Giovanni Cortasmeno

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Giovanni Cortasmeno (in greco Ἰωάννης Χορτασμένος?; intorno al 1370 – prima di giugno 1439) era un monaco bizantino e vescovo di Selimbria, che si distinse come bibliofilo, scrittore e insegnante.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Cortasmeno è documentato per la prima volta come notaio della cancelleria patriarcale nel 1391. Continuò a ricoprire questa carica fino al 1415 circa. A un certo punto divenne monaco, con il nome monastico di Ignatios. Alla fine fu nominato metropolita di Selimbria, carica che ricoprì fino al 1431[1].

Opere[modifica | modifica wikitesto]

Fervente bibliofilo, Cortasmeno si distingue sia come scrittore che come insegnante, annoverando tra i suoi allievi gli studiosi Marco di Efeso, Bessarione e Gennadio Scolario[1]. Fu autore di opere filologiche, storiche e filosofiche, nonché di almeno 56 lettere superstiti a vari letterati e all'imperatore Manuele II Palelogo[1]. Scrisse un'agiografia di Costantino il Grande e di Elena di Costantinopoli, commenti su Giovanni Crisostomo e Aristotele, un trattato sulla sillabazione, oltre a poesie[1].

È stato ipotizzato che abbia scritto un'opera storica, ora perduta, che copre il periodo tra la fine della storia dell'imperatore Giovanni VI Cantacuzeno e l'inizio del XV secolo, quando gli storici che scrissero dopo la caduta di Costantinopoli iniziarono le loro opere[1]. Herbert Hunger gli ha attribuito un resoconto anonimo dell'assedio ottomano di Costantinopoli nel 1394-1402, ma questo è stato confutato da Paul Gautier[1].

Biblioteca[modifica | modifica wikitesto]

Della biblioteca di Cortasmeno si conoscono almeno 24 manoscritti sopravvissuti[1], tra i quali spicca il Codex Aniciae Julianae di Dioscoride, che Cortasmeno fece restaurare e rilegare, aggiungendovi nel 1406 un indice e ampi scoli in greco minuscolo bizantino[2]. Sullo stesso problema, nel manoscritto di Diofanto[3] accanto al quale Fermat avrebbe poi scritto i suoi famosi marginalia (Ultimo teorema di Fermat), Cortasmeno scrisse: "La tua anima, Diofanto, sia con Satana a causa della difficoltà degli altri tuoi teoremi e in particolare del presente teorema[4]". " Nel 2013, il filologo e storico della matematica italiano Fabio Acerbi ha dimostrato che Cortasmeno non stava maledicendo Diofanto a causa dello stesso passaggio accanto al quale Fermat scrisse il suo teorema (II.8 ), ma per il ben più difficile II.7[5].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f g (EN) Alice-Mary Talbot, Chortasmenos, John, in Aleksandr Petrovič Každan (a cura di), The Oxford Dictionary of Byzantium, pp. 431–432, ISBN 0-19-504652-8.
  2. ^ (EN) Jules Janick e John Stolarczyk, Ancient Greek Illustrated Dioscoridean Herbals: Origins and Impact of the Juliana Anicia Codex and the Codex Neopolitanus, in Notulae Botanicae Horti Agrobotanici Cluj-Napoca, vol. 1, n. 40, maggio 2012, pp. 9-17, DOI:10.15835/nbha4017767.
  3. ^ Madrid, Biblioteca Nacional de España, 04678, XI sec., p. 74.
  4. ^ (EN) Judith Herrin, Margins and Metropolis: Authority across the Byzantine Empire, 2013, Princeton University Press.
  5. ^ (EN) Fabio Acerbi, Why John Chortasmenos Sent Diophantus to the Devil, in Greek, Roman and Byzantine Studies, vol. 53, n. 2, pp. 379–389, ISSN 0017-3916 (WC · ACNP).
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