Mu (buddismo Zen): differenze tra le versioni

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e pronunciato ''mu''. In [[vietnamita]] ''vô''. Questo carattere cinese, 無, è, in ambito buddhista, la resa in questa lingua di alcuni termini [[sanscriti]] buddhisti come ''asat'' (non essere), ''abhāva'' (non possedere) o anche ''vigata'' (privo di). Ed è usato come opposto di 有 (cin. ''yǒu'', giapp. ''yū'' o ''u'') che rende il termine sanscrito di ''bhava'' (essere, esistenza).
e pronunciato ''mu''. In [[vietnamita]] ''vô''. Questo carattere cinese, 無, è, in ambito buddhista, la resa in questa lingua di alcuni termini [[sanscriti]] buddhisti come ''asat'' (non essere), ''abhāva'' (non possedere) o anche ''vigata'' (privo di). Ed è usato come opposto di 有 (cin. ''yǒu'', giapp. ''yū'' o ''u'') che rende il termine sanscrito di ''bhava'' (essere, esistenza).


è una parola che può essere tradotta approssimativamente come "nessuno" o "senza". Sebbene si utilizzi tipicamente come prefisso per implicare l'assenza di qualcosa (ad es., 無線 ''musen'' per "senza filo"), è più conosciuta per essere la risposta a certi ''[[koan]]'' e altre domande nel [[Buddhismo]] [[zen]], volta ad indicare che la domanda stessa a cui si risponde non ha senso.
È una parola che può essere tradotta approssimativamente come "nessuno" o "senza". Sebbene si utilizzi tipicamente come prefisso per implicare l'assenza di qualcosa (ad es., 無線 ''musen'' per "senza filo"), è più conosciuta per essere la risposta a certi ''[[koan]]'' e altre domande nel [[Buddhismo]] [[zen]], volta ad indicare che la domanda stessa a cui si risponde non ha senso.


== ''Mu'' secondo la tradizione ==
== ''Mu'' secondo la tradizione ==

Versione delle 10:49, 25 mar 2009

Il carattere 無 in scrittura corsiva. Vedi anche un'animazione che mostra l'ordine dei tratti per la calligrafia.
Il carattere 無 nello stile sigillare.

Mu è la pronucia giapponese del carattere cinese tradizionale: . In mandarino standard, questo carattere viene trascritto (cinese semplificato: ). In coreano viene riportato con 무 e pronunciato mu. In vietnamita . Questo carattere cinese, 無, è, in ambito buddhista, la resa in questa lingua di alcuni termini sanscriti buddhisti come asat (non essere), abhāva (non possedere) o anche vigata (privo di). Ed è usato come opposto di 有 (cin. yǒu, giapp. o u) che rende il termine sanscrito di bhava (essere, esistenza).

È una parola che può essere tradotta approssimativamente come "nessuno" o "senza". Sebbene si utilizzi tipicamente come prefisso per implicare l'assenza di qualcosa (ad es., 無線 musen per "senza filo"), è più conosciuta per essere la risposta a certi koan e altre domande nel Buddhismo zen, volta ad indicare che la domanda stessa a cui si risponde non ha senso.

Mu secondo la tradizione

Uno dei più famosi koan mu è il seguente:

Un monaco chiese a Zhaozhou, un famoso maestro zen cinese (noto in giapponese come Jōshū): "Un cane ha o no la natura di Buddha?". Zhaozhou rispose semplicemente: "Wú" (in giapponese, mu).

In sanscrito, la "natura di Buddha" o Buddha-dhatu è necessaria per raggiungere il Bodhi, ossia l'illuminazione. Alcuni pensatori buddhisti anteriori avevano affermato che creature come i cani avevano la natura di Buddha, altri invece no. Pertanto, rispondere "no" a questa domanda avrebbe significato negare la loro saggezza, mentre dire "sì" sarebbe sembrato seguire acriticamente e pedissequamente i loro insegnamenti. La risposta di Zhaozhou è stata poi interpretata nel senso che questo tipo di pensiero categorico è in realtà un delirio e, quindi, sostanzialmente inutile. In altre parole, sì e no sono sia giusti che sbagliati. Questo koan è usato tradizionalmente dagli studenti della scuola Rinzai dello Zen per la loro iniziazione agli studi.

Mu e l'informatica

Nel suo romanzo del 1974 Lo Zen e l'arte della manutenzione della motocicletta, Robert M. Pirsig tradusse mu come "niente", affermando che significava "non fare la domanda". Portò l'esempio del circuito di un computer che, utilizzando il sistema numerico binario, utilizza in realtà mu per rappresentare lo stato di alta impedenza:

«Per esempio, si dice continuamente che i circuiti di un computer mostrano solo due stati, un voltaggio per "one" ed un voltaggio per "zero". Questo è stupido!

Qualunque tecnico di elettronica dei computer sa che le cose stanno diversamente. Provate a trovare un voltaggio che rappresenti uno o zero quando manca la corrente! I circuiti sono in uno stato mu

Secondo il Jargon File, una raccolta di gergo e cultura degli hacker, mu è considerato dai Discordiani la risposta corretta alla classica fallacia logica della domanda capziosa: "Non hai ancora smesso di picchiare tua moglie?".[1] Supponendo che non abbiate moglie o che non abbiate mai picchiato vostra moglie, la risposta "sì" è sbagliata perché implica eravate soliti picchiare vostra maglie e poi avete smesso, ma "no" è ancora perggio, perché suggerisce che avete una moglie e la state antora picchiando. Di conseguenza, vari Discordiani proponevano mu come la risposta corretta, che secondo quanto da loro asserito avrebbe significato: "La vostra domanda non può avere risposta perché dipende da assunzioni errate".

La parola mu compare con grande evidenza nel libro del 1979 di Douglas Hofstadter, Gödel, Escher, Bach: Un'Eterna Ghirlanda Brillante, dove è usata in modo fantasioso nel contesto di discussioni di logica simbolica, in particolare nei teoremi di incompletezza di Gödel.


Note

  1. ^ Mu. The Jargon File 4.4.7 (2003).

Bibliografia

  • Stacey B. Day, MAN AND MU: The Cradle of Becoming and Unbecoming. Desiderata For Human Science. Int. Foundation for Biosoc. Dev & Human Health, N.Y. 1997. LCCat Card No 97-072905. ISBN 0-934314-00-4.

Voci correlate

Collegamenti esterni