Monumento ai martiri dell'Indipendenza

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Monumento ai martiri dell'Indipendenza
AutoreCarlo Monari
Data1868 circa
Materialegesso
Ubicazionecimitero monumentale della Certosa di Bologna, Bologna
Coordinate44°29′45.31″N 11°18′28.04″E / 44.49592°N 11.30779°E44.49592; 11.30779

Il monumento ai martiri dell'Indipendenza, opera del 1868 circa dello scultore bolognese Carlo Monari (1831-1918), ex volontario garibaldino che aveva preso parte alla battaglia di Mentana, si trova nell'abside della Sala delle Tombe del cimitero monumentale della Certosa di Bologna.

Rappresenta un leone ferito nell'atto di difendere la bandiera nazionale e ha lo scopo di "eternare la memoria" dei tanti bolognesi caduti durante i moti e le guerre risorgimentali. La realizzazione della scultura è stata incoraggiata dallo stesso principe Umberto, che, durante la sua visita a Bologna nell'aprile del 1868, aveva visto il bozzetto del monumento esposto nell'atrio dell'Archiginnasio.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Roberto Martorelli (a cura di), Certosa di Bologna. Guida, Argelato, Minerva, 2016, pp. 86-87
  • Carlo De Angelis, Architettura monumentale del cimitero della Certosa. Genesi e trasformazioni nel secolo XIX, in Giovanna Pesci (a cura di), La Certosa di Bologna. Immortalità della memoria, Bologna, Compositori, 1998, p. 173
  • Mirtide Gavelli, Roberto Martorelli, Epigrafi urbane e memorie cimiteriali a Bologna e nelle Romagne 1859-1911, in Claudia Collina, Fiorenza Tarozzi (a cura di), E finalmente potremo dirci italiani. Bologna e le estinte Legazioni tra cultura e politica nazionale 1859-1911, a cura dell'Istituto per i Beni artistici, culturali e naturali della Regione Emilia-Romagna, Bologna, Editrice Compositori, 2011, p. 320
  • Orlando Piraccini (a cura di), Monumenti tricolori. Sculture celebrative e lapidi commemorative del Risorgimento in Emilia e Romagna, Bologna, Editrice Compositori, 2012, pp. 88-89
  • Valeria Roncuzzi, Mauro Roversi Monaco, Bologna s'è desta! Itinerario risorgimentale nella città, Bologna, Minerva, 2011, pp. 240-241

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