Gennaro Sarcone

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Gennaro Sarcone

Gennaro Sarcone (Rogliano, 27 dicembre 1902Cosenza, 21 luglio 1960[1]) è stato un politico e antifascista italiano.

Fu uno dei padri fondatori del comunismo cosentino. Fin da giovane e nel mestiere di minatore conobbe lo sfruttamento del capitalismo. Abbraccio le idee del socialismo come unica strada per la fine delle sofferenze del proletariato. Nel 1932 insieme a Cesare Curcio, Eduardo Zumpano, Aladino Burza ed altri fu arrestato, torturato[2] dai fascisti e condannato a due anni per attività comunista, nel 1934 fuggì in Francia e in URSS, tornò in Italia nel 1937.[3] Affascinato dalla rivoluzione spagnola si unisce insieme a garibaldini provenienti da ogni parte del mondo a combattere contro i franchisti, i nazisti e i fascisti che si erano uniti in un fronte unico. Rientra in Calabria e guida il movimento comunista fino al 1948.[4]

il 4 novembre 1943 guidò la ribellione di Cosenza, cacciando il prefetto fascista Enrico Endrich.[5] Muore il 21 luglio 1960 a causa di un male incurabile.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Sarcone, Gennaro, su icsaicstoria.it. URL consultato il 28 dicembre 2021.
  2. ^ Antonio Guarasci, Politica e società in Calabria dal Risorgimento alla Repubblica ..., Frama's, 1973. URL consultato il 10 maggio 2019.
  3. ^ Isolo Sangineto, I calabresi nella guerra di liberazione, Pellegrini, 1992. URL consultato il 10 maggio 2019.
  4. ^ Risveglio Cosentino del luglio 1960
  5. ^ Ubaldo Lupia, Parenti. Tra storia, memoria e cronaca del '900 (1900-1950), Pellegrini Editore, 2006, ISBN 9788881013715. URL consultato il 10 maggio 2019.