Tomba di Atilia Sabina

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Tomba di Atilia Sabina
Autoresconosciuto
Datafine I sec. - metà II sec.
Materialeserizzo
Dimensioni57×76×147 cm
SepolturaAtilia Sabina
UbicazioneBroletto, Novara
Coordinate45°26′47.03″N 8°37′10.54″E / 45.446397°N 8.619594°E45.446397; 8.619594

La tomba di Atilia Sabina è un sarcofago in serizzo di epoca romana imperiale, trovato nel Novarese e catalogato nel Corpus Inscriptionum Latinarum col codice CIL, V, 6532. A causa di un errore nella prima opera che l'ha descritta, errore replicato in diverse opere successive, per oltre due secoli si è ritenuto che il Diatreta Trivulzio fosse parte del corredo funebre in essa contenuto[1].

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Si tratta di un sarcofago a cassa rettangolare in serizzo che riporta l'iscrizione ATILIAE SABINAE in tabella ansata[2][3]. L'iscrizione completa era D[IS] M[ANIBUS] ATILIAE SABINAE (Agli Dei Mani di Atilia Sabina), la cui sigla iniziale era scolpita sulle anse del coperchio, ora mancante[4].

Le ridotte dimensioni suggeriscono tuttavia che non sia un sarcofago, bensì un'urna. Data la tipologia, è proposta una datazione fra la fine del I e la metà del II secolo d.C. e l'appartenenza ad un personaggio di notevoli disponibilità economiche legato alla corte imperiale[1].

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1675 fu trovata in una località imprecisata del Novarese e mandata a Garbagna Novarese, nelle proprietà della famiglia Caroelli[1].

Nel 1930 fu donata al Lapidario dei Musei della canonica del duomo di Novara (o al Museo Civico di Novara, secondo Lino Cassani[5]) dal proprietario Buslacchi, che la utilizzava come abbeveratorio per il bestiame presso la stalla della famiglia Bassini, a Garbagna[5].

Almeno dal 1998 è conservata presso il Broletto di Novara[6].

Equivoco[modifica | modifica wikitesto]

Nell'opera Museo novarese del 1701, Lazzaro Agostino Cotta associò erroneamente la tomba al Diatreta Trivulzio, coppa vitrea del IV secolo d.C.. L'errore fu riportato da Theodor Mommsen nel quinto volume del Corpus Inscriptionum Latinarum del 1877 e da questi Ettore Pais nei Supplementa Italica alcuni anni più tardi. Tutto ciò fece ritenere per più di due secoli che il Diatreta Trivulzio provenisse dalla tomba di Atilia Sabina[1][7].

Nel 1964 la pubblicazione di un documento dell'Archivio Capitolare del Duomo di Novara consentì di chiarire definitivamente che il Diatreta Trivulzio non proveniva dalla tomba di Atilia Sabina[1].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e AA.VV. e Alfredo Buonopane, La prima edizione della "Coppa Trivulzio" con alcune osservazioni in margine a CIL, V, 6532 e Pais, "Supplementa Italica", 1083,2*, in I mille volti del passato - Scritti in onore di Francesca Ghedini, Roma, 2016, pp. 817-824, ISBN 978-88-7140-731-9. URL consultato il 28 aprile 2022.
  2. ^ Elisabetta Roffia, I vetri antichi delle Civiche raccolte archeologiche di Milano, in Civiche raccolte archeologiche, Comune di Milano, Settore cultura e spettacolo, 1993, p. 184. URL consultato il 27 aprile 2022. Ospitato su Google Libri.
  3. ^ Ivana Teruggi, Antologia storiografica dei reperti lapidei, in Novarien, vol. 24, Novara, Associazione di Storia Ecclesiale Novarese, 1994, p. 30, ISSN 0078-253X (WC · ACNP). URL consultato il 27 aprile 2022. Ospitato su Google Libri.
  4. ^ Oreste Scarzello, Il museo lapidario della Canonica e gli antichi monumenti epigrafici di Novara, in Bollettino Storico per la Provincia di Novara, n. 3, E. Cattaneo, 1931, p. 412. URL consultato il 23 maggio 2023.
  5. ^ a b Lino Cassani e Ernesto Colli, Capitolo III - La sua antichità, in Memorie storiche di Garbagna Novarese, Novara, Tipografia Pietro Riva & C., 1948, pp. 20-21. URL consultato il 17 luglio 2021. Ospitato su Foto Emilio Alzati.
  6. ^ Battista Beccaria, Cureggio: un importante esempio di continuità storica nel novarese dalle origini al XVI secolo, in Le colonne, vol. 11, Interlinea, 1998, ISBN 978-88-8212-150-1. URL consultato il 28 aprile 2022. Ospitato su Google Libri.
  7. ^ Inscriptiones Galliae Cisalpinae latinae. consilio et auctoritate Academiae litterarum regiae Borussicae edidit Theodorus Mommsen. Inscriptiones regionum Italiae undecimae et nonae comprehendens / Pars posterior., su iDAI.objects arachne. URL consultato il 29 aprile 2022.

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