Siti archeologici di Bat, Al-Khutm e Al-Ayn

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Coordinate: 23°16′11.5″N 56°44′42″E / 23.269861°N 56.745°E23.269861; 56.745
 Bene protetto dall'UNESCO
Siti archeologici di Bat, Al-Khutm e Al-Ayn
 Patrimonio dell'umanità
TipoCulturali
Criterio(ii) (iv)
PericoloNon in pericolo
Riconosciuto dal1988
Scheda UNESCO(EN) Sites archéologiques de Bat, Al-Khutm et Al-Ayn
(FR) Sites archéologiques de Bat, Al-Khutm et Al-Ayn

I Siti archeologici di Bat, Al-Khutm e Al-Ayn sono un importante necropoli dell'Oman risalente al III millennio a.C. Dal 1988 sono uno dei patrimoni dell'umanità dell'UNESCO.

Descrizione

Gli studi svolti negli ultimi 15 anni hanno portato alla scoperta di numerosi insediamenti umani che si estendevano dal Golfo Persico al Golfo di Oman.

Bat

Il sito di Bat si trova all'interno di un palmeto. Già nel 3000 a.C. c'era un intenso commercio di rame (estratto in loco) e pietre (probabilmente di diorite) con i Sumeri[1]. Vari testi sumeri la chiamavano Dilmun, ad esempio l'epopea di Gilgamesh. È composto da oltre 100 tombe e da edifici circolari con un diametro di 20 metri, il cui uso è sconosciuto. Dal momento che gli edifici non hanno aperture verso l'esterno, è stata avanzata l'ipotesi che si trattasse di cisterne o silos, ma sono solo congetture[1].

Nel 1972 gli scavi svolti da una squadra danese guidata da Karen Frifelt dimostrarono che la città venne abitata ininterrottamente per 4000 anni.

Al-Khutm

Le rovine presenti ad Al-Khutm sono quelle del Forte di Pedra, una torre in roccia con un diametro di 20 metri. Si trova a 2 chilometri ad ovest di Bat.

Al-Ayn

Al-Ayn è una piccola necropoli. Dei tre è il sito in migliore stato di conservazione.

Si trova a 22 chilometri a est-sud-est di Bat.

Manutenzione

I siti non sono stati sottoposti a restauro o ad altro tipo di manutenzione prima della protezione da parte dell'UNESCO, e solo il loro isolamento ne ha permesso una sufficiente conservazione.

Attualmente i siti sono protetti dall'articolo 42 del regio decreto numero 6/80. Questo articolo comunque non prevede la sorveglianza dei siti, ed uno dei maggiori pericoli è quello degli abitanti locali che possono prendere materiale da costruzione dai siti archeologici[1].

Note

Collegamenti esterni

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