Prigioniero

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Illustrazione di Francesco Scaramuzza raffigurante il Conte Ugolino con i suoi figli e nipoti imprigionati nella Torre della Muda (1859)

Un prigioniero è un soggetto che, per una serie di motivi, viene privato o si priva della propria libertà d'azione.[1] Solitamente il prigioniero sconta una o più pene la cui natura varia da contesto a contesto, come, ad esempio, la reclusione, i lavori forzati e la tortura.

Tipologie[modifica | modifica wikitesto]

Esistono vari tipi di prigioniero:

Effetti negativi della prigionia[modifica | modifica wikitesto]

Isolamento[modifica | modifica wikitesto]

Alcuni dei più gravi danni psicologici vengono subiti dai prigionieri quando sono costretti all'isolamento nelle celle di massima sicurezza per lunghi periodi poiché sottoposti a deprivazione sensoriale e impossibilitati a entrare in contatto con terzi. Questi periodi di tempo molto lunghi trascorsi in quasi totale solitudine possono portare alla depressione, disturbi del controllo degli impulsi, problemi di concentrazione e memoria, distorsioni della percezione, allucinazioni, forte ansia generalizzata, disturbi di panico, amnesia e a cambiamenti della fisiologia del cervello. In assenza di un contesto sociale che sia necessario per convalidare le percezioni del loro ambiente, i prigionieri diventano facilmente manipolabili, anormalmente sensibili ed eccessivamente vulnerabili all'influenza esercitata da coloro che li tengono sotto custodia. La connessione sociale e il supporto fornito dall'interazione con altri sono prerequisiti fondamentali per permettere al prigioniero di adattarsi in contesti in cui la reclusione dura a lungo. Chi vive in tali situazioni, tende a evitare il contatto con il prossimo: spesso i prigionieri, che sono inizialmente riluttanti all'idea di vivere in totale solitudine, iniziano a provare paura all'idea di entrare in relazione con gli altri. Possono diventare letargici e apatici e non essere più in grado di controllare la propria condotta quando vengono rilasciati dall'isolamento. Possono diventare in un certo modo succubi della struttura carceraria, che diventa per loro l'unico luogo in cui riescono a rimanere mentalmente stabili.[2]

I prigionieri isolati che hanno malattie mentali pre-esistenti sono più suscettibili a tali danni. Questi possono degenerare in comportamenti autolesionisti, o a tendenze suicide e alla psicosi.[2]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ prigionièro, su treccani.it. URL consultato il 15 luglio 2022.
  2. ^ a b (EN) Bruce A. Arrigo, Jennifer Leslie Bullock, The Psychological Effects of Solitary Confinement on Prisoners in Supermax Units, in International Journal of Offender Therapy and Comparative Criminology, novembre 2007.

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