Società Umanitaria

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La Società Umanitaria è un istituto filantropico fondato a Milano nel 1893 mediante un lascito da Prospero Moisè Loria.

Storia

Agli inizi del XX secolo vengono realizzati due quartieri modello in altrettante zone della allora periferia sud di Milano, via Solari e nord, viale Lombardia. Entrambi occupano un'area rettangolare e un corpo continuo di 12 palazzi collegati tra loro e posizionati sul perimetro esterno lasciando, al suo interno, un vasto cortile ricco di piante e giardinetti recintati, ideale per la vita sociale dei nuclei familiari. Ogni quartiere comprende 200 appartamenti circa di diversa superficie, dal monolocale ai tre locali.
Caratteristica "rivoluzionaria" dell'epoca, stante la destinazione d'uso popolare, la presenza interna per ogni appartamento di un piccolo vano di servizi provvisto di WC, lavandino e colonna diretta alle cantine per l'espulsione dei rifiuti. È noto infatti che le case popolari fino ad allora, dette di ringhiera, avevano un unico servizio igienico alla turca con lavandino per ogni piano e lungo ogni ringhiera quindi di uso comune per diversi appartamenti. La Società Umanitaria viene citata da Carlo Emilio Gadda nel suo La meccanica.

La Società Umanitaria è una delle istituzioni milanesi più longeve. Il suo sviluppo nasce dai sani principi di un solo uomo, Prospero Moisé Loria, il mecenate illuminato che nel lontano 1892 decise di devolvere il suo patrimonio (oltre dieci milioni di lire dell'epoca), affinché la costituenda Società Umanitaria si impegnasse in ogni modo per "aiutare i diseredati a rilevarsi da sé medesimi, procurando loro assistenza, lavoro ed istruzione e più in generale di operare per il migliore sviluppo educativo e socio-culturale in ogni settore della vita individuale e collettiva"[1].

Grazie alla collaborazione di politici impegnati e intellettuali (Turati, Caldara, Montemartini, in primis), donne coraggiose (Alessandrina Ravizza e Maria Montessori), professionisti capaci (i più grandi maestri artigiani del tempo, fra cui Mazzucotelli, Quadri, Ravasco, Gianotti), artisti di grido (da Toscanini a de Sabata), l'Umanitaria dal primo '900 entrò nella vita sociale e politica italiana, coniugando assistenza e lavoro, impegno sociale ed istruzione, progresso e formazione, emancipazione e cultura, e soprattutto trasformando "la semplice elemosina in fertile assistenza costruttiva"[2].

Basta elencare i temi portanti e le strutture innovative per farsiun'idea di quello che l'Umanitaria fu per Milano e per il resto d'Italia, imponendosi come un interlocutore istituzionale serio, affidabile, a cui fare riferimento e affidamento per qualsiasi problema che attinesse il campo sociale, educativo e assistenziale. Univoco il suo modus operandi: "anticipare, sperimentare, risolvere". Come ha sottolineato Enrico Decleva, quello era "un progetto legato alla convinzione che il perfezionamento delle abilità professionali abbia una influenza diretta e sensibilissima sulla condizione economica del lavoratore e alla parallela certezza che l'operaio qualificato, provetto, padrone assoluto dell'arte, è raramente insidiato dalla disoccupazione"[3].

Proprio per questa sua capacità di avvertire i problemi della gente, e risolverli facendosi carico di compiti sicuramente oltre le sue possibilità, il modello Umanitaria è davvero inimitabile: seppe dare vita all'edilizia popolare con annesse strutture educative (le case di bambini montessoriane, antesignane degli attuali asili nido condominiali), aprì i suoi spazi ai poveri, agli emarginati, ai disoccupati, istituendo corsi professionali (diurni e serali) di ogni tipo, creò case di lavoro e uffici di collocamento, realizzò scuole d'arti applicate all'industria (tra cui l'Università delle Arti Decorative di Monza, poi ISIA), finanziò la rete delle biblioteche popolari, predispose uffici agrari e cooperative in soccorso dei contadini, costituì in Italia e in Europa una serie di uffici d'emigrazione, pubblicò studi e ricerche su ogni aspetto del lavoro (disoccupazione, condizioni sanitarie, uffici di collocamento, alcoolismo, malattie del lavoro, etc).

Seguirono gli anni del fascismo al potere, il commissariamento prefettizio, i bombardamenti del 1943 (che ridussero il complesso edilizio tra via Daverio, via San Barnaba, via Pace e via Fanti ad oltre centoventimila metri cubi di macerie). Ma subito dopo ci fu la magnifica ricostruzione ad opera di Riccardo Bauer, il democratico tutto d'un pezzo, l'educatore civile, l'appassionato saggista che non ha mai disdegnato, anzi ha affrontato con passione qualsiasi problema: dall'educazione dei giovani all'educazione permanente degli adulti, dai problemi dell'emigrazione alle scuole professionali, dalle biblioteche popolari ai circoli del cinema, dal sistema carcerario ai problemi della pace.

«La ricostruzione di un ente come l'Umanitaria mi apparve come ben degno e prioritario compito e giustificante l'abbandono di una attività politica diretta - così ha poi ricordato Bauer -, anche se la necessità della azione politica ancora mi tenesse, ma concepita diversamente, come contributo ad una maturazione politica culturale e morale che di una reale democrazia non può non essere fondamento primo (...). Cominciai subito a studiare un piano che, partendo dalla miseranda situazione in atto, con una ricostruzione materiale degli edifici ridotti ad un completo sfasciume, passasse poi alla ricostruzione operativa della istituzione, che non poteva non avere un suo significato altissimo nella contingenza in cui il paese si trovava, dovendo affrontare problemi sociali di non facile soluzione. Pensavo ad un rifiorimento e ad un aggiornamento della antica e benemerita fondazione dedicata al progresso dei lavoratori e degli indigenti»[4].

Nonostante le difficoltà fiannziarie, il corpus di iniziative e strutturemesse in moto da Bauer è stato grandioso: dalla riapertura delle Scuole professionali (diurne e serali, di aggiornamento e specializzazione) alla rinascita della celebre Scuola del Libro (tra i docenti anche Bruno Munari), dalla pubblicazione del "Bollettino quindicinale dell'emigrazione" (un vero e proprio strumento di lavoro per gli uffici periferici a contatto diretto coi lavoratori desiderosi di emigrare, ma ancora «incapaci di costituirsi come organi di seria informazione perché assolutamente all'oscuro di ogni sicura notizia e quindi nell'impossibilità di compiere opera efficace»[5] ) alla rinascita del Centro di Studi Sociali, dai Corsi residenziali di educazione degli adulti alla rete di Centri Servizi Culturali attivati al Sud per conto della Cassa del Mezzogiorno (in Sardegna, sono ancora attivi quelli di Cagliari, Alghero, Carbonia-Iglesias) e, infine, negli anni '50, alla costituzione della Scuola Secondaria di Orientamento e Avviamento Professionale, primo esempio di una scuola media di preparazione al mondo del lavoro (poi confluita - negli anni '70 - in un istituto statale, l'ITSOS).

«L'Umanitaria viene riedificata - scriveva ancora Bauer nel 1947 -, avendo di mira complesse iniziative dirette alla preparazione sistematica di un concreto progresso sociale, affermando quella idea di armonica elevazione tecnica, morale e civile dei lavoratori che è anima della istituzione sin dalla sua origine . Ci basti dire che l'Umanitaria va a poco a poco risorgendo per essere ancora come un piccolo mondo al quale nessun problema relativo agli uomini che lavorano e vivono in società rimanga estraneo, nel quale si studino, si elaborino e si attuino in nuce tutte quelle provvidenze che valgano a rendere possibile un sostanziale elevamento, un sostanziale affinamento materiale e morale dei lavoratori di ogni categoria»[6]. Poi, l'onda lunga della contestazione colpisce al cuore l'Ente: Bauer è costretto a dimettersi, arriva un nuovo commissariamento, una legge statale revoca le prerogative formative, e le scuole passano alla Regione Lombardia. L'Umanitaria è costretta a rallentare, ma non si ferma. Piuttosto re-inventa il suo impegno sociale, da una parte dando vita a nuove forme di "assistenza", dall'altra potenziando il suo apparato culturale: negli anni '90 nasce la Fondazione Humaniter (centro di volontariato, solidarietà e tempo libero); si realizzano rassegne di teatro, musica, cinema, arte e poesia (la kermesse dell'Estate nei chiostri), completate da concorsi e borse di studio, e poi convegni, corsi di aggiornamento, mostre e pubblicazioni di libri. Insomma, si promuove e si diffonde una cultura della dialettica, del confronto, della partecipazione attiva (altre informazioni su www.umanitaria.it).

Ancora oggi rimane lo spirito indomito e pionieristico che - fedele allo spirito delle origini - non si lascia classificare, ma continuamente si trasforma e si rinnova in una Istituzione salda, vivace, sensibile, attenta ai cambiamenti dellasocietà, radicata nel territorio. A conferma di quanto affermava il presidente della Repubblica, Giuseppe Saragat, concludendo una visita del 26 ottobre 1965: "Consentite che il Capo dello Stato renda oggi solenne testimonianza di questa opera e vi ringrazi non solo per quello che avete fatto ma per quello che ancora farete in tutta concordia e generosità di intenti. Sul vostro esempio il paese davvero può essere sicuro del suo avvenire ed essere certo che la fiaccola da voi innalzata rischiarerà il cammino a quelli che seguiranno".

Scuola Umanitaria

Istituzione fondamentale dell'Umanitaria fu la Scuola Umanitaria per "arti e mestieri" ancor oggi nella storica sede di via Daverio, dietro il Palazzo di Giustizia di Milano. Da questa istituzione nacque, nel 1922, il famoso ISIA di Monza.
Oltre a ciò la Società Umanitaria creò nelle principali città italiane appositi Uffici del lavoro, al servizio appunto dei ceti più disagiati. Presidenti dell'istituzione furono l'avv. Luigi Majno, esponente della borghesia colta milanese, e poi il senatore Luigi Della Torre, banchiere attivo anche nella vita pubblica milanese, mentre Augusto Osimo si segnalava per due decenni di lavoro come direttore generale.

La Società Umanitaria fondata da Loria continua la sua attività perseguendo ancora l'originario scopo statutario, che è quello di "mettere i diseredati, senza distinzione, in condizione di rilevarsi da se medesimi, e di operare per l'elevazione professionale, intellettuale e morale dei lavoratori".

Note

  1. ^ "L'Umanitaria e la sua opera", Milano 1922.
  2. ^ "Il Modello Umanitaria", a cura di Massimo della Campa, Ed. Raccolto-Umanitaria, Milano 2003.
  3. ^ "Spazio ai caratteri. L'Umanitaria e la Scuola del Libro", a cura di Massimo della Campa e Claudio A. Colombo, Ed. Raccolto-Umanitaria, Milano, 2005.
  4. ^ "Il coraggio di cambiare. L'esempio di Riccardo Bauer", a cura di Arturo Colombo, FrancoAngeli, Milano 2002.
  5. ^ Claudio A. Colombo, "Il Bollettino Quindicinale dell'Emigrazione della Società campo d'affari per negrieri d'ogni risma»" in "La stampa di emigrazione italiana", a cura di Lorenzo Prencipe, rivista Studi Emigrazione, n.175, luglio-settembre 2009, CSER, Roma.
  6. ^ R. Bauer, "Del concetto moderno di assistenza sociale e di uncaratteristico istituto assistenziale: la Società Umanitaria", da "Rivista degli infortuni e delle malattie professionali", fasc. 4, ottobre-dicembre 1947.

Biografia

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