla sua divulgazione e insegnamento[15]. Fassi ebbe inoltre l'occasione di imparare l'Aikido a Milano grazie al M° Hiroshi Tada[2].

Periodo dal 1976 al 1991[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1976 il M° Giuseppe Perlati parlò a Fassi di un maestro cinese che allora risiedeva a Bologna[16], il M° Chang Dsu Yao, distintosi per le sue conoscenze nel campo delle arti marziali cinesi, in particolare nello Shaolin Chuan e nel Tai Chi Chuan. Queste discipline erano pressoché sconosciute nell'ambito delle arti marziali italiane e Fassi si incuriosì quando Perlati gli disse che lo shaolin era il "progenitore" del karate[17]. Decise pertanto di conoscere Chang Dsu Yao di persona. Resosi conto del potenziale che avrebbe potuto esprimere, lo invitò a Milano (la sua palestra la stabilirà in questa città[18]) ad insegnare[19][20], diventando lui stesso suo allievo.

Dalla collaborazione tra i due, ne conseguì l'apertura di nuovi corsi dedicati alle discipline del Tai Chi Chuan e dello Shaolin Chuan, rivoluzionando in quel campo d'interesse il sistema di insegnamento fino ad allora seguito nelle palestre[3]. Le nuove metodologie adottate assieme al programma d'insegnamento pose le basi per la nascita di quella che in futuro si sarebbe chiamata Scuola Chang.

Nel 1980 fu fondata la C.T.M.A.E.[4] (Chinese Traditional Martial Arts Europe), il cui scopo consisteva nella divulgazione del Kung Fu. Fassi ricoprì la carica di Presidente. Assunse inoltre le mansioni di Presidente della FeIK (Federazione Italiana Kung Fu) dal 1981 al 1983[21].

Nel 1981 partecipò ai campionati mondiali di Kung Fu organizzati dalla CKWPA (Chinese Worldwide Kuoshu Promotional Association), piazzandosi al primo nella gara di forme senza armi sia nel tai chi chuan che nello shaolin chuan. Stabilì la sua palestra a Milano[22]. Per tutto il resto del decennio, diresse la squadra nazionale italiana di Kung Fu. Di notevole interesse fu la sua partecipazione ai campionati mondiali di Tainan nel 1983 e a quelli di Las Vegas nel 1989[23]. Nel 1991 acquisì il grado di cintura oro, 6° Chieh di tai chi chuan e shaolin chuan.

Periodo dal 1992 al 2014[modifica | modifica wikitesto]

Dopo la morte del M° Chang, avvenuta nel 1992, Fassi continuò l'opera di divulgazione e promozione della scuola di Kung Fu mediante stage, seminari e dimostrazioni in Italia e in tutto il mondo. Porterà avanti la sua attività ininterrottamente per tutta la vita. Fu anche docente di Tai Chi Chuan presso il corso di laurea in Fisioterapia della facoltà di Medicina e Chirurgia dell'università degli studi di Milano[24].

Ebbe modo di addentrarsi nella pratica dello Yoga del maestro Iyengar[25]. Ne rimase talmente affascinato che Fassi stesso consigliava ai propri allievi di studiare lo Yoga per "approfondire l'ascolto di sé e lavorare in maniera molto analitica sulla triade di corpo-mente-spirito”[5].

Nel 2011 Fassi ebbe il riconoscimento da parte dell'USAcli dei gradi 8° Dan di Karate e 9° Chieh di Shaolin e Tai chi chuan[6].

Roberto Fassi dimostrò una particolare sensibilità anche in campo umanitario. Dalla prima metà degli anni 90 in poi pose la sua attenzione verso i Dalit dell'India (gli intoccabili). Nel corso degli anni si cimentò in varie iniziative di raccolti fondi, che culminarono con la costruzione di una scuola superiore presso la missione della città di Mehsana, il cui scopo è offrire un buon grado di istruzione ai ragazzi ospitati nella struttura[26].

Roberto Fassi si spense il 12 marzo 2014, all'età di 79 anni, a causa di una malattia polmonare rara e incurabile[7].

L'eredità culturale[modifica | modifica wikitesto]

«Io ho cercato di dare un'impronta all'arte marziale...»

La ricerca dei maestri[modifica | modifica wikitesto]

Roberto Fassi è stato definito un pioniere[28][29] e regista[30] delle arti marziali ed è “riconosciuto come uno dei maggiori artefici della diffusione del karate in Italia e come grande conoscitore di arti marziali[31]. Si può ragionevolmente affermare che, durante la sua vita, abbia dato vita ad una vera e propria opera di importazione di maestri autorevoli e competenti nei loro campi di applicazione.

Nel 1965 Fassi invitò e convinse a rimanere stabilmente in Italia il M° Hiroshi Shirai[32], dapprima con un contratto di 6 mesi (fonte: roedner video). Tuttavia, il rapporto collaborativo sarebbe destinato a protrarsi fino al 1976[33], anno in cui Fassi si staccò dall'ambiente del karate per seguire il M° Chang Dsu Yao. Prima della sua iniziativa, tutto ciò che concerneva il karate do veniva assorbito da maestri esteri come Henry Pleé dalla Francia e da maestri (come il M° Nanmbu e Chouk), che Fassi invitava affinché tenessero degli stage organizzati apposta. In quegli anni infatti, il karate non godeva dello stesso livello di diffusione del Judo in Italia. Certamente esistevano alcuni gruppi di praticanti sparsi per tutta la penisola, ma erano scollegati tra loro. Inoltre il livello tecnico era era ancora basso (Fonte Yumi). La JKA aveva da tempo iniziato un'opera di divulgazione del karate su scala mondiale (fonte Roedner video +?): il merito di Roberto Fassi è stato quello di aver saputo cogliere l'occasione di poter attingere ad un bacino di maestri autorevoli.

La prima diffusione del Kobudo è da attribuire a Fassi, quando agli inizi degli anni 70 invitò con successo il M° Toshio Tamano in Italia (fonte Yumi). Quello fu un evento unico, perché permise l’introduzione di una disciplina praticamente sconosciuta e praticata soltanto dai karateki dell’epoca (fonte Shorei). Questo fatto ha un qualcosa di unico: la scoperta del kobudo fu una vera novità e “seme” di una matrioska (il karate) che ormai si stava sempre più affermando nell’ambiente di pratica.

Grazie al M° Giuseppe Perlati, nel 1976 Roberto Fassi venne a conoscenza del M° Chang Dsu Yao che risiedeva a Bologna, e lo invitò a Milano (fonte Roedner). In quegli anni, il Kung Fu era letteralmente ignoto persino alla maggior parte dei personaggi già addentrati nel mondo delle arti marziali (nota: negli anni 70 si annoverano due maestri che segnarono positivamente l’ingresso del kung fu in Italia: il M° Shin Dae Woung nel 1975 e il M° Chang Dsu Yao nel 1976. Questi due personaggi sono i primi protagonisti che porranno le basi del kung fu (in base al libro “Enciclopedia delle arti marziali”, edito da Luni editrice – sport promotion nel 2001. Ci fu anche un’altra figura in quel periodo, quella di Grant Muradoff, ma non godette la stessa fama a causa, a detta degli esperti, della sua tecnica lacunosa).

Opere[modifica | modifica wikitesto]

  • Roberto Fassi. Il Bo: arma tradizionale del karaté. Milano, G.E.P., 1977.
  • Roberto Fassi. Il karaté. Milano, De Vecchi Editore, 1990. ISBN 88-412-8034-4.
  • Chang Dsu Yao, Roberto Fassi. Tai Chi Chuan. De Vecchi Editori, Milano, 1989.
  • Chang Dsu Yao, Roberto Fassi. Il Kung Fu, De Vecchi Editori, Milano, 1990.
  • Chang Dsu Yao, Roberto Fassi. Il Tai Chi Chuan: il segreto dell'energia vitale, De Vecchi Editori, Milano, 1991. ISBN 978-88-412-2013-9.
  • Chang Dsu Yao, Roberto Fassi. Corso pratico di Tai Chi Chuan, De Vecchi Editori, Milano, 1992. ISBN 978-88-412-2019-1.
  • Chang Dsu Yao, Roberto Fassi. Enciclopedia del Kung Fu Shaolin , vol. 1. Roma, Edizioni Mediterranee, 1993. ISBN 978-88-272-0016-9.
  • Chang Dsu Yao, Roberto Fassi. Enciclopedia del Kung Fu Shaolin , vol. 2. Roma, Edizioni Mediterranee, 1993. ISBN 978-88-272-0211-0.
  • Chang Dsu Yao, Roberto Fassi. Enciclopedia del Kung Fu Shaolin , vol. 3. Roma, Edizioni Mediterranee, 1989. ISBN 978-88-272-0356-7.
  • Chang Dsu Yao, Roberto Fassi. Corso di T'ai Chi Ch'uan. Milano, De Vecchi Editore, 2008. ISBN 978-88-412-2052-8.
  • Ignazio Cuturello, Roberto Fassi, Davide Magni e Francesco Tomatis. Corpo e preghiera, la Via del T'ai Chi Ch'úan. Roma, Città Nuova, 2012. ISBN 978-88-311-7399-5.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Francesco Tomatis, Fassi, il Maestro dei contrari (PDF), su kungfuchangcuneo.it, ©Francesco Tomatis – Riproduzione riservata, 2015.
  2. ^ Marco Renne, Maestro Fassi: un regista delle arti marziali, su seishikaratedo.com.
  3. ^ Chang Dsu Yao, Roberto Fassi, Enciclopedia del Kung Fu Shaolin Vol 1°, Roma, Edizioni Mediterranee, 1993, p. 9, ISBN 88-272-0016-9.
  4. ^ Yumi Shirai, Intervista al Maestro Roberto Fassi, in Karate Do Magazine, 2013.
  5. ^ Francesco Tomatis, Fassi, il Maestro dei contrari (PDF), su kungfuchangcuneo.it, ©Francesco Tomatis – Riproduzione riservata, 2015.
  6. ^ Sergio Roedner, Quei cento terribili Bassai Dai, su roedner.xoom.it, Samurai Bushido.
  7. ^ Sergio Roedner, Quei cento terribili Bassai Dai, su roedner.xoom.it, Samurai Bushido.
  8. ^ Francesco Tomatis, Fassi, il Maestro dei contrari (PDF), su kungfuchangcuneo.it, ©Francesco Tomatis – Riproduzione riservata, 2015.
  9. ^ Sergio Roedner, Quei cento terribili Bassai Dai, su roedner.xoom.it, Samurai Bushido.
  10. ^ Roberto Fassi ha sottolineato in più interviste che in realtà la lettera inviata al M° Hiroshi Shirai fu scritta da sua moglie e che lui non se la sentì di confessarlo al maestro
  11. ^ Chang Dsu Yao, Roberto Fassi, Corso di T'ai Chi Ch'uan, Milano, De Vecchi Editore, 2008, p. 380, ISBN 978-88-412-2052-8.
  12. ^ Francesco Tomatis, Fassi, il Maestro dei contrari (PDF), su kungfuchangcuneo.it, ©Francesco Tomatis – Riproduzione riservata, 2015.
  13. ^ Yumi Shirai, Intervista al Maestro Roberto Fassi, in Karate Do Magazine, 2013.
  14. ^ Francesco Tomatis, Fassi, il Maestro dei contrari (PDF), su kungfuchangcuneo.it, ©Francesco Tomatis – Riproduzione riservata, 2015.
  15. ^ Rino Echelli, Andrea Longoni, Il kobudo Shorei Kai, in Samurai.
  16. ^ Yumi Shirai, Intervista al Maestro Roberto Fassi, in Karate Do Magazine, 2013.
  17. ^ Sergio Roedner, Quei cento terribili Bassai Dai, su roedner.xoom.it, Samurai Bushido.
  18. ^ Chang Dsu Yao, Roberto Fassi, Corso di T'ai Chi Ch'uan, Milano, De Vecchi Editore, 2008, p. 380, ISBN 978-88-412-2052-8.
  19. ^ Sergio Roedner, Quei cento terribili Bassai Dai, su roedner.xoom.it, Samurai Bushido.
  20. ^ Yumi Shirai, Intervista al Maestro Roberto Fassi, in Karate Do Magazine, 2013.
  21. ^ Chang Dsu Yao, Roberto Fassi, Enciclopedia del Kung Fu Shaolin Vol 1°, Roma, Edizioni Mediterranee, 1993, p. 9, ISBN 88-272-0016-9.
  22. ^ Chang Dsu Yao, Roberto Fassi, Corso di T'ai Chi Ch'uan, Milano, De Vecchi Editore, 2008, p. 380, ISBN 978-88-412-2052-8.
  23. ^ Francesco Tomatis, Fassi, il Maestro dei contrari (PDF), su kungfuchangcuneo.it, ©Francesco Tomatis – Riproduzione riservata, 2015.
  24. ^ Francesco Tomatis, Fassi, il Maestro dei contrari (PDF), su kungfuchangcuneo.it, ©Francesco Tomatis – Riproduzione riservata, 2015.
  25. ^ Purtroppo dalle fonti non è indicato il periodo precisio di inizio
  26. ^ Roberto Fassi, seishikaratedo.com, http://www.seishikaratedo.com/wp-content/uploads/2014/09/ROBERTO-FASSI-E-LE-MISSIONI-IN-INDIA1.pdf.
  27. ^ Graziella Pluchino e Paola Raguzzi, youtube.com, https://www.youtube.com/watch?v=hyBl5I34Gdk.
  28. ^ Francesco Tomatis, Roberto Fassi, su kungfuchangcuneo.it, Kung Fu Chang Cuneo.
  29. ^ Sergio Roedner, Breve storia dello Shotokan 8: Enoeda and Shirai. La morte di Nakayama e l'implosione della JKA, su youtube.com, Sergio Roedner, 2014.
  30. ^ Marco Renne, Roberto Fassi: un regista delle arti marziali, su seishikaratedo.com, Seishi Shotokan Karate Do, 2016.
  31. ^ vari, Enciclopedia delle arti marziali, Milano, Luni editrice - Samurai (Sport Promotion), 2008, p. 79, ISBN 978-88-7984-233-1.
  32. ^ Yumi Shirai, Intervista al Maestro Roberto Fassi, in Karate Do Magazine, 2013.
  33. ^ Sergio Roedner, Quei cento terribili Bassai Dai, su roedner.xoom.it, Samurai Bushido.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]


  1. ^ L'intervista è stata rilasciata nel 2009 ed è un estratto del documentario "DO - La Via" sul Karate Budo SHOREI-KAN GOJU RYU di Graziella Pluchino e Paola Raguzzi - all rights reserved