Piscicelli (famiglia): differenze tra le versioni

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La famiglia si è estinta in due famiglie che ne portano il nome: verso la fine del XVII secolo nei de Vito Piscicelli e nel XIX secolo nei Piromallo Capece Piscicelli<ref>{{Cita|Della Monica (1998)|p. 294}}.</ref>.
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== Note ==
== Note ==

Versione delle 12:57, 3 feb 2023

Piscicelli
Di rosso alla banda cuneata d'oro e d'azzurro, accostata nel capo da un lambello d'oro a tre pendenti.
Stato Impero bizantino
Regno di Sicilia
Regno di Napoli
Regno delle Due Sicilie
Titoli Viceré (non ereditario)
Cardinale (non ereditario)
Duca
Barone
Signore
Data di fondazioneVIII secolo
Data di estinzioneXIX secolo
Confluita inde Vito Piscicelli
Piromallo Capece Piscicelli
Etniaitaliana

I Piscicelli sono una famiglia nobile italiana, che ha esercitato un ruolo politico e militare preminente nella storia del Regno di Napoli, estinta nelle famiglie de Vito Piscicelli e Piromallo Capece Piscicelli[1].

Storia

Le prime notizie della famiglia risalgono all'età del Ducato bizantino (VIII-XI secolo), quando è attestata tra le famiglie magnatizie napoletane[2]. Il suo primo esponente documentato è Leodoro, nel 977 generale della cavalleria dell'imperatore Basilio II (976-1025)[3].

Successivamente, con l'instaurarsi del potere normanno degli Altavilla, sotto i regni di Ruggero II (1130-1154) e Guglielmo il Buono (1166-1189), la famiglia affermò la sua presenza con l'impegno militare nella lotta contro l'offensiva saracena, in ruoli diplomatici relativi al rapporto con il papato, nell'assetto istituzionale come consiglieri del Regno e nell'esercizio della carica arcivescovile[4].

Il suo peso politico venne ribadito anche dopo l'ascesa al potere degli Svevi con l'imperatore Enrico VI (1195-1197)[4].

La famiglia raggiunse poi la massima rilevanza nell'età angioina ed aragonese (1266-1495), quando vari suoi componenti esercitarono ruoli di potere sia militari che sociali e politico-istituzionali: lungo tutto quest'arco di tempo vari Piscicelli furono in stretto rapporto personale con i sovrani, fecero parte del consiglio della Corona ed esercitarono cariche di comando territoriale e di governo ecclesiastico[4].

Nel XVI secolo, con il passaggio sotto la sovranità spagnola, venne meno l'autonomia politica del Regno. Vari membri della famiglia rimasero attivi nelle vicende del tempo, partecipando alle campagne dell'imperatore Carlo V in Italia e in Ungheria e segnalandosi durante il regno di Filippo II, nelle guerre contro gli stati barbareschi della costa africana e nelle Fiandre[5]. Successivamente, col protrarsi dell'amministrazione vicereale spagnola, la famiglia ridusse la sua presenza pubblica, proseguendo privatamente nei luoghi dove avevano sede i suoi interessi e le sue proprietà[6].

La famiglia nel corso della sua storia ha annoverato 3 viceré, 8 tra cardinali e vescovi e 40 feudi in Abruzzo, Calabria e Campania[7].

La famiglia si è estinta in due famiglie che ne portano il nome: verso la fine del XVII secolo nei de Vito Piscicelli e nel XIX secolo nei Piromallo Capece Piscicelli[8].

È d'uso che la famiglia de Vito Piscicelli venga chiamata anche semplicemente Piscicelli[9][10].

Note

  1. ^ Alighieri (1303-1308), trattato IV, cap. XXIX; Della Monica (1998), pp. 292-296; Devitopiscicelli.it; Nobili-napoletani.it.
  2. ^ Schipa (1925), 1ª parte, pp. 5-6, nota 2.
  3. ^ Campanile (1680), p. 271; Candida Gonzaga (1875), vol. 5, pp. 143-147; De Lellis (1663), p. 31; Summonte (1640), p. 305 (il volume del Summonte reperibile in Google Books è tratto da quello conservato presso la Biblioteca Nazionale di Napoli, che è mancante delle pagine da 305 a 308, presenti invece in quello presso la Biblioteca Nazionale Centrale di Roma).
  4. ^ a b c Campanile (1680), pp. 270-284; De Lellis (1663), pp. 27-58; Mazzella (1601), pp. 644-646.
  5. ^ Campanile (1680), p. 278; De Lellis (1663), p. 46.
  6. ^ Storia della famiglia, su Piscicelli.it.
  7. ^ Campanile (1680), pp. 270-284; Candida Gonzaga (1875), vol. 5, pp. 143-147; De Lellis (1663), pp. 27-58; Mazzella (1601), pp. 644-646.
  8. ^ Della Monica (1998), p. 294.
  9. ^ Conferimento della medaglia d'oro al valor militare a Maurizio Piscicelli (Maurizio de Vito Piscicelli), su quirinale.it. URL consultato il 28 gennaio 2023.
  10. ^ Regno d'Italia, Comando Supremo, Bollettino del 28 aprile 1943 n. 1068, citazione di Oderisio Piscicelli (Oderisio de Vito Piscicelli).

Bibliografia

  • Dante Alighieri, Convivio, Firenze, 1303-1308, ISBN non esistente.
  • Filiberto Campanile, Dell'armi, overo insegne dei nobili, 3ª ed., Napoli, Stamperia Antonio Gramignani, 1680, ISBN non esistente.
  • Berardo Candida Gonzaga, Memorie delle famiglie nobili delle province meridionali d'Italia, vol. 5 e 6, Bologna, Arnaldo Forni Editore, 1875, ISBN non esistente.
  • Carlo De Lellis, Discorsi delle famiglie nobili del Regno di Napoli, vol. 2, Napoli, Giovanni Francesco Paci, 1663, ISBN non esistente.
  • Scipione Mazzella, Descrittione del Regno di Napoli, Napoli, Giovanni Battista Cappello, 1601, ISBN non esistente.
  • Nicola della Monica, Le grandi famiglie di Napoli, 1ª ed., Roma, Newton Compton, 1998, ISBN 88-8183-789-7.
  • Michelangelo Schipa, Nobili e popolani in Napoli nel Medioevo in rapporto all'amministrazione municipale, vol. 83 (serie 7, vol. 3), n. 1 (313), Archivio Storico Italiano, 1925, ISBN non esistente.
  • Giovanni Antonio Summonte, Dell'historia della città, e Regno di Napoli, vol. 3, Napoli, Francesco Savio, 1640, ISBN non esistente.

Voci correlate

Collegamenti esterni

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