Kuhna Ark

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Kuhna Ark
Localizzazione
StatoBandiera dell'Uzbekistan Uzbekistan
RegioneKhiva
LocalitàKhiva
Coordinate41°22′43.99″N 60°21′28.57″E / 41.378887°N 60.357936°E41.378887; 60.357936
Informazioni generali
CondizioniIn uso
CostruzioneXII-XVII secolo
Inaugurazione1686
UsoMuseo
Realizzazione
CommittenteSovrani e khan di Khiva

Kuhna Ark è una fortezza sita all'interno della cittadella fortificata di Itchan Kala a Khiva in Uzbekistan.

La fortezza[modifica | modifica wikitesto]

La fortezza era la residenza dei sovrani di Khiva e venne eretta nel XII secolo da Ok Shihbobo, successivamente ampliata nel 1686 da Arang-khan.[1] Essendo una sede reale era munita di tutto il necessario come: l'harem, la zecca, le scuderie, l'arsenale, la moschea e la prigione (Zindon). Oggi l'edificio è un museo in cui vengono mostrati gli antichi ambienti.

La moschea estiva è del XIX secolo ed è decorata con piastrelle bianche e blu a motivi floreali, con un tetto rosso, arancione e oro.

La sala del trono all'aperto costruita nel 1816[1] mantiene uno spazio che secondo la tradizione è dedicato alla iurta.

Del 1657 è il bagno-Hammam costruito da Anush-khan.

Moschea d'estate[modifica | modifica wikitesto]

La moschea d'estate (1838) è caratterizzata dall'imponente architettura dell'Iwan, con sei colonne, il soffitto è molto colorato e le pareti ricoperte da piastrelle bianche e blu raffiguranti motivi geometrici e vegetali fatte in particolare da Abdullah Djin. L'Iwan è orientato a nord allo scopo di creare una zona fresca, il miḥrāb è esposto a sud e non verso la Mecca, come prescriverebbe la regola. La moschea è dedicata a Abū Bakr, secondo Califfo e compagno di Maometto.

Esterno della prigione

Prigione (Zindan)[modifica | modifica wikitesto]

La prigione (Zindan) si trova all'esterno dell'ingresso principale, sulla sinistra ed è costituita da due sale. Le condizioni di detenzione sono illustrate da due manichini e nella prima sala sono esposti oggetti per la tortura e per le esecuzioni capitali.

Sala del trono (Kourinich Khana)[modifica | modifica wikitesto]

La sala del trono (1804-1806) si compone di una grande stanza che si affaccia su un Iwan. Veniva utilizzata dal khan per le audizioni pubbliche. Il trono era posto in una nicchia a destra entrando nella stanza[2]. Il soffitto è decorato con motivi geometrici colorati.

L'Iwan è sostenuto da due colonne le cui basi sono incise nel marmo. Il soffitto è ricoperto da pannelli di legno dipinto, dove dominano i colori giallo e rosso. Le pareti vennero decorate, con maioliche dove il blu e il bianco sono predominanti, all'epoca del regno di Alla Kuli Khan. Le porte della sala del trono sono finemente lavorate. L'Iwan è orientato a nord per preservare la sala del trono dal calore eccessivo durante l'estate.

Nei mesi invernali le udienze si svolgevano in una iurta installata su una piattaforma circolare al centro del cortile che è circondato da edifici con portici.

Bastione Ak Cheikh Bobo[modifica | modifica wikitesto]

Il bastione Ak Cheikh Bobo (dello sceicco bianco) è l'edificio più antico di Khiva. Costruito nel XII secolo, prende il nome da un personaggio venerato, Moukhtar Vali, lo Sceicco bianco, che visse nel XIV secolo. Fu utilizzato come torre di guardia e arsenale per le munizioni. Oggi, offre una vista panoramica sulla città e sui suoi dintorni.

Galleria d'immagini[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b (EN) Kunya-Ark Citadel, Khiva, su advantour.com. URL consultato il 12 marzo 2017.
  2. ^ Quello esposto è solo una copia: l’originale si trova al museo Ermitage di San Pietroburgo. Non è stato trasferito in Uzbekistan nonostante le richieste del governo.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Bradley Mayhew, Mark Elliott, Tom Masters e John Noble, Asia centrale, Torino, Lonely Planet, 2014, p. 218, ISBN 978-88-5920-473-2.
  • Prisca Benelli e Claudio Deola, Uzbekistan, nelle steppe dell'Asia Centrale, Polaris, 2013, ISBN 978-88-6059-051-0
  • (FR) Markus Hattstein, Peter Dellus (dir.), Arts et Civilisations de l'Islam, éd. Könemann, 2000, ISBN 3-8290-2556-4
  • (FR) Luca Mozzati, L'Art de l'Islam, éd. Mengès, 2003, ISBN 2-8562-0432-5
  • (FR) Calum MacLeod, Bradley Mayhew, Ouzbékistan - Samarcande - Boukhara - Khiva, éd. Olizane, Genève, 2010, ISBN 978-2-88086-377-7

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]