Villa La Duchesca: differenze tra le versioni

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Versione delle 18:08, 3 giu 2010

Villa La Duchesca fu una villa rinascimentale di Napoli che si ergeva nelle immediate vicinanze di Castel Capuano in una zona di Napoli che ancora conserva il nome "Duchesca".

L'edificio, realizzato sul finire del XV secolo, fu progettato da Giuliano da Maiano, per Alfonso II, allora ancora Duca di Calabria e fu celebre soprattutto per lo splendore dei suoi giardini. La villa si trovava nell'area di Castel Capuano, con cui era in collegamento grazie a viali interni ai giardini, in parte preesistenti alla villa stessa e strutturati in varie zone, con forme geometriche, fontane e anche con terrazzamenti.

Il nome "Duchesca" risulta generalmente riferito alla figura dalla duchessa Ippolita Sforza, moglie di Alfonso, morta però prima dell'edificazione dell'edificio principale, edificato da Giuliano da Maiano secondo un modello ligneo portato con sè da Firenze nel 1487.[1] Il giardino pare comunque che contenesse vari edifici, anche più antichi, costituendo un complesso con logge e padiglioni destinato ad essere una gradevole residenza per la corte, complementare alla residenza ufficiale di Castel Capuano. La villa venne costruita quasi in concomitanza a quella di Poggioreale anch'essa scomparsa. Entrambe furono importanti elementi di riqualificazione urbanistica per le aree circostanti con bonifiche, impianti viari ed opere pubbliche.

Le decorazioni delle logge della Duchesca, furono create da Giacomo Parmense, Luigi della Bella e Calvano di Padova.

Nonostante non risulti documentata, la sistemazione dei giardini e attribuita a Pacello da Mercogliano, il maestro giardiniere di Alfonso II, e poi di Carlo VIII in Francia.[2]

Le vicende storico-politiche della dianastia aragonese causarono il sostanziale abbandono della villa pochi anni dopo la sua realizzazione che portò come conseguenza la progressiva edificazione privata che rapidamente inghiottì completamente il vasto giardino. Già nella seconda metà del XVI secolo il complesso era in avanzato degrado[3]. Comunque la struttura edilizia, seppur danneggiata sovravvisse sino alla seconda metà del XVIII secolo, progressivamente spogliata dei suoi materiali da costruzione, e scomparve senza lasciare nè traccia materiale nè rappresentazioni iconografiche.

Note

  1. ^ R. Pane, Il Rinascimento nell’Italia meridionale, Napoli, 1977, vol. II, p.38.
  2. ^ R. Pane, Il Rinascimento nell’Italia meridionale, Napoli, 1977, vol. II, p.73.
  3. ^ Francesco Abbate, Storia dell'arte nell'Italia meridionale, Volume 2, 1998, ISBN 8879894293

Bibliografia

  • Yvonne Carbonaro, Le ville di Napoli, Tascabili Economici Newton, Newton e Compton Ed. 1999 Roma, ISBN 88-8289-179-8

Voci correlate