Capitale lapidaria romana

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Versione del 3 giu 2017 alle 23:57 di Napy65 (discussione | contributi) (Corretto: "Gutenberg")
Vai alla navigazione Vai alla ricerca

Il carattere lapidario romano, chiamato anche capitale quadrata lapidaria e maiuscola elegante, è una forma di scrittura dell'antica Roma ed è all'origine delle maiuscole moderne dell'alfabeto latino.

Storia

Il lapidario romano veniva usato per le epigrafi; per imitazione venne usato anche nei manoscritti: si tratta della capitale quadrata o capitale libraria elegante[1]. Nell'uso quotidiano i latini usavano invece un corsivo conosciuto come capitale corsiva[2]. Ottimi esempi delle maiuscole quadrate usate per le iscrizioni possono essere osservate nel Pantheon, nella Colonna Traiana e nell'Arco di Tito, tutti monumenti situati a Roma. Raggiunge la sua forma classica fra la seconda metà del I secolo e il III secolo d.C., periodo comprendente i regni degli imperatori Augusto, Tiberio, Traiano, Adriano e Marco Aurelio.

Le maiuscole quadrate sono caratterizzate da linee nette, curve dolci, tratti sottili e spessi, angoli netti e dalla presenza delle grazie. Questo tipo di caratteri è denominato maiuscolo per distinguerlo delle controparti dette minuscolo come ad esempio il merovingio e il carolingio. Almeno fino al IV secolo i caratteri maiuscoli romani sono stati usati per le copie di lusso delle opere degli autori pagani, in particolare di Virgilio, autore degli unici tre manoscritti a noi giunti che utilizzano questo carattere (un esempio è il Vergilius Augusteus). Dopo il V secolo le maiuscole romane non vennero più usate tranne che per il titolo del libro e l'intestazione dei capitoli mentre il resto del testo era scritto ad esempio in capitale libraria onciale.

Capitale quadrata lapidaria presente sull'Arco di Tito (circa 81 d.c.), un esempio di maiuscola romana i cui caratteri erano originariamente in bronzo: si notano infatti i fori per inserire le lettere metalliche.

La riscoperta del carattere lapidario romano

Nel XV secolo, periodo dell'Umanesimo, si assiste ad un recupero del carattere lapidario romano nelle iscrizioni, nato dallo studio delle antiche epigrafi e dal desiderio di riprodurne la forma grafica. Il recupero fu opera soprattutto di Leon Battista Alberti e di Ciriaco d'Ancona[3]. Si ricordano a tal proposito le iscrizioni nel palazzo dei rettori e nella fontana grande di Onofrio nella città dalmata di Ragusa, composte da Ciriaco, tra i primi esempi di recupero del carattere.

Note

  1. ^ Esempio di "capitale libraria elegante" presente nella Papyrus Collection della University of Michigan.
  2. ^ Esempio di "capitale corsiva" presente nella Papyrus Collection della University of Michigan.
  3. ^ G. Mardersteig, Leon Battista Alberti e la rinascita del carattere lapidario romano nel Quattrocento, in «Italia medioevale e umanistica» 2 (1959), pp. 285-307;
    • R. Bertieri, Gli studi italiani sull'alfabeto nel Rinascimento, in «Gutenberg Jahrbuch» 4 (1992)
    • P. Cherubini-A. Pratesi, Paleografia latina. L'avventura grafica del mondo occidentale, Città del Vaticano 2010, pp. 593-8.
    • Giuseppe A. Possedoni (a cura di), Ciriaco d'Ancona e il suo tempo. Ancona, edizioni Canonici, 2002.

Voci correlate

Collegamenti esterni