Fistola artero-venosa (emodialisi): differenze tra le versioni

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==Classificazione==
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* Termino-terminale (i due vasi vengono affrontati secondo il diametro trasversale)
* Termino-terminale (i due vasi vengono affrontati secondo il diametro trasversale)
* Latero-terminale (la parete laterale dell'arteria viene unita alla vena sezionata trasversalmente)
* Latero-terminale (la parete laterale dell'arteria viene unita alla vena sezionata trasversalmente)

Versione delle 17:44, 31 dic 2012

La fistola artero-venosa o arterovenosa (talvolta chiamata fistola di Cimino-Brescia, dal nome dei chirurghi che per primi la realizzarono), è un tipo di accesso vascolare per emodialisi. Consiste in una comunicazione artificiale, ottenuta per via chirurgica, fra un'arteria e una vena, allo scopo di deviare sangue arterioso ad alta pressione nel sistema venoso ad alta capienza per ottenere flussi ematici adeguati ad effettuare il trattamento dialitico.[1]

Presupposti teorici

Le fistole arterovenose ottenute chirugicamente funzionano poiché rappresentano delle vie di minore reistenza per il sangue proveniente dall'arteria, rispetto al letto capillare caratterizzato da alte resistenze. Ciò rende possibile il raggiungimento di elevati valori di flusso ematico nella vena. Rispetto alle protesi vascolari, le fistole chirurgiche presentano un minore rischio di complicanze come la stenosi e in generale di fallimento.[2]

Storia

La tecnica chirurgica della fistola artero-venosa fu ideata da Cimino e Brescia nel 1966.[3] Prima dell'invenzione della fistola, l'accesso vascolare utilizzato per la dialisi era lo shunt di Scribner, un tubicino in teflon posizionato esternamente all'arto che metteva in comunicazione arteria e vena mediante un tip terminale rigido fissato chirugicamente su ciascuno dei due vasi. In questo modo durante la dialisi il sangue arterioso veniva messo in comunicazione diretta con il circuito di dialisi, mentre nell'intervallo fra un trattamento e l'altro si ripristinava la comunicazione artero-venosa collegando tra loro le branche dello shunt. Tuttavia tali dispositivi avevano breve durata a causa delle numerose complicanze, quali trombosi, infezioni e importanti emorragie dovute al cedimento improvviso di uno dei capi. Nel 1966 i medici James E. Cimino e Micheal Brescia, in collaborazione con il chirurgo vascolare Kenneth Appel, realizzarono con successo la prima fistola artero-venosa tra l'arteria radiale e la vena cefalica a livello del polso, con un'anastomosi (unione chirurgica) di tipo latero-laterale, ovvero la parete laterale dell'arteria con quella della vena.[1]

Classificazione

In base alla sede nell'arto superiore, le fistole si suddividono in:[1]

In base al tipo di anastomosi:[4]

  • Termino-terminale (i due vasi vengono affrontati secondo il diametro trasversale)
  • Latero-terminale (la parete laterale dell'arteria viene unita alla vena sezionata trasversalmente)
  • Latero-laterale (entrambi i vasi vengono sezionati lungo la parete laterale e quindi affiancati)
  • Latero-laterale terminalizzata (variante della precedente in cui la parte distale della vena viene chiusa chirurgicamente).

Note

  1. ^ a b c Casciani C.U., Cervelli V., De Angelis S., Splendiani G., 4, in La dialisi: tecnica e clinica, 1ª ed., Roma, Universo, 2007, pp. 117-135, ISBN 978-88-8954 51-6.
  2. ^ Konner K, Vascular access in the 21st century, in J. Nephrol., 15 Suppl 6, 2002, pp. S28–32, PMID 12515371.
  3. ^ Brescia MJ, Cimino JE, Appel K, Hurwich BJ, Chronic hemodialysis using venipuncture and a surgically created arteriovenous fistula, in N. Engl. J. Med., vol. 275, n. 20, 1966, pp. 1089–92, DOI:10.1056/NEJM196611172752002, PMID 5923023.
  4. ^ G.P. Segoloni, G. Mangiarotti, A. Pacitti, 2, in V.E. Andreucci (a cura di), La chirurgia degli accessi vascolari per emodialisi, Genova, Forum Service Editore, 1998, p. 16.