Lydia Piva

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Lydia Piva, o Lidia[1] (Rovigo, 20 giugno 1877Rovigo, 25 febbraio 1898), è stata una poetessa italiana.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Ultima figlia del generale Domenico Piva e di Carolina Cristofori, che era stata in rapporti epistolari e sentimentali con Giosuè Carducci, fu segnata dalla precoce perdita della madre. Appassionata di letteratura, compì studi classici nel Liceo classico Celio, per poi frequentare la facoltà di lettere a Padova. Compose numerose poesie, di cui recentemente è stata curata l’edizione critica: in esse prevalgono i temi della solitudine e dell'inquietudine esistenziale, del rimpianto per la madre, dell'amore per la natura, dell’infanzia derelitta e del sentimento di giustizia sociale, sul modello delle liriche di Ada Negri. Lydia Piva fu una delle prime donne socialiste del Polesine, grazie al fratello Vittorio Piva e all’incontro con il direttore didattico Vittorio Gottardi, e fu determinante per la maturazione politica dell’amatissimo fratello Gino Piva. Morì appena ventunenne, lasciando due taccuini di poesie, da cui fu tratto un florilegio postumo.

Note[modifica | modifica wikitesto]

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Lydia Piva, Rime postume, Rovigo, Minelli, 1898.
  • A.M. Mancini, Lydia Piva poetessa sconosciuta, in «Gazzettino», ed. Rovigo, 9 gennaio 1947.
  • L. Piva, Lettere al fratello Gino. Poesie edite e inedite, a cura di Antonello Nave, in Aa.Vv., Arciduchesse, scienziate, educatrici e letterate nel Polesine tra XVIII e XIX secolo. Il travagliato cammino dell’emancipazione femminile («Studi Polesani», VI, 2013-2014, 7-8), Rovigo, Minelliana, 2014, pp. 87-269.
  • A. Nave, Lydia Piva. Dove l'amore non sorride, in «Padova e il suo territorio», XXIX, 167 (febbraio 2014), pp. 24-27
  • A. Nave, “Io resto tra i ribelli”. Lydia Piva tra poesia e socialismo 1895-1898, in F. Agostini-G. Silvano (a cura di), Salute pubblica in Polesine. La medicina al tempo di Nicola Badaloni medico condotto a Trecenta 1878-1943, Rovigo, Minelliana, 2018, pp. 325-331.