Stenotatus

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Stenotatus
Stato di conservazione
Fossile
Classificazione scientifica
Dominio Eukaryota
Regno Animalia
Phylum Chordata
Classe Mammalia
Ordine Cingulata
Famiglia Chlamyphoridae
Genere Stenotatus

Lo stenotatù (gen. Stenotatus) è un mammifero cingolato estinto, appartenente ai clamiforidi. Visse tra il Miocene inferiore e il Miocene superiore (circa 22 - 11 milioni di anni fa) e i suoi resti fossili sono stati ritrovati in Sudamerica.

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Questo animale era un armadillo di dimensioni medio-piccole, e non doveva superare i 4 chilogrammi di peso. Era simile ad altri armadilli miocenici, dai quali si distingueva per alcune caratteristiche: il muso era piuttosto lungo e stretto, in particolare la mandibola; i 9-10 denti presenti erano di forma semplice e ovale, e i primi cinque denti erano ben spaziati fra loro. Le zampe erano più allungate e specializzate rispetto a quelle di altre forme come Prozaedyus. Gli osteodermi che componevano la corazza mobile di Stenotatus erano dotati di tre creste longitudinali pronunciate, ed era presente una singola fila caudale di fori piliferi piuttosto stretti.

Classificazione[modifica | modifica wikitesto]

I primi fossili di questo animale vennero descritti nel 1887 da Florentino Ameghino con il nome di Euphractus patagonicus; nel 1891 lo stesso Ameghino descrisse la specie Stenotatus karaikensis, ma in seguito le due specie vennero poste in sinonimia, e quindi la specie tipo di Stenotatus è Stenotatus patagonicus. Altre specie attribuite a questo genere sono S. hesternus, S. ornatus, S. centralis, S. planus; tutte queste specie provengono da terreni miocenici dell'Argentina. Fossili attribuiti a Stenotatus sono stati ritrovati anche in Bolivia e Cile.

Stenotatus è uno dei tanti armadilli tipici del Miocene sudamericano; inizialmente considerato affine al genere Euphractus, è stato poi avvicinato ai generi Proeutatus ed Eutatus. Attualmente non è chiaro se i due precedenti generi di armadilli (insieme a Stenotatus) costituiscano o meno un gruppo monofiletico.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Ameghino, F. 1887. Enumeración sistemática de las especies de mamíferos fósiles coleccionados por Carlos Ameghino en los terrenos eocenos de Patagonia austral y depositados en el Museo La Plata. Boletín del Museo La Plata, 1: 1-26.
  • Ameghino, F. 1891. Mamíferos y aves fósiles argentinas. Especies nuevas, adiciones y correcciones. Revista Argentina de Historia Natural, 1 (4): 240-259.
  • Scillato-Yané, G. J. y Carlini, A. A. 1998. Nuevos Xenarthra del Friasense (Mioceno medio) de Argentina. Studia Geologica Salmanticensia, 34: 43-67.
  • A. G. Kramarz, M. G. Vucetich, A. A. Carlini, M. R. Ciancio, M. A. Abello, C. M. Deschamps, and J. N. Gelfo. 2010. A new mammal fauna at the top of the Gran Barranca sequence and its biochronological significance. In: R. H. Madden, A. A. Carlini, M. G. Vucetich, R. F. Kay (eds.), The Paleontology of Gran Barranca: Evolution and Environmental Change through the Middle Cenozoic of Patagonia, p. 264-277.

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