Giuseppe Pensabene: differenze tra le versioni
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Nel [[1923]] si laurea in ingegneria presso la Regia Scuola di Applicazione per Ingegneri a Palermo. Successivamente, sempre a Palermo, ottiene anche il diploma in architettura. |
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Già dall'inizio dell'attività di Pensabene è da notare un netto distacco dalla linea d'insegnamento, che a Palermo è ancora improntata dall'opera di [[Ernesto Basile]]. Nel [[1927]] Pensabene partecipa con alcuni progetti alla Prima Mostra di Architettura Siciliana, dove si fa notare da [[Enrico Calandra]] come uno dei pochi a proporre un'architettura in rotta con la tradizione. Nel [[1929]] partecipa al concorso per la cattedrale di [[La Spezia]], senza però ottenere un riconoscimento ufficiale. Alcuni anni più tardi, nel [[1931]] è tra gli architetti siciliani che aderiscono al MIAR, con il quale partecipa alla Seconda Esposizione di Architettura Razionale. D'altronde è l'unico fra gli architetti siciliani a scrivere su [[Casabella]].<ref>Barbera, Paola: Architettura in Sicilia tra le due guerre. Palermo 2002, p. 242.</ref> Negli anni a seguire dal 1931 al [[1933]] è autore di alcuni articoli, nei quali riprende la polemica del MIAR contro l'''establishment'' accademico dominato da Piacentini e Calza Bini. Da collaboratore di Casabella e [[Quadrante]] nel [[1934]] passa il fronte degli avanguardisti più spietati per lavorare con le riviste di [[Ugo Ojetti]] e [[Telesio Interlandi]] ([[Quadrivio]] |
Già dall'inizio dell'attività di Pensabene è da notare un netto distacco dalla linea d'insegnamento, che a Palermo è ancora improntata dall'opera di [[Ernesto Basile]]. Nel [[1927]] Pensabene partecipa con alcuni progetti alla Prima Mostra di Architettura Siciliana, dove si fa notare da [[Enrico Calandra]] come uno dei pochi a proporre un'architettura in rotta con la tradizione. Nel [[1929]] partecipa al concorso per la cattedrale di [[La Spezia]], senza però ottenere un riconoscimento ufficiale. Alcuni anni più tardi, nel [[1931]], è tra gli architetti siciliani che aderiscono al MIAR, con il quale partecipa alla Seconda Esposizione di Architettura Razionale. D'altronde è l'unico fra gli architetti siciliani a scrivere su [[Casabella]].<ref>Barbera, Paola: Architettura in Sicilia tra le due guerre. Palermo 2002, p. 242.</ref> Negli anni a seguire, dal 1931 al [[1933]], è autore di alcuni articoli, nei quali riprende la polemica del MIAR contro l'''establishment'' accademico dominato da Piacentini e Calza Bini. Da collaboratore di Casabella e [[Quadrante]] nel [[1934]] passa il fronte degli avanguardisti più spietati per lavorare con le riviste di [[Ugo Ojetti]] e [[Telesio Interlandi]] ([[Quadrivio (rivista)|Quadrivio]], [[Il Tevere]]) abbracciando una posizione nettamente più conservatrice, cioè vicina alla politica di architettura del regime promossa soprattutto da [[Marcello Piacentini]]. |
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== Scritti == |
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* Libro giallo dell'architettura italiana (pubblicato dal 16 |
* Libro giallo dell'architettura italiana (pubblicato dal 16 dicembre 1932 al 6 gennaio 1933 nel giornale 'Il Tevere' |
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* Sabaudia. In: Casabella, 7.1933/10, pp. 30-35 |
* Sabaudia. In: Casabella, 7.1933/10, pp. 30-35 |
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* Significato estetico del razionalismo. In: Quadrante, 1.1933/1, pp. 6-7. |
* Significato estetico del razionalismo. In: Quadrante, 1.1933/1, pp. 6-7. |
Versione delle 20:22, 12 set 2012
Giuseppe Pensabene (Palermo, 1898 – Roma, 1968) è stato un architetto italiano.
Biografia
Nel 1923 si laurea in ingegneria presso la Regia Scuola di Applicazione per Ingegneri a Palermo. Successivamente, sempre a Palermo, ottiene anche il diploma in architettura.
Già dall'inizio dell'attività di Pensabene è da notare un netto distacco dalla linea d'insegnamento, che a Palermo è ancora improntata dall'opera di Ernesto Basile. Nel 1927 Pensabene partecipa con alcuni progetti alla Prima Mostra di Architettura Siciliana, dove si fa notare da Enrico Calandra come uno dei pochi a proporre un'architettura in rotta con la tradizione. Nel 1929 partecipa al concorso per la cattedrale di La Spezia, senza però ottenere un riconoscimento ufficiale. Alcuni anni più tardi, nel 1931, è tra gli architetti siciliani che aderiscono al MIAR, con il quale partecipa alla Seconda Esposizione di Architettura Razionale. D'altronde è l'unico fra gli architetti siciliani a scrivere su Casabella.[1] Negli anni a seguire, dal 1931 al 1933, è autore di alcuni articoli, nei quali riprende la polemica del MIAR contro l'establishment accademico dominato da Piacentini e Calza Bini. Da collaboratore di Casabella e Quadrante nel 1934 passa il fronte degli avanguardisti più spietati per lavorare con le riviste di Ugo Ojetti e Telesio Interlandi (Quadrivio, Il Tevere) abbracciando una posizione nettamente più conservatrice, cioè vicina alla politica di architettura del regime promossa soprattutto da Marcello Piacentini.
Scritti
- Libro giallo dell'architettura italiana (pubblicato dal 16 dicembre 1932 al 6 gennaio 1933 nel giornale 'Il Tevere'
- Sabaudia. In: Casabella, 7.1933/10, pp. 30-35
- Significato estetico del razionalismo. In: Quadrante, 1.1933/1, pp. 6-7.
- Può oggi esistere l’architettura? Palermo 1930
- La razza e la civiltà. Roma 1939
- La razza e le arti figurative. Roma 1939
Bibliografia
Barbera, Paola: Architettura in Sicilia tra le due guerre. Palermo 2002, pp. 241-243.
Note
- ^ Barbera, Paola: Architettura in Sicilia tra le due guerre. Palermo 2002, p. 242.