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Magnitudine fotografica

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In astronomia la magnitudine fotografica di un corpo celeste è la sua magnitudine apparente valutata sulla base delle fotografie in cui viene ritratto[1]. Prima dell'avvento dei fotometri, la stima della magnitudine apparente di un oggetto veniva effettuata tramite le immagini di una fotocamera. Queste immagini, impresse su pellicola o su lastra, erano più sensibili alle onde blu dello spettro visibile rispetto all'occhio nudo o ai moderni fotometri. Di conseguenza, le stelle di colore blu erano valutate di magnitudine minore (cioè più brillanti) rispetto a quanto non risulti oggi sulla base della strumentazione più moderna. Invece, le stelle rosse apparivano più deboli e, quindi, veniva a loro assegnata una magnitudine maggiore rispetto a quanto non venga fatto oggi. Per esempio, la supergigante rossa variabile KW Sagittarii ha magnitudine fotografica da 11,0 a 13,2, ma oggi le viene assegnata una magnitudine apparente compresa fra 8,5 e 11.

Il simbolo per la magnitudine fotografica apparente è mpg, mentre il simbolo per la magnitudine assoluta fotografica, cioè della magnitudine assoluta valutata sulla base della luminosità del corpo nelle fotografie, è Mpg[2].

La magnitudine fotografica è oggi considerata una misura obsoleta.

  1. ^ lan MacRobert, The Stellar Magnitude System, in Astronomy Education. URL consultato il 3 marzo 2013 (archiviato dall'url originale il 27 giugno 2013).
  2. ^ Arthur P. Norton, Norton's Star Atlas, Cambridge (Mass.), Sky publishing corporation, 1973, p. 29, ISBN 0-85248-900-5.

Voci correlate

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