Giuseppe Salvo: differenze tra le versioni
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Giuseppe Salvo |
Giuseppe Salvo nacque a Catania nel quartiere povero di San Cristoforo. Poco più che ventenne iniziò a lavorare come carrozziere in un'autocarrozzeria di sua proprietà situata nei pressi di via Villa Scabbrosa; dopo poco tempo, insieme ad [[Antonino Puglisi]] (noto come "u figghiu da Savasta" poiché esso era figlio illegittimo; Puglisi era il cognome della madre, ma veniva chiamato col cognome del padre "Savasta"), decisero di dare vita ad un piccolo clan mafioso: il clan Savasta. |
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Salvo grazie alla sua brillante mente |
Salvo, grazie alla sua brillante mente, riuscì in poco tempo a farsi strada tra la malavita catanese, conquistando il rispetto di molta gente influente nell'ambito malavitoso. Antonino Puglisi non vide di buon occhio l'ascesa del giovane boss, ed in seguito a contrasti dettati da invidie e discussioni sulla guida del clan, Puglisi decise di eliminarlo nel 1982 organizzando un agguato insieme ai suoi uomini assaltando Salvo nell'autocarrozzeria. |
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Il giovane boss venne ferito, ma riuscì a fuggire. |
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Nel 1982, a distanza di qualche mese del primo agguato, Salvo venne ferito gravemente a colpi di lupara nei pressi di via della Concordia, precisamente in piazza Barcellona; a causa di questo secondo assalto i medici furono costretti a rimuovere un polmone. Da allora il boss decise di mettersi in proprio creando un nuovo clan più forte e potente legato a doppio filo con i boss [[Salvatore Pillera]] e [[Salvatore Cappello]]. |
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Giuseppe Salvo negli anni |
Giuseppe Salvo negli anni riuscì così a diventare un boss temuto e rispettato. Il 18 dicembre 1990 Salvo venne arrestato insieme l'assessore al traffico Mariano Genovese, esponente del PSI: dietro di loro il sospetto che stessero mettendo le mani sui servizi di rimozione auto creando una società, la "Catania Soccorso", un business da almeno un miliardo e mezzo di lire l'anno. |
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Tale episodio rimase nella storia essendo il primo reato documentato di "Mafia e Politica" in Italia e probabilmente in tutto il mondo |
Tale episodio rimase nella storia essendo il primo reato documentato di "Mafia e Politica" in Italia e probabilmente in tutto il mondo<ref>{{cita web|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1990/12/19/catania-assessore-in-manette.html|titolo=Catania, assessore in manette|editore=la Repubblica|accesso=22 gennaio 2014}}</ref><ref>{{cita web|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1990/12/20/si-catania-comandano-loro.html|titolo=Sì, a Catania comandano loro|editore=la Repubblica|accesso=22 gennaio 2014}}</ref>. |
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Salvo venne anche accusato di appartenere a [[Cosa Nostra]] |
Salvo venne anche accusato di appartenere a [[Cosa Nostra]]: secondo le indagini svolte dalle forze dell'ordine e ricostruzioni della stampa, avrebbe vantato da sempre buoni rapporti con il referente di Cosa Nostra catanese, [[Nitto Santapaola]]. |
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[[Categoria:Mafiosi legati a Cosa nostra]] |
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Versione delle 14:03, 22 gen 2014
Giuseppe Salvo, più noto come Pippo 'u caruzzeri (Catania, 18 marzo 1949), è un criminale italiano boss della mafia catanese.
Biografia
Giuseppe Salvo nacque a Catania nel quartiere povero di San Cristoforo. Poco più che ventenne iniziò a lavorare come carrozziere in un'autocarrozzeria di sua proprietà situata nei pressi di via Villa Scabbrosa; dopo poco tempo, insieme ad Antonino Puglisi (noto come "u figghiu da Savasta" poiché esso era figlio illegittimo; Puglisi era il cognome della madre, ma veniva chiamato col cognome del padre "Savasta"), decisero di dare vita ad un piccolo clan mafioso: il clan Savasta. Salvo, grazie alla sua brillante mente, riuscì in poco tempo a farsi strada tra la malavita catanese, conquistando il rispetto di molta gente influente nell'ambito malavitoso. Antonino Puglisi non vide di buon occhio l'ascesa del giovane boss, ed in seguito a contrasti dettati da invidie e discussioni sulla guida del clan, Puglisi decise di eliminarlo nel 1982 organizzando un agguato insieme ai suoi uomini assaltando Salvo nell'autocarrozzeria. Il giovane boss venne ferito, ma riuscì a fuggire.
Nel 1982, a distanza di qualche mese del primo agguato, Salvo venne ferito gravemente a colpi di lupara nei pressi di via della Concordia, precisamente in piazza Barcellona; a causa di questo secondo assalto i medici furono costretti a rimuovere un polmone. Da allora il boss decise di mettersi in proprio creando un nuovo clan più forte e potente legato a doppio filo con i boss Salvatore Pillera e Salvatore Cappello.
Giuseppe Salvo negli anni riuscì così a diventare un boss temuto e rispettato. Il 18 dicembre 1990 Salvo venne arrestato insieme l'assessore al traffico Mariano Genovese, esponente del PSI: dietro di loro il sospetto che stessero mettendo le mani sui servizi di rimozione auto creando una società, la "Catania Soccorso", un business da almeno un miliardo e mezzo di lire l'anno. Tale episodio rimase nella storia essendo il primo reato documentato di "Mafia e Politica" in Italia e probabilmente in tutto il mondo[1][2]. Salvo venne anche accusato di appartenere a Cosa Nostra: secondo le indagini svolte dalle forze dell'ordine e ricostruzioni della stampa, avrebbe vantato da sempre buoni rapporti con il referente di Cosa Nostra catanese, Nitto Santapaola.
Detenuto nel carcere di Parma, lascia in mano le redini del clan ai figli maggiori: Giovanni Piero Salvo (accusato di strage insieme al cognato Filippo Passalacqua) e Massimiliano Salvatore Salvo.
Note
- ^ Catania, assessore in manette, su ricerca.repubblica.it, la Repubblica. URL consultato il 22 gennaio 2014.
- ^ Sì, a Catania comandano loro, su ricerca.repubblica.it, la Repubblica. URL consultato il 22 gennaio 2014.