Tonalità: differenze tra le versioni

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Versione delle 11:33, 19 gen 2006

La tonalità è l'andamento armonico su cui scorre il brano musicale. È definita liberamente dall'arrangiatore/compositore del brano e si individua secondo le note della scala di riferimento. Come le scale, la tonalità può essere: maggiore o minore. ES. Do maggiore, Fa diesis minore, La bemolle maggiore..ecc.

Nel modo minore si utilizza, a discrezione del compositore, la scala minore melodica e/o la scala minore armonica (più raramente la scala minore naturale): per questo motivo i musicisti ritengono più ricche armonicamente ed espressivamente le tonalità minori rispetto a quelle maggiori. La tonalità può variare all'interno del brano se avvengono delle modulazioni ad altre tonalità.

Storia

Nella musica tradizionale (circa dal XVI secolo ai primi del XX secolo) è possibile individuare la tonalità di un brano osservando gli accordi della prima battuta e quelli dell'ultima battuta (preceduti, questi ultimi, dalla cadenza): questo metodo è ancora applicabile alla musica leggera contemporanea.

Nei secoli antecedenti al XV non esisteva in musica una vera concezione della tonalità, dal momento che non esisteva neanche la polifonia; solo quando i musicisti hanno iniziato a sperimentare la sovrapposizione delle voci si è avvertita l'esigenza di formalizzare anche l'effetto che danno note diverse suonate insieme. Le scale utilizzate per comporre in stile polifonico nel XIV/XV secolo sono dette modali: l'evoluzione di tali modi ha portato in seguito la formalizzazione del sistema tonale così come oggi lo conosciamo.

Dall'inizio del XX secolo i compositori, dopo aver esplorato tutti gli ambiti delle tonalità, hanno iniziato a cercare nuove forme di espressione, introducendo il concetto di atonalità, ovvero di assenza della tonalità.

Simbolo mancante (man)