Neottolemo di Pario

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Neottolemo di Pario (Pario, metà III secolo a.C. – III secolo a.C.) è stato un poeta e grammatico greco antico.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

La datazione di Neottolemo è ricavabile dal fatto che sia citato da Aristofane di Bisanzio[1] per un'opera sulle glosse omeriche, il che ci riconduce alla seconda metà del III secolo a.C. Non è neppure sicuro che Neottolemo fosse accademico o peripatetico, come ipotizza qualche critico[2].

Opere[modifica | modifica wikitesto]

Durante la sua carriera letteraria, Neottolemo scrisse due poemi epici, uno riguardante le gesta di Dioniso (Διονυσιάς) e uno dal titolo incerto (forse 'Εριχϑονίας)[3], oltre che numerose opere grammaticali: Glossografia (Γλῶσσαι) in almeno tre libri, da cui derivò il soprannome "il Glossografo", Sugli epigrammi (Περί ἐπιγραμμάτων), Sui detti arguti (Περί ἀστεισμῶν)[4]. Quest'ultimo trattato era scritto presumibilmente in versi; né si può escludere che fosse in versi anche un altro scritto, intitolato forse Poetica (Περὶ ποιητικῆς), che fu la fonte d'ispirazione dell'Epistola ai Pisoni oraziana[4].

Pensiero[modifica | modifica wikitesto]

Del trattato Sulla poetica, a cui fa riferimento il commentatore di Orazio, Porfirione, sono stati scoperti, agli inizi del XX secolo importanti riassunti, e soprattutto critiche,[2][5] in un papiro ercolanese della Poetica dell'epicureo Filodemo di Gadara, pubblicato dal filologo classico Christian Jensen, nel 1918.[4][5][6]

Influenzato dalla scuola peripatetica,[5] Neottolemo distingue nella poesia il contenuto e la forma, che debbono armonicamente coniugarsi; quindi la poetica è formata da tre categorie: il primo è l'argomento (ποίησις) o il contenuto,[2] per il quale sono necessari la brevità e poi la chiarezza, il secondo è lo stile (ποίημα), con gli stessi requisiti invertiti, il terzo è la persona del poeta (ποιητής) o i pregi e difetti poetici,[2] per la quale la brevità e la chiarezza sono unite[4]. Nei poemi più vasti sono indispensabili anche lo splendore, la varietà, la gravità. Lo scopo della poesia deve essere quello di unire il diletto e l'educazione del lettore,[2] di procurare un beneficio e di deliziare, rappresentando la realtà, che non deve mai essere oltrepassata dalla creatività[4]. I critici e gli storici letterati hanno anche ipotizzato che Neottolemo difendesse la poesia epica contro Callimaco, però non tutti accolgono un'influenza di Orazio così forte nei riguardi di Neottolemo e nemmeno la sicura presenza dello schema tripartito poema-poesis-poeta[2]

Orazio aderì quasi completamente a questa dottrina caratterizzata da una formula eclettica, tra il pedagogismo e l'edonismo nel concetto dell'arte[4][2][5][7].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ A sua volta di citato da Eustazio, Ad Odysseam, XVII, 219, ed. 1817, righe 19-22.
  2. ^ a b c d e f g Neottolemo di Pario, in le muse, VIII, Novara, De Agostini, 1967, p. 261.
  3. ^ Forse un poema geografico sulla tripartizione della terraː cfr. M. Fantuzzi, Epici ellenistici, in K. Ziegler, L'epos ellenistico: un capitolo dimenticato della poesia greca, Bari, Levante, 1988, p. LXXV.
  4. ^ a b c d e f Neottolemo di Pario, in Enciclopedia Italiana, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. URL consultato l'11 aprile 2019.
  5. ^ a b c d Xenia, su books.google.it. URL consultato l'11 aprile 2019.
  6. ^ Storia delle poetiche occidentali, su books.google.it. URL consultato l'11 aprile 2019.
  7. ^ Il viatico della conoscenza nel «Carpe diem» di Orazio, su books.google.it. URL consultato l'11 aprile 2019.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • (DE) Ch. Jensen, Neopt. u. Horaz, in Abhandl. preuss. Akad. Wiss., n. 14, Philol. hist. Kl., 1918.
  • (DE) Ch. Jensen, Philodemos' "Uber die Gedichte", Berlino, Fünftes Buch, 1923.
  • (DE) E. Maass, IV (Epim.), in Aratea, Berlino, 1892.
  • (DE) A. Meineke, Analecta Alexandrina, Berlino, 1846.
  • A. Rostagni, Arte poetica di Orazio, Torino, 1930.
  • (DE) F. Susemihl, Gesch. d. gr. Lit. in d. Alex., I, Lipsia, 1891.
  • (DE) U. v. Wilamowitz, Hellen. Dichtung in des Zeit der Kallimachos, I, Berlino, 1924.
  • F. K. Willing, De Neoptolemi Pariani libello qui περι ποιητικῆς inscribitur, Lipsia, 1922.

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