Guido Guidi (meteorologo)

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Guido Guidi (Marino, 2 ottobre 1968) è un meteorologo e militare italiano, nel grado di tenente colonnello dell'Aeronautica Militare assegnato al Servizio Meteorologico dell'Aeronautica Militare e, dal 15 luglio 2011, iscritto all'Ordine dei Giornalisti del Lazio come pubblicista.[1]

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Volto noto delle trasmissioni televisive sulle previsioni meteorologiche[2] su Rai 1, Rai 2 e Rai 3 (Meteo1, Meteo2, Meteo3), in cui si alterna assieme ad altri suoi colleghi dell'Aeronautica, è una figura presente in vari gruppi di studio e convegni[3] o come esperto per la stampa.[4]

Ha partecipato nel 1996 alla 13ª Spedizione Italiana in Antartide e, con il CNMCA (Centro Nazionale di Meteorologia e Climatologia Aeronautica), a varie missioni in operazioni di mantenimento della pace per ONU e NATO.[5]

Con la sua collaborazione è nato negli anni 2000 il sito Climate Monitor, sui mutamenti climatici, che ha preso varie iniziative e interventi[6] e dove ha assunto posizioni scettiche nei confronti della corrente mainstream sui cambiamenti climatici di origine antropica (riscaldamento globale).

Nel 2016 gli è stato assegnato il Broadcast Meteorologist Award[7] nel corso dell'assemblea annuale dell'European Meteorological Society tenutasi nella città di Trieste.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Elenco iscritti, su odg.it. URL consultato il 30 agosto 2022.
  2. ^ ilgiornaledirieti.it. URL consultato il 4 settembre 2010 (archiviato dall'url originale il 9 novembre 2013).
  3. ^ camera.it;[collegamento interrotto] meteo.ing.unibo.it Archiviato il 30 settembre 2010 in Internet Archive.
  4. ^ avvenire.it: Archiviato il 19 aprile 2010 in Internet Archive. ilfoglio.it Archiviato il 6 aprile 2010 in Internet Archive.
  5. ^ Maggiore Guido Guidi, su festivalvillabasilica.it, 2008. URL consultato il 1º ottobre 2022 (archiviato dall'url originale il 29 maggio 2010).
  6. ^ meteogiornale.it; umfvg.org
  7. ^ (EN) Guido Guidi - 2016 EMS Broadcast Meteorologist Award, su European Meteorological Society. URL consultato il 1º ottobre 2022 (archiviato dall'url originale il 4 novembre 2019).

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]