Mondina

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Silvana Mangano, che impersona una mondina, in Riso amaro

«Saluteremo il signor padrone
per il male che ci ha fatto
che ci ha sempre maltrattato
fino all'ultimo momen'

Saluteremo il signor padrone
con la so' risera neta
pochi soldi in la cassetta
e i debit da pagar...»

Una mondina, o mondariso (dal verbo "mondare", pulire) era una lavoratrice stagionale delle risaie.
Il lavoro si svolgeva durante il periodo di allagamento dei campi, effettuato dalla fine di aprile agli inizi di giugno per proteggere le delicate piantine del riso dallo sbalzo termico tra il giorno e la notte, durante le prime fasi del loro sviluppo. Il lavoro consisteva nel trapianto in risaia delle piantine (trapiantè, in piemontese) e nella monda (mundè).

La monda

Il lavoro della monda, molto diffuso nell'Italia settentrionale, tra la fine del XIX secolo e gli inizi del XX secolo, consisteva nello stare per intere giornate con l'acqua fino alle ginocchia, a piedi nudi e con la schiena curva per togliere le erbacce infestanti che crescevano nelle risaie e che disturbavano la crescita delle piantine di riso.

Si trattava di un lavoro molto faticoso, riservato quindi a donne di bassa estrazione sociale, provenienti in genere dall'Emilia-Romagna, dal Veneto e dalla Lombardia, che prestavano la propria opera soprattutto nelle risaie delle province di Vercelli, Novara e Pavia.

L'abbigliamento consisteva in:

  • calze di filanca e fazzoletto tirato sul viso, a protezione contro le punture dei numerosi insetti infestanti questi ambienti palustri
  • cappello a larghe tese per riparo dal sole
  • calzoncini o mutandoni [1]

Rivendicazioni

Le condizioni di lavoro erano pessime: l'orario era pesante e la retribuzione delle donne era molto inferiore a quella degli uomini. Questo fece crescere il malcontento che, nei primi del '900 sfociò in agitazioni e in tumulti. La principale rivendicazione, ben riassunta dalla canzone Se otto ore son troppo poche, mirava a limitare ad otto ore la giornata lavorativa e riuscì ad ottenere alcuni risultati tra il 1906 e il 1909, quando interi comuni del vercellese approvarono regolamenti che accoglievano questa rivendicazione.

Popolarità

Questo lavoro ha sempre colpito l'immaginario popolare e ha ispirato molti canti popolari, oltre che opere letterarie e cinematografiche (come Riso amaro).

Note

Altri progetti

Bibliografia

  • F. Castelli, E. Jona, A. Lovatto, "Senti le rane che cantano. Canzoni e vissuti popolari della risaia", Donzelli (2005), ISBN 8879899430
  • M. Minardi, "La fatica delle donne. Storie di mondine", Ediesse (2005), ISBN 8823010829
  • B.Bassi, "La mia vita", Negretto, Mantova (2009), ISBN 9788895967158

Collegamenti esterni