Geraldo di Sauve-Majeure

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San Geraldo
 

Abate

 
NascitaCorbie, 1025 circa
MorteLa Sauve, 5 aprile 1095
Venerato daChiesa cattolica
Canonizzazione27 aprile 1197 da papa Celestino III
Ricorrenza5 aprile

Geraldo (Corbie, 1025 circa – La Sauve, 5 aprile 1095) fu il fondatore e il primo abate del monastero benedettino di La Sauve-Majeure. Fu proclamato santo da papa Celestino III nel 1197.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nacque a Corbie attorno al 1025 e fu offerto dai genitori all'abbazia del luogo.[1] Arrivò a ricoprire la carica di cellerario e affiancò l'abate Folco in un viaggio a Roma, Montecassino e sul Gargano, dove incontrò papa Leone IX che lo ordinò sacerdote.[2]

Tornato a Corbie, fu incaricato di riedificare la chiesa abbaziale, distrutta da un incendio l'anno precedente: il tempio fu riconsacrato il 27 agosto 1052. Compose antifone e responsori per l'ufficio di sant'Adelardo.[2]

Dopo un pellegrinaggio in Terra santa compiuto nel 1073, fu eletto abate di San Vincenzo a Laon, dove era già stato abate suo fratello Ranieri ma, dopo cinque anni di governo e dopo aver tentato invano di riformare l'abbazia, Geraldo lasciò Laon insieme con alcuni confratelli e accettò l'offerta di Guglielmo, conte di Poitiers e duca d'Aquitania, di un terreno su cui fondare un monastero nei suoi possedimenti.[2]

Il monastero, dedicato alla Vergine e ai santi Simone e Giuda, fu edificato a Sauve-Majeure (Sylva Majoris) e adottò la regola di san Benedetto; Guglielmo affrancò Sauve-Majeure da ogni potere laico.[2]

Sauve-Majeure si sviluppò rapidamente ed ebbe presto numerose filiazioni (Semoy, Broqueroie, Barwell) e si ritrovò presto alla guida di una congregazione di oltre dieci monasteri, che il 28 ottobre 1094 inviarono all'abbazia madre i loro rappresentanti per celebrare il primo capitolo.[2]

Geraldo morì a Sauve-Majeure il 5 aprile 1095 e fu sepolto nella chiesa abbaziale di Notre-Dame.[3]

Culto[modifica | modifica wikitesto]

Il suo corpo fu elevato il 21 giugno 1126 e il 27 aprile 1197 fu proclamato santo da papa Celestino III.[3]

Le sue reliquie, sopravvissute alle dispersioni della Rivoluzione francese, sono conservate nella chiesa parrocchiale di La Sauve.[3]

Il suo elogio si legge nel Martirologio romano al 5 aprile.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Philippe Rouillard, BSS, vol. VI (1965), col. 172.
  2. ^ a b c d e Philippe Rouillard, BSS, vol. VI (1965), col. 173.
  3. ^ a b c Philippe Rouillard, BSS, vol. VI (1965), col. 174.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Filippo Caraffa e Giuseppe Morelli (curr.), Bibliotheca Sanctorum (BSS), 12 voll., Istituto Giovanni XXIII nella Pontificia Università Lateranense, Roma 1961-1969.
Controllo di autoritàVIAF (EN74243883 · ISNI (EN0000 0000 5491 7667 · CERL cnp00290389 · LCCN (ENn2001062225 · GND (DE102472823 · WorldCat Identities (ENlccn-n2001062225