Santuario di Khoja Abu Nasr Parsa

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Santuario di Khoja Abu Nasr Parsa
StatoBandiera dell'Afghanistan Afghanistan
ProvinciaProvincia di Balkh
LocalitàBalkh
Religioneislamica
TitolareKhoja Abu Nasr Parsa
Stile architettonicoarchitettura timuride

Il santuario di Khoja Abu Nasr Parsa è un complesso sito nel parco centrale della città di Balkh, in Afghanistan. Si tratta di un significativo esempio di architettura timuride ed è simbolo dell'ultimo periodo di splendore che la città visse prima del suo declino.[1]

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Il santuario venne costruito attorno al 1460 ed è intitolato al noto teologo Khoja Abu Nasr Parsa, che si ritirò a Balkh dopo aver servito il sultano Husayn Bayqara.[1]

Il portale d'ingresso è fiancheggiato da due colonne ritorte e decorate con mosaici blu. Sul lato posteriore della facciata vi sono i ruderi di due minareti, mentre al di sopra vi è una cupola turchese a costoloni sormontata da un tamburo decorato con i versetti del Corano. All'interno della cupola vi è una camera ottagonale sostenuta da archi interni, e attraverso le finestre sul graticcio del tamburo filtra la luce, la quale esalta i toni rossi e blu delle decorazioni. La cupola venne restaurata a seguito di un terremoto avvenuto negli anni '90 del XX secolo.[2]

Alla destra del santuario vi è una madrasa moderna, mentre sul lato nordest del parco giace un arco, che è ciò che resta della seicentesca madrasa di Subhan Quli Khan. Dinanzi al santuario giace la tomba rivestita di piastrelle gialle della scrittrice Rabia Balkhi.[2]

Descrizione di Robert Byron[modifica | modifica wikitesto]

Il santuario viene descritto da Robert Byron ne La via per l'Oxiana:

«Il corpo dell'edificio è un ottagono di mattoni crudi, completamente celato da un'altra facciata con rivestimento di ceramica e due scintillanti colonne a tortiglione ai lati. La cupola a nervature, alta venticinque metri circa, si alza da dietro la facciata e appoggia sull'ottagono. Fra cupola e facciata sono stretti anche due minareti, egualmente posati sull'ottagono.
I colori della facciata si limitano al bianco, al celeste e al turchino, con tocchi discreti di nero. La mancanza del viola e di altri toni caldi produce quell'effetto argentato, che ci ha colpiti al nostro arrivo. L'effetto si prolunga nella cupola, le cui grosse nervature tonde sono ricoperte di sottili mattoni invetriati, di un turchese verdastro; in alto, dove lo smalto p consumato, le nervature sono bianche e sembrano spolverate di neve. Come le altre due cupole di questo tipo, a Herat e a Samarcanda, la cupola di Abu Nasr Parsa possiede un'orgogliosa monumentalità. Ma l'insieme dell'edificio è etereo e fiabesco. Sembra spinto verso l'alto da una forza sconosciuta. Il risultato è fantastico, a seconda delle luci di una bellezza a volte immateriale.»

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Clammer, p. 156.
  2. ^ a b Clammer, p. 157.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]