Laudi alla Vergine Maria

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Laudi alla Vergine Maria
CompositoreGiuseppe Verdi
Tipo di composizioneMusica sacra
Epoca di composizione1890
Prima esecuzioneOpéra di Parigi, Parigi, 7 aprile 1898
Durata media5.30 minuti circa
Organicocoro di soprani e contralti a cappella

Le Laudi alla Vergine Maria sono una composizione di carattere sacro scritta dal musicista italiano Giuseppe Verdi e facente parte della raccolta denominata Quattro pezzi sacri, composta dal maestro bussetano verso gli ultimi anni della sua vita.

Caratteristiche e Storia[modifica | modifica wikitesto]

L'opera fu composta per coro di soprani e contralti a cappella, in italiano, su versi tratti dal Canto XXXIII del Paradiso di Dante, intorno al 1890, ed ebbe la sua anteprima mondiale a Parigi nel 1898. Verdi fece dell'intelligibilità del testo dantesco una priorità, seguendo un'impostazione largamente omofonica e segnando la fine di ogni terzina con una cadenza. Il maestro compose inizialmente le Laudi come un lavoro per un soprano, un secondo soprano, un contralto ed un secondo contralto, come è stato eseguito a Parigi. Tuttavia, dalla prima di Vienna, nel 1898, è stata generalmente eseguita da un coro a quattro parti di donne.

Testo[modifica | modifica wikitesto]

Il testo si basa su alcuni versi del Canto XXXIII del Paradiso di Dante, musicati intorno al 1890.

Carattere dei versi[modifica | modifica wikitesto]

I versi dal Canto XXXIII del Paradiso di Dante Alighieri, il canto finale della Commedia, narrano del pellegrino Dante e della sua guida, San Bernardo di Chiaravalle nell'Empireo, al di là del mondo terreno. San Bernardo prega la Vergine Maria, a nome di Dante, che gli sia concessa la visione dei misteri ultimi di Dio. La sua preghiera ha inizio con tre verità teologiche: "Vergine madre, figlia del tuo Figlio, / Umile ed alta più che creatura ..."

Versi cantati[modifica | modifica wikitesto]

Vergine madre, figlia del tuo Figlio,
Umile ed alta più che creatura,
Termine fisso d'eterno consiglio,

Tu se' colei che l'umana natura
Nobilitasti sì, che 'l suo Fattore
Non disdegnò di farsi sua fattura.

Nel ventre tuo si raccese l'amore
Per lo cui caldo nell'eterna pace
Così è germinato questo fiore.

Qui se' a noi meridïana face
Di caritate, e giuso, intra i mortali,
Se' di speranza fontana vivace.

Donna, se' tanto grande e tanto vali,
Che qual vuol grazia ed a te non ricorre,
Sua disïanza vuol volar senz'ali.

La tua benignità non pur soccorre
A chi domanda, ma molte fïate
Liberamente al dimandar precorre.

In te misericordia, in te pietate,
In te magnificenza, in te s'aduna
Quantunque in creatura è di bontate.

[Ave. Ave.][1]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Eduardo Rescigno, Vivaverdi: dalla A alla Z Giuseppe Verdi e la sua opera, Milano, Bur, 2012, pagina.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]