Gioco del cucù

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Due bambine giocano al cucù, in un dipinto di Georgios Jakobides del 1895

Il gioco del cucù (noto anche come bubù-settete) è un gioco per bambini. Nel gioco, un giocatore nasconde il suo volto con le mani o un oggetto, poi lo mostra all'altro giocatore dicendo "cucù!".

Il gioco nella psicologia[modifica | modifica wikitesto]

Il gioco del cucù è studiato dagli psicologi dello sviluppo per dimostrare l'incapacità di un bambino di capire la permanenza dell'oggetto, che costituisce un aspetto importante dello sviluppo cognitivo dei neonati.[1] Numerosi test che lo riguardano sono stati fatti, di solito utilizzando un giocattolo e una barriera posta davanti allo stesso e poi rimossa ripetutamente. Nelle fasi iniziali sensomotorie, il bambino risulta completamente incapace di comprendere la permanenza dell'oggetto. Lo psicologo Jean Piaget, a seguito di esperimenti con i bambini, ha concluso che questa consapevolezza viene tipicamente raggiunta verso gli otto-nove mesi di età, mentre prima di questa età i bambini sono troppo piccoli per capire la permanenza dell'oggetto. Una mancanza di permanenza dell'oggetto può portare a errori A-non-B, laddove i bambini individuano un oggetto in un posto in cui non dovrebbe essere.

Il gioco nella pedagogia[modifica | modifica wikitesto]

Si tratta di un gioco/situazione molto noto a bimbi e genitori in varie parti del mondo, in diverse culture, tanto che è diventato per molte organizzazioni per l'infanzia, associazioni, asili nido, centri-servizi per l'infanzia un nome simbolo che indica gioco, stupore, divertimento; è quindi spesso associato anche a servizi specifici, didattici o ludici, che hanno lo stupore e la semplicità del gioco che evoca alla base della loro elaborazione.

Molte organizzazioni quali ludoteche, asili privati, associazioni lo hanno quindi adottato come termine che così come è avvenuto per "Halloween" nel periodo carnevalesco, o Santa Claus/Babbo Natale, pur essendo una parola originaria della cultura anglosassone (in lingua inglese: Peekaboo), ha finito per inglobare una serie di significati simbolici, in questo caso riassumendo un clima, una situazione di gioco e sorpresa.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Jerome S. Bruner, V. Sherwood, Il gioco del cucù e l'apprendimento delle strutture normative che lo regolano, Roma, 1981, pp. 341-350.

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