Purismo (arte)

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Disambiguazione – Se stai cercando il movimento pittorico italiano del XIX secolo, vedi Purismo (pittura).
Kvarteret Bergsund di Torsten Jovinge (1931)

Il Purismo è una teoria estetica, nata da una critica al Cubismo, teorizzata da Amédée Ozenfant e Charles-Edouard Jeanneret (più noto con lo pseudonimo, che assumerà poco tempo dopo, di Le Corbusier). Il programma era stato reso noto attraverso il breve saggio Après le Cubisme ("Dopo il cubismo"), pubblicato nel 1918 all'indomani dell'Armistizio di Compiègne[1].

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Nell'ottobre del 1916 Le Corbusier era tornato a vivere a Parigi dove, tramite Auguste Perret, conobbe Ozefant con il quale qualche tempo dopo elaborerà l'estetica «machinista» e onnicomprensiva del purismo[2]. Ozenfant iniziò Le Corbusier alla sua nuova estetica pittorica che rigettava le astrazioni complesse del cubismo[3]. Gli aspetti teorici vennero approfonditi nella rivista L'Esprit Nouveau, fondata da Le Corbusier, Ozenfant e Paul Dermée, e pubblicata dal 1920 al 1925, e dal saggio "La peinture moderne" del 1925[4]. Radicato nella filosofia neoplatonica, il purismo aveva esteso i suoi interessi a tutte le forme di espressione plastica, dalla pittura al design, passando per l'architettura; era una teoria globale della civilizzazione che sosteneva la perfezione di tutto[2]. Per il Purismo l'espressione del nuovo ideale plastico è la macchina, con cui l'arte deve essere in sintonia con i tempi. Come viene detto nel primo numero di L'Esprit Nouveau:

«Nessuno nega oggi la bellezza che si sprigiona dalle creazioni della moderna industria. Le costruzioni e le macchine si costruiscono sempre più secondo proporzioni, giochi di volumi e materiali, in modo tale che esse sono delle vere e proprie opere d'arte, poiché implica il numero, cioè l'ordine»

La pittura sarebbe dovuta tornare ai canoni dell'antichità, per es. col ricorso alla sezione aurea. Nei dipinti dei Puristi, per la maggior parte nature morte, sono contenuti soprattutto oggetti meccanici resi con colori freddi e puri, quasi monocromi, e con un tocco impersonale.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (FR) Amédée Ozenfant e Charles-Edouard Jeanneret, Après le Cubisme, Paris, Edition des Commentaires, 1918. Riproduzione facsimile, con presentazione di Carlo Olmo, nell'edizione di Torino, Bottega d'Erasmo, 1975
  2. ^ a b Kenneth Frampton, Storia dell'architettura moderna, traduzione di M. De Benedetti e R. Poletti, Bologna, Zanichelli, 1992, p. 173.
  3. ^ (EN) Françoise Choay, Le Corbusier, Swiss architect, in Encyclopædia Britannica. URL consultato il 16 febbraio 2022. Ultimo aggiornamento del 23 dicembre 2021.
  4. ^ (FR) Amédée Ozenfant e Charles-Edouard Jeanneret, La peinture moderne, Paris, Cres & c., 1925.. Edizione in lingua italiana Sulla pittura moderna, traduzione di Irene Alessi, Milano, C. Marinotti, 2004, ISBN 88-8273-054-9.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàLCCN (ENsh85109192 · J9U (ENHE987007550905605171