Giuseppe Maria Bonomi

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Giuseppe Maria Bonomi (Milano, 1826Bergamo, 1893) è stato un avvocato e storico italiano, docente di diritto civile nel tempo in cui la facoltà di giurisprudenza di Pavia aveva sospeso i corsi.[1][2]

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Esperto in diritto delle acque[3], si devono alla sua penna alcune pubblicazioni, quali “Le acque dei territorj di Milano e Bergamo”[4] e “Sulle acque del Brembo[5], oltre a una "Memoria legale sulle Sorgenti Brembane e sulla loro deviazione a favore della Città di Milano" pubblicata dalla Deputazione Provinciale di Bergamo[6] e grazie alla quale, nel bel mezzo di quella che Antonio Stoppani definì l'Iliade Brembana, i Pubblici Reggitori della città di Milano si videro costretti a desistere dal tentativo di deviare le acque del bergamasco fiume Brembo a favore dell’acquedotto milanese[7].

Sempre alla sua penna, e allo studio dell'archivio della famiglia Martinengo Colleoni con la quale era imparentata sua moglie Laura Riccardi, si deve il volume “Il Castello di Cavernago e i Conti Martinengo Colleoni”[8] oltre a un “Elogio funebre del Conte Venceslao Martinengo Colleoni[9] e all’opuscolo “Il quadro di Tiziano della famiglia Martinengo Colleoni - Memorie storiche[10].

Per più di vent’anni è stato una figura di spicco nella città di Bergamo, dove ancora al termine del penultimo decennio dell'Ottocento presiedeva la Deputazione Provinciale, rivestiva il ruolo di Ispettore Provinciale degli Scavi e Monumenti di antichità, sedeva nel Consiglio Municipale e in quelli di varie altre istituzioni bergamasche.[11]

Nel 1864 si univa a Giuseppe Piccinelli - e ad altri loro parenti e conoscenti - nella costituzione della Società per la produzione del cemento e della Calce idraulica di Bergamo: quella stessa società cementiera che poi, dopo aver incorporato nel 1906 la cementeria di Nese dei fratelli Pesenti, acquisirà la denominazione di Italcementi; oltre a entrare nella relativa compagine, con i suoi due cognati Marco Ghirardelli e Francesco Riccardi sia come soci che come membri del consiglio di amministrazione, provvedeva con Giuseppe Piccinelli a redigerne lo statuto sociale[12].

Dopo aver ricevuto il cavalierato dell'Ordine della Corona d’Italia è morto nel 1893, nel Palazzo Bonomi già Casotti Albani di via Pignolo n. 70, a Bergamo, lasciando eredi il figlio Paolo Bonomi - avvocato, Gr. Ufficiale, On. Deputato al Parlamento del Regno d’Italia e a sua volta Presidente della Deputazione Provinciale - e il figlio Luigi, notaio.

Essendosi nel tempo libero dilettato di pittura, veniva annoverato tra i seguaci del bergamasco Giacomo Trecourt segnalandosi come “rimarchevoli alcuni suoi suggestivi paesaggi” e un autoritratto[13].

Opere[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Camillo Fumagalli, "La Italcementi. Origine e vicende storiche" ed. Italcementi Bergamo 1964, pag. 37.
  2. ^ Giancarlo Beltrame: “Giuseppe Piccinelli - tra imprenditorialità e impegno civico”, ed. Fondazione per la Storia Economica e Sociale di Bergamo, Bergamo 2009, pag. 38 (n).
  3. ^ Bortolo Belotti, La Storia di Bergamo e dei Bergamaschi”, VI, Bergamo, Banca Popolare di Bergamo, 1959, p. 478.
  4. ^ ed. Tip. Sonzogni, Bergamo 1871.
  5. ^ ed. Tip. S. Alessandro, Bergamo 1887.
  6. ^ in “Le Acque del Brembo e l'Acquedotto di Milano”, ed. Gaffuri e Gatti, Bergamo 1883.
  7. ^ cfr. Luigi Pelandi, “Attraverso le vie di Bergamo scomparsa -   Il Borgo di Pignolo”, ed. Poligrafiche Bolis, 1962, pag. 52.
  8. ^ Giuseppe Maria Bonomi, Il Castello di Cavernago e i Conti Martinengo Colleoni, Bergamo, Fratelli Bolis, 1884.
  9. ^ Giuseppe Maria Bonomi, Elogio Funebre del Conte Venceslao Martinengo Colleoni, Bergamo, Fratelli Bolis, 1885.
  10. ^ Giuseppe Maria Bonomi, Il Quadro di Tiziano della Famiglia Martinengo Colleoni, Bergamo, Stabilimento Fratelli Cattaneo successori di Gaffuri e Gatti,, 1886.
  11. ^ cfr. “Bergamo o sia Notizie Patrie Almanacco Scientifico-Artistico-Letterario per l'Anno 1988”, ed. Tip. Pagnoncelli, Bergamo 1887.
  12. ^ cfr. C. Fumagalli, “La Italcementi - cit”, pagg. 343 e ss. e G. Beltrame: “Giuseppe Piccinelli – cit.”, pag. 40.
  13. ^ così “I Pittori Bergamaschi dell’Ottocento” (ed. Bolis, Vol. I, pag. 26); ma cfr. anche Pelandi, “Attraverso le vie di Bergamo scomparsa -  cit.”, pag. 52.

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