Stefano I di Napoli (vescovo)

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Stefano (V secoloNapoli, 11 aprile dopo il 502) è stato un vescovo romano, venerato come santo dalla Chiesa cattolica.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Secondo le Gesta episcoporum Neapolitanorum[1] e il Catalogus episcoporum Neapolitanorum[2] il vescovo Stefano (Stephanus episcopus) è stato il 20º vescovo di Napoli, successore di san Vittore e predecessore di san Pomponio, e governò la sua Chiesa per 15 anni e 2 mesi, tra il V e il VI secolo.[3][4]

Stefano è storicamente documentato per la sua partecipazione ad alcuni concili celebrati a Roma nei primi anni di pontificato di papa Simmaco. Il primo concilio romano a cui partecipò è quello del 1º marzo 499, dove furono stabilite alcune regole per l'elezione dei vescovi di Roma. Stefano di Napoli sottoscrisse la lettera sinodale al 60º posto tra i 71 vescovi presenti.[3][5] Stefano fu poi presente al concilio del 6 novembre 501 e a quello del 23 ottobre 502; nel primo figura al 14º posto nelle sottoscrizioni della lettera sinodale, tra i 76 vescovi presenti; nel secondo concilio il suo nome compare solo nella lista delle presenze, ma non in quella delle sottoscrizioni degli atti.[3][6][7]

Stefano avrebbe preso parte ad altri due concili di epoca simmachiana, nel 503 e nel 504, ma questi sono ritenuti spuri dalla critica storica.[8]

Le Gesta episcoporum Neapolitanorum riferiscono che Stefano fece costruire una basilica dedicata al Santissimo Salvatore e che in seguito, in suo onore, fu chiamata basilica Stephania.[3][9] Questa chiesa fu per un certo periodo la cattedrale della città.[10]

Culto[modifica | modifica wikitesto]

Nel calendario marmoreo napoletano la deposizione di santo Stefano è ricordata l'11 aprile.[11][12][13][14] Secondo Ambrasi, eccetto quest'attestazione, non esiste traccia di un culto a santo Stefano.[10]

Nella vita di san Patrizio, vescovo di Prusa, si narra di un'eruzione del Vesuvio e che il vescovo Stefano riuscì a operare un miracolo facendo spegnere le fiamme. Secondo alcuni autori si tratterebbe dell'eruzione del 512.[15]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (LA) Gesta episcoporum Neapolitanorum, in Monumenta Germaniae Historica, Scriptores. Scriptores rerum Langobardicarum et Italicarum saec. VI-IX, p. 409.
  2. ^ (LA) Catalogus episcoporum Neapolitanorum, in Monumenta Germaniae Historica, Scriptores. Scriptores rerum Langobardicarum et Italicarum saec. VI-IX, p. 437.
  3. ^ a b c d (FR) Pietri, Prosopographie de l'Italie chrétienne (313-604), vol. II, p. 2110.
  4. ^ Parascandolo, Memorie storiche-critiche-diplomatiche della chiesa di Napoli, vol. I, pp. 81-82.
  5. ^ (LA) Theodor Mommsen, Acta synhodorum habitarum Romae. A. CCCCXCVIIII DI DII, in Monumenta Germaniae Historica, Auctorum antiquissimorum, XII, Berlino 1894, p. 409.
  6. ^ Teresa Sardella, Società, chiesa e stato nell'età di Teoderico: papa Simmaco e lo scisma laurenziano, Soveria Mannelli-Messina 1996.
  7. ^ (LA) Theodor Mommsen, Acta synhodorum habitarum Romae. A. CCCCXCVIIII DI DII, in Monumenta Germaniae Historica, Auctorum antiquissimorum, XII, Berlino 1894, pp. 393-455.
  8. ^ Pier V. Aimone, Le falsificazioni simmachiane, Apollinaris 68 (1995), pp. 205-220. Teresa Sardella, Società, chiesa e stato nell'età di Teoderico: papa Simmaco e lo scisma laurenziano, Soveria Mannelli-Messina 1996.
  9. ^ Parascandolo, Memorie storiche-critiche-diplomatiche della chiesa di Napoli, vol. I, pp. 84-85.
  10. ^ a b Ambrasi, Bibliotheca Sanctorum, vol. XII, col. 1.
  11. ^ (FR) Pietri, Prosopographie de l'Italie chrétienne (313-604), vol. II, p. 2111.
  12. ^ Lanzoni, Le diocesi d'Italia dalle origini al principio del secolo VII, p. 227.
  13. ^ Parascandolo, Memorie storiche-critiche-diplomatiche della chiesa di Napoli, vol. I, p. 82.
  14. ^ (LAFR) Hippolyte Delehaye, Hagiographie napolitaine, Analecta bollandiana, nº 57, 1939, pp. 18-19.
  15. ^ Ambrasi, Bibliotheca Sanctorum, vol. XII, col. 2.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Predecessore Vescovo di Napoli Successore
Vittore prima del 499 - dopo il 502 san Pomponio