Samanidi: differenze tra le versioni
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Versione delle 10:37, 11 set 2009
Template:Storia dell'Iran La dinastia samanide regnò dal 819 al 1005 su Khorasan e Transoxiana ed ebbe Bukhara per capitale.
Deve il suo nome a Saman Khoda, il capostipite, rappresentante della vecchia aristocrazia persiana, e fu quindi una delle prime dinastie indigene della Persia islamica. Fu vassalla degli Abbasidi da quando i quattro nipoti di Saman furono ricompensati con territori dal califfo per il loro fedele servizio, fino al regno di Ismāʿīl I che si rese di fatto indipendente. Ismāʿīl conquistò i domini dei Saffaridi (900) e degli Zayditi del Tabaristan, ed estese il suo impero su ampie zone dell'Asia centrale, sull'Afghanistan e sull'Iran orientale. I suoi successori non riuscirono a continuare la sua politica e caddero sotto l'influenza dei turchi della guardia reale (Ghaznavidi), che divennero dominanti a corte, e che misero fine insieme ai Qarakhanidi al regno samanide nel 999. L'ultimo rappresentante della dinastia, Ismail II, cercò di salvare alcuni territori ma fu assassinato nel 1005.
I Samanidi diedero nuovo impulso alla cultura persiana che attraversò una sorta di Rinascimento: Bukhara e Samarcanda divennero importanti centri culturali dove furono costruiti alcuni dei più significativi e importanti edifici dell'architettura islamica. Anche la letteratura e la poesia furono rivitalizzate, e gli autori tornarono a scrivere le loro opere in lingua persiana oltre che in arabo, che rimaneva comunque la lingua dominante.