Coordinate: 45°26′02.22″N 12°20′20.76″E

Campanile di San Marco

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Il campanile di San Marco

Il campanile di San Marco è uno dei simboli della città di Venezia. I veneziani lo chiamano affettuosamente El paròn de casa (Il padrone di casa).

Alto 98,6 metri si erge, isolato, in un angolo di piazza San Marco di fronte alla basilica. Di forma semplice, si compone di una canna di mattoni, scanalata, avente un lato di 12 metri e alta circa 50 metri, sopra la quale si trova la cella campanaria, ad archi. La cella campanaria è a sua volta sormontata da un dado, sulle cui facce sono raffigurati alternativamente due leoni andanti e le figure femminili di Venezia (la Giustizia). Il tutto è completato dalla cuspide, di forma piramidale, sulla cui sommità, montata su una piattaforma rotante per funzionare come segnavento, è posta la statua dorata dell'arcangelo Gabriele. La base della costruzione è impreziosita, dal lato rivolto verso la basilica, dalla Loggetta del Sansovino.

Storia

La costruzione iniziò nel IX secolo durante il dogado di Pietro Tribuno su fondazioni di origine romana. Venne portato a termine nel XII secolo durante il dogado di Domenico Morosini su imitazione del campanile di Aquileia .

Seriamente danneggiato da un fulmine nel 1489 che distrusse la cuspide in legno, assunse l'aspetto definitivo nel XVI secolo grazie ai lavori di ristrutturazione per riparare ai danni causati dal terremoto del marzo del 1511. Questi lavori iniziati dall'architetto Giorgio Spavento vennero poi eseguiti sotto la direzione dell'architetto bergamasco Bartolomeo Bon, Proto dei Procuratori di San Marco, e riguardarono la cella campanaria, che venne realizzata in marmo, l'attico sul quale vennero poste le sculture raffiguranti il leone di San Marco e Venezia e la cuspide, in rame dorato. I lavori vennero completati il 6 luglio 1513 con il collocamento della statua in legno dorato dell'Arcangelo Gabriele nel corso di una cerimonia di festeggiamento che viene ricordata da Marin Sanudo.

Nei secoli successivi vennero fatti numerosi interventi, spesso per riparare ai danni causati dai fulmini.

Nel 1609 Galileo Galilei utilizzò il campanile per fare una dimostrazione del suo cannocchiale.

Nel 1653 fu Baldassare Longhena a seguire i restauri. Altri ne vennero eseguiti dopo che il 13 aprile 1745 un fulmine provocò uno squarcio della muratura, causando fra l'altro alcuni morti in seguito alla caduta di detriti. Finalmente nel 1776 il campanile venne dotato di un parafulmine. Nel 1820 invece venne sostituita la statua dell'angelo con una nuova realizzata da Luigi Zandomeneghi posta in opera nel 1822.

Il crollo

Una delle tante foto che rappresentano il crollo del campanile. Tali immagini sono tutte dei falsi in quanto durante il crollo non furono scattate foto.

Nel luglio del 1902 sulla parete nord della costruzione venne segnalata la presenza di una pericolosa fenditura che nei giorni seguenti aumentò di dimensioni fino a che la mattina di lunedi 14 luglio alle 9.47 il campanile crollò (altre fonti indicano le 9.52 come l'ora del crollo).

Le macerie del campanile

Non ci furono vittime e, vista la posizione della costruzione, i danni furono relativamente limitati. Venne distrutta completatamente la loggetta alla base del campanile e un angolo della libreria del Sansovino. La "piera del bando", un tozzo tronco di colonna in porfido, su cui al tempo della repubblica venivano bandite le leggi, protesse dalla macerie l'angolo della basilica di San Marco salvandola dal crollo. Nella serata il consiglio comunale, riunito d'urgenza, ne deliberò la ricostruzione stanziando 500.000 Lire per contribuire ai lavori di ricostruzione. Il sindaco Filippo Grimani durante il discorso in occasione della posa della prima pietra, il 25 aprile 1903, pronunziò più volte la famosa frase dov'era e com'era che diventerà il motto di questa ricostruzione. I lavori durarono fino al 6 marzo 1912. Il nuovo campanile venne inaugurato il 25 aprile 1912 in occasione della festa di San Marco.

Campane

La torre è dotata di cinque campane, i cui nomi sono legati alle occasioni in cui venivano anticamente utilizzate:

  • la Marangona è la campana maggiore e l'unica ad essersi salvata dal crollo del campanile, i suoi rintocchi annunciavano l'inizio e la fine dell'orario di lavoro dei marangoni, cioè dei carpentieri dell'Arsenale, e le sedute del Maggior Consiglio;
  • la Nona, segnava e segna tutt'ora il mezzogiorno;
  • la Trottiera dava invece il secondo segnale ai nobili che dovevano partecipare alle riunioni del Maggior Consiglio, che al suo suono mettevano dunque al trotto le cavancature (prima che l'uso dei cavalli fosse proibito in città);
  • la Mezza terza o dei Pregadi, annunciava invece le riunioni del Senato, i cui membri erano detti Pregadi;
  • la Renghiera o Maleficio è infine la minore delle campane e i suoi rintocchi annunciavano le esecuzioni capitali.

Le campane spezzatesi durante il crollo del campanile furono rifuse ricavando i calchi dai frammenti delle vecchie campane appositamente ricomposti e utilizzando poi il materiale delle stesse. Le nuove campane vennero donate da papa Pio X.

Curiosità

  • Ai tempi della Repubblica di Venezia, alcuni reati, in particolare se commessi dal clero, erano puniti col suplissio dea cheba ovvero con l'esposizione del condannato in una gabbia appesa al campanile.
  • La base del campanile era, nel passato, circondata da osterie e botteghe in legno che vennero demolite in seguito ad una delibera del consiglio comunale del 1872. Da queste deriva il modo di dire veneziano andemo a bever un'ombra (andiamo a bere un bicchiere di vino), contrazione metonìmica per andemo a bever un goto de vin all'ombra del campanil (andiamo a bere un bicchiere di vino all'ombra del campanile).
  • I leoni scolpiti sul campanile erano stati scalpellati durante la dominazione austriaca, vennero rifatti in occasione della ricostruzione del campanile.
  • Le macerie risultanti dal crollo del campanile, una volta recuperate le parti riutilizzabili sono state scaricate in mare vicino a Punta Sabbioni.
  • Il campanile crollò a breve distanza dal suo "fratello" di Corbetta, crollato nel giugno di quello stesso anno. Una curiosa vignetta satirica d'epoca apparsa su "L'Asino", rappresenta gli altri principali campanili del nord italia con tanto di fazzoletto che si asciugano le lacrime per la perdita dei due grandi fratelli.
  • Esistono numerose versioni della foto che raffigura il crollo del campanile, ma sono tutte dei falsi.
  • Nella notte fra l'8 ed il 9 maggio 1997, un gruppo di nostalgici della Repubblica di Venezia in seguito definiti Serenissimi occupò la piazza e il campanile di San Marco. Dopo poche ore l'intervento del GIS dei Carabinieri pose fine alla dimostrazione.
  • Durante il carnevale, e precisamente il Giovedi grasso una delle attrazioni consisteva nel svolo dell'angelo o del turco. Era l'esibizione di un equilibrista che scendeva dal campanile ad una barca ancorata nel bacino di San Marco camminando lungo una fune. In seguito, probabilmente a causa di cadute, venne sostituito da una colomba di legno.[1]. Ancora oggi si può assistere allo spettacolo del volo della colombina, durante la domenica precedente il giovedì grasso. Il tragitto però va dal campanile alla Loggia del Palazzo Ducale, inscenando l’antico rito di omaggiare di uno scettro il doge che proclama l’inizio del Carnevale in un tripudio di coriandoli e palloncini. Per l'esattezza è il Carnevale 2001 che ha segnato un ritorno alla tradizione dei carnevali settecenteschi rimettendo in scena nuovamente, dopo secoli, il volo dell'angelo, così come si svolgeva i tempi della Repubblica Serenissima. Da quell’anno, infatti la manifestazione simbolo del Carnevale, il volo dal campanile di San Marco al Palazzo dei Dogi, è tornata ad essere eseguito da una "Angelo" in carne ed ossa , sostituendo la più recente Colombina "pupazzo".[2]
  • A Las Vegas, nel Nevada, una delle attrazioni è costituita dall'hotel Venetian. L'albergo è una spettacolare riproduzione di Piazza San Marco, compresa una replica del campanile alta diverse decine di metri.
  • Lungo la canna del campanile è stato installato un ascensore che permette ai visitatori di ammirare il paesaggio di Venezia dall'alto raggiungendo la cella campanaria in 30 secondi.


Galleria

Bibliografia

  • Giulio Lorenzetti, Venezia e il suo estuario, Trieste, Edizioni Lint, 1963, ISBN 88-86179-24-3.
  • Giuseppe Tassini, Curiosità veneziane, Venezia, Filippi editore, 1988.
  • AA.VV., Il campanile di San Marco - Il crollo e la ricostruzione, Milano, Silvana editoriale, 1992, ISBN 88-366-0399-8.

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