Una visita in fabbrica

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Una visita in fabbrica
AutoreVittorio Sereni
1ª ed. originale1961
Generepoemetto
Lingua originaleitaliano
Ambientazionefabbrica

Una visita in fabbrica è un poemetto di Vittorio Sereni, pubblicato nel 1961.

Storia editoriale[modifica | modifica wikitesto]

Il poemetto esce nel 1961 sul n. 4 della rivista "Il Menabò", a tema "Industria e letteratura", insieme ai contributi di Ottiero Ottieri (Taccuino industriale), Lamberto Pignotti (L'uomo di qualità), Luigi Davì (Il capolavoro) e Giovanni Giudici (Se sia opportuno trasferirsi in campagna, scelta di poesie che lo stesso Sereni contribuì a portare sulla rivista). In epigrafe è riportata la dicitura "1952-58", che per l'Autore «non si riferisce a un tempo di stesura. Inquadra invece un periodo di esperienza personale e diretta»[1], che coincide con gli anni trascorsi nell'azienda Pirelli come addetto all'Ufficio Stampa e Propaganda; la stesura effettiva si conclude invece il 16 aprile 1961[2].

In una lettera datata maggio 1964, Sereni invia a Franco Fortini il componimento in gruppi staccati di versi[3], preludio al suo inserimento nella terza raccolta sereniana Gli strumenti umani (1965). Una visita in fabbrica entra a fare parte del libro come seconda sezione, autonoma[4].

Tematiche[modifica | modifica wikitesto]

Il componimento si inserisce nel dibattito degli anni Sessanta sul tema del rapporto tra l'industria e la letteratura. Rappresenta il punto di vista dell'impiegato (Sereni dagli anni Cinquanta lavorava presso la Pirelli di Milano[5]) rispetto all'alienazione del mondo operaio[6], all'interno della nuova società capitalistica del dopoguerra e del miracolo economico[7].

«Ma beffarda e febbrile tuttavia
ad altro esorta la sirena artigiana.
Insiste che conta più della speranza l'ira
e più dell'ira la chiarezza,
fila per noi proverbi di pazienza
dell'occhiuta pazienza di addentrarsi
a fondo, sempre più a fondo
sin quando il nodo spezzerà di squallore e rigurgito
un grido troppo tempo in noi represso
dal fondo di questi asettici inferni.»

Stile[modifica | modifica wikitesto]

Una visita in fabbrica è un componimento in forma poematica (unico esempio di poesia lunga e narrativa sereniana insieme a Un posto di vacanza[8]) diviso in cinque sezioni[7].

Nel testo Sereni utilizza la terminologia tecnica del mondo della fabbrica[9]. Inoltre sono presenti debiti linguistici che rimandano allegoricamente all'Inferno dantesco[10] e una citazione storpiata da A Silvia di Giacomo Leopardi («Salta su / il più buono e il più inerme, cita: / E di me splendea la miglior parte / tra spesso e proteste degli altri – ma va là – scatenati.»[11])[9].

L'autore mette in scena un contrasto tra l'io lirico e la rappresentazione di nuovi personaggi, gli operai a cui dà voce[12]:

«"Non ce l'ho – dice – coi padroni. Loro almeno
sanno quello che vogliono. Non è questo,
non è più questo il punto".»

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Vittorio Sereni, Una visita in fabbrica, in Il Menabò, n. 4, 1961, p. 11.
  2. ^ Giorgino (2018), p. 64.
  3. ^ Scaffai (2015), p. 148.
  4. ^ Paroli (2013), p. 11.
  5. ^ Schiavone (2006), p. 99.
  6. ^ Intervista di Giorgio Albertazzi a Vittorio Sereni, in Giorgio Albertazzi e Vittorio Sereni - Letteratura, su Rai Cultura. URL consultato il 21 marzo 2023.
  7. ^ a b Kutufà (2020).
  8. ^ Schiavone (2006), p. 106.
  9. ^ a b Schiavone (2006), p. 118.
  10. ^ Paroli (2013), p. 17.
  11. ^ IV, vv. 18-21.
  12. ^ Guido Mazzoni, Forma e solitudine. Un'idea della poesia contemporanea, Milano, Marcos y Marcos, 2002, p. 161.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Generale
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