Peel Trident

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Peel Trident
Una Peel Trident del 1965
Descrizione generale
Costruttorebandiera Peel Engineering Company
Tipo principaleMicrocar
Produzionedal 1965 al 1966
Sostituisce laPeel P50
Sostituita daPeel Viking
Esemplari prodotti82[1]
Altre caratteristiche
Dimensioni e massa
Lunghezza1829 mm
Larghezza1067 mm
Massa90 kg
Altro
Auto similiIso Isetta

La Peel Trident era una microcar biposto costruita dalla Peel Engineering Company, casa automobilistica dell'Isola di Man, nata per sostituire la P50. Adottava lo stesso telaio e la stessa meccanica, ma era meglio rifinita, oltre che più grande, per via della forma allargata che le permetteva di portare due persone con discreta comodità. A differenza della P50, non si accedeva da un normale sportello, ma bisognava aprire la cupola in plexiglas.

Specifiche tecniche[modifica | modifica wikitesto]

La Trident utilizzava lo stesso motore DKW due tempi da 49 cm³ e 4,5 cv di potenza della P50 e, come quest'ultima, era accreditata di percorrenze di oltre 40 km/l (2,5 l/100 km) e lo stesso cambio meccanico a tre rapporti senza retromarcia. Tuttavia alcuni esemplari, su richiesta dei proprietari, montavano il più potente motore 99 cm³ della Triumph Tina.

Misurava 1,829 m di lunghezza e 1,067 m di larghezza, per un peso a vuoto di 90 kg (31 più della P50)[2].

Nel terzo millennio ricompare in tre versioni, "FUN" (a trazione elettrica), "GAS" (come l'originale), "ECO" (ibrida).

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (EN) Peel Microcars Archiviato il 7 febbraio 2009 in Internet Archive.
  2. ^ (EN) Peel Trident Archiviato il 15 maggio 2010 in Internet Archive.

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

  • (EN) Peel Engineering Company, su peel.hu. URL consultato il 27 agosto 2010 (archiviato dall'url originale l'11 agosto 2007).
  • (EN) Peel Microcars, su homepage.ntlworld.com. URL consultato il 27 agosto 2010 (archiviato dall'url originale il 30 ottobre 2007).
  • Sul sito ufficiale, su peelengineering.co.uk. URL consultato il 20 gennaio 2012 (archiviato dall'url originale il 18 febbraio 2012).
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