Atenodoro (comandante isaurico): differenze tra le versioni

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== Biografia ==
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Sotto il regno dell'imperatore [[Zenone (imperatore)|Zenone]], egli stesso un isaurico, Atenodoro fece parte del [[Senato di Costantinopoli]]. Quando Zenone morì senza eredi nel [[491]], suo fratello [[Longino (console 486)|Longino]] non ereditò il trono a causa dell'influenza dell'imperatrice vedova [[Ariadne]], la quale scelse come successore [[Anastasio I Dicoro|Anastasio I]]. Longino fomentò una rivolta degli Isaurici presenti a Costantinopoli per far valere i propri diritti dinastici, ma Anastasio soppresse la rivolta, bandì Longino in Egitto ([[492]]) e cacciò gli Isaurici dalla capitale; tra coloro che furono obbligati ad allontanarsi c'era anche Atenodoro, che però raggiunse [[Longino di Cardala]] in Isauria e continuò la ribellione.
Sotto il regno dell'imperatore [[Zenone (imperatore)|Zenone]], egli stesso un isaurico, Atenodoro fece parte del Senato di [[Costantinopoli]]. Quando Zenone morì senza eredi nel [[491]], suo fratello [[Longino (console 486)|Longino]] non ereditò il trono a causa dell'influenza dell'imperatrice vedova [[Ariadne]], la quale scelse come successore [[Anastasio I Dicoro|Anastasio I]]. Longino fomentò una rivolta degli Isaurici presenti a Costantinopoli per far valere i propri diritti dinastici, ma Anastasio soppresse la rivolta, bandì Longino in Egitto ([[492]]) e cacciò gli Isaurici dalla capitale; tra coloro che furono obbligati ad allontanarsi c'era anche Atenodoro, che però raggiunse [[Longino di Cardala]] in Isauria e continuò la ribellione.


I due, insieme al governatore provinciale dell'Isauria [[Lilingis]], che era fratellastro del defunto generale e ribelle isaurico [[Illo (generale)|Illo]], raccolsero un esercito di 15.000 uomini e marciarono sulla capitale, ma furono sconfitti nella [[battaglia di Cotyaeum]] dalle truppe lealiste guidate dai generali [[Giovanni (console 499)|Giovanni]] ''Gibbo'' e [[Giovanni Scita]]: Lilingis cadde in battaglia, mentre Atenodoro e Longino si rifugiarono tra le imprendibili montagne dell'Isauria e continuarono la ribellione.
I due, insieme al governatore provinciale dell'Isauria Lilingis, che era fratellastro del defunto generale e ribelle isaurico [[Illo (generale)|Illo]], raccolsero un esercito di 15.000 uomini e marciarono sulla capitale, ma furono sconfitti nella [[battaglia di Cotyaeum]] dalle truppe lealiste guidate dai generali [[Giovanni (console 499)|Giovanni]] ''Gibbo'' e [[Giovanni Scita]]: Lilingis cadde in battaglia, mentre Atenodoro e Longino si rifugiarono tra le imprendibili montagne dell'Isauria e continuarono la ribellione.


Nel [[497]], però, Giovanni Scita riuscì a catturare i generali ribelli e li fece giustiziare a [[Tarso (Asia Minore)|Tarso]], mandando poi le loro teste all'imperatore che le fece affiggere su dei pali nel luogo detto ''Sycae'', affinché la vista ripagasse i cittadini di Costantinopoli delle vicissitudini sofferte.
Nel [[497]], però, Giovanni Scita riuscì a catturare i generali ribelli e li fece giustiziare a [[Tarso (Asia Minore)|Tarso]], mandando poi le loro teste all'imperatore che le fece affiggere su dei pali nel luogo detto ''Sycae'', affinché la vista ripagasse i cittadini di Costantinopoli delle vicissitudini sofferte.
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== Bibliografia ==
== Bibliografia ==
* [[Marcellino Comes]], ''Chronicon'', a. c. 497 ([http://www.thelatinlibrary.com/marcellinus2.html online]).
* [[Marcellino Comes]], ''Chronicon'', a. c. 497 ([http://www.thelatinlibrary.com/marcellinus2.html online]).
* [[Alexander Demandt]], ''Die Spätantike. Römische Geschichte von Diocletian bis Justinian. 284 – 565 n. Chr.'' (= ''Handbuch der Altertumswissenschaft'', Abteilung 3: ''Alter Orient, Griechische Geschichte, Römische Geschichte.'' Teil 6). C. H. Beck, München 1989, ISBN 3-406-44107-6, p. 191.
* [[Alexander Demandt]]: ''Die Spätantike. Römische Geschichte von Diocletian bis Justinian. 284 – 565 n. Chr.'' (= ''Handbuch der Altertumswissenschaft'', Abteilung 3: ''Alter Orient, Griechische Geschichte, Römische Geschichte.'' Teil 6). C. H. Beck, München 1989, ISBN 3-406-44107-6, p. 191.
* Karl Feld, ''Barbarische Bürger: Die Isaurier und das Römische Reich'', De Gruyter], Berlin 2005, ISBN 3-11-018899-6, p. 332 e ss. (= Millennium-Studien, Band 8).
* Karl Feld, ''Barbarische Bürger: Die Isaurier und das Römische Reich'', De Gruyter], Berlin 2005, ISBN 3-11-018899-6, p. 332 e ss. (= Millennium-Studien, Band 8).
* Gerard Friell, Stephen Williams, ''The Rome That Did Not Fall: the survival of the East in the fifth century.'' Routledge 1999, ISBN 0-415-15403-0, p. 199.
* Gerard Friell, Stephen Williams: ''The Rome That Did Not Fall: the survival of the East in the fifth century.'' Routledge 1999, ISBN 0-415-15403-0, p. 199.
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[[Categoria:Isaurici]]
[[Categoria:Isauria]]

Versione delle 14:33, 24 mag 2024

Atenodoro (in greco antico: Λογγῖνος ὀ φαλακρὸς?; latino: Athenodorus iunior; ... – Tarso, 497) è stato un politico e militare romano di origine isaurica, famoso per la sua ribellione contro l'imperatore Anastasio I.

Biografia

Sotto il regno dell'imperatore Zenone, egli stesso un isaurico, Atenodoro fece parte del Senato di Costantinopoli. Quando Zenone morì senza eredi nel 491, suo fratello Longino non ereditò il trono a causa dell'influenza dell'imperatrice vedova Ariadne, la quale scelse come successore Anastasio I. Longino fomentò una rivolta degli Isaurici presenti a Costantinopoli per far valere i propri diritti dinastici, ma Anastasio soppresse la rivolta, bandì Longino in Egitto (492) e cacciò gli Isaurici dalla capitale; tra coloro che furono obbligati ad allontanarsi c'era anche Atenodoro, che però raggiunse Longino di Cardala in Isauria e continuò la ribellione.

I due, insieme al governatore provinciale dell'Isauria Lilingis, che era fratellastro del defunto generale e ribelle isaurico Illo, raccolsero un esercito di 15.000 uomini e marciarono sulla capitale, ma furono sconfitti nella battaglia di Cotyaeum dalle truppe lealiste guidate dai generali Giovanni Gibbo e Giovanni Scita: Lilingis cadde in battaglia, mentre Atenodoro e Longino si rifugiarono tra le imprendibili montagne dell'Isauria e continuarono la ribellione.

Nel 497, però, Giovanni Scita riuscì a catturare i generali ribelli e li fece giustiziare a Tarso, mandando poi le loro teste all'imperatore che le fece affiggere su dei pali nel luogo detto Sycae, affinché la vista ripagasse i cittadini di Costantinopoli delle vicissitudini sofferte.

Bibliografia