Renato Berardinucci

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Renato Berardinucci (Filadelfia, 1921Arischia, 11 giugno 1944) è stato un partigiano italiano. Medaglia d'oro al valor militare alla memoria.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Figlio di italiani emigrati nel Nord America, Berardinucci era tornato in Italia nel 1939 ed aveva frequentato il liceo a Pescara. Dopo l'8 settembre 1943, il giovane era entrato, tra i primi, nelle file della resistenza abruzzese. Si era impegnato soprattutto, grazie alla conoscenza della lingua, nel dare aiuto ai prigionieri anglo-americani fuggiti dai campi di concentramento. Berardinucci divenne presto comandante di una banda partigiana. Arrestato dai tedeschi e tradotto al comando tedesco di Arischia, il giovane partigiano fu condannato alla fucilazione insieme con tre suoi compagni. Quando i tedeschi ebbero allineati i condannati contro il muro del cimitero di Arischia, Berardinucci, come ricorda la motivazione della decorazione al valore, "non si dava per vinto, ma con un gesto di sublime follia, si scagliava armato soltanto della volontà e della fede contro il plotone di esecuzione": lui e Vermondo Di Federico rimasero uccisi, Giuseppe Padovano e Umberto Collepalumbo riuscirono invece a salvarsi[1].

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«A capo di una banda di partigiani ha strenuamente lottato contro le truppe tedesche finché catturato e messo al muro insieme ad altri compagni per essere passato per le armi non si dava per vinto, ma con un gesto di sublime follia, si scagliava armato soltanto della volontà e della fede contro il plotone di esecuzione. Col gesto disperato che gettava lo scompiglio nelle file dei carnefici, egli dava a se stesso la morte degli eroi, ai compagni la salvezza e la libertà. Cimitero di Arischia (L’Aquila), 11 giugno 1944.[2]»

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Marco Patricelli, Il partigiano americano : una storia antieroica della Resistenza, 2020, ISBN 979-12-80022-28-8, OCLC 1241709997. URL consultato il 3 giugno 2021.
  2. ^ Dettaglio decorato, su quirinale.it. URL consultato il 29 ottobre 2014..

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