Quintetto per pianoforte e archi (Schumann)

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Quintetto per pianoforte e archi
CompositoreRobert Schumann
Tonalitàmi bemolle maggiore
Tipo di composizionequintetto per pianoforte e archi
Numero d'opera44
Epoca di composizione1842
Prima esecuzione1843
DedicaClara Schumann
Durata media30 minuti
Organicopianoforte, due violini, viola, violoncello

Il Quintetto per pianoforte e archi in mi bemolle maggiore op. 44 è una composizione di Robert Schumann, composta fra il settembre e l'ottobre del 1842. È scritto per pianoforte e quartetto d'archi (due violini, viola e violoncello). Fu eseguito per la prima volta l'8 gennaio 1843 da musicisti dell'Orchestra del Gewandhaus di Lipsia e da Clara Schumann al pianoforte; a quest'ultima l'opera è dedicata[1].

Caratteristiche e fortuna dell'opera[modifica | modifica wikitesto]

Una prima versione del Quintetto conteneva un movimento intitolato Scena, che tuttavia Schumann cassò, seguendo un suggerimento del suo amico Mendelssohn, e sostituì con l'attuale Scherzo. Clara Schumann, dopo averla eseguita per la prima volta, annotò nel suo diario che la composizione le pareva «estremamente brillante ed efficace»[1].

La scrittura è caratterizzata dal fatto che il pianoforte e gli archi si trovano su un piano di parità, in modo da evitare ogni preminenza dello strumento a tastiera. Il primo tema del radioso movimento iniziale riappare nella coda del trionfante movimento finale, in una sorta di apoteosi. Il secondo movimento, una marcia funebre, si trova in voluto contrasto con i due movimenti estremi, mentre lo Scherzo è di carattere brillante. Il primo movimento contiene una citazione dalla Passione secondo Giovanni di Bach[1].

Wagner ne fu molto entusiasta: «Il vostro quintetto, carissimo Schumann, mi è piaciuto molto […] Vedo la strada che intendete seguire, la quale è anche la mia; codesta è l'unica possibilità di salvezza» (lettera del 25 febbraio 1843). Berlioz e Liszt furono più riservati nei confronti di quest'opera. Capolavoro romantico del genere, definito «superbo» dallo Einstein[2], il suo modello fu adottato da Brahms, Dvořák e César Franck.

Si tratta della più popolare fra le composizioni da camera del suo autore[1]. Estratti del secondo movimento sono regolarmente utilizzati per accompagnare le immagini del film Adolphe, di Benoît Jacquot, ispirato all'omonimo romanzo di Benjamin Constant.

Struttura[modifica | modifica wikitesto]

  1. Allegro brillante (mi bemolle maggiore, in 2/2).
  2. In modo d'una marcia, un poco largamente (in do minore, in 2/2)
  3. Scherzo: Molto vivace (in mi bemolle maggiore, in 6/8)
  4. Finale: Allegro ma non troppo (in mi bemolle maggiore, in 2/2)
  • Durata d'esecuzione: circa trenta minuti.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d Michael Struck-Schloen, note di copertina all'edizione discografica: Robert Schumann, Piano Concerto op. 54 - Piano Quintet op. 44, Maria João Pires (pianoforte), Augustin Dumay (violino I), Renaud Capuçon (violino II), Gérard Caussé (viola), Jian Wang (violoncello), Deutsche Grammophon, CD 4808732, 2014.
  2. ^ Einstein 2008, p. 122.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàVIAF (EN293468157 · BNF (FRcb13919000h (data)
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