Gaio Giulio Iullo (tribuno consolare 408 a.C.)
Gaio Giulio Iullo | |
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Tribuno consolare della Repubblica romana | |
Nome originale | C. Iulius Iullus |
Gens | Giulia |
Tribunato consolare | 408 a.C., 405 a.C. |
Gaio Giulio Iullo (Roma, ... – ...; fl. V secolo a.C.) è stato un politico romano del V secolo a.C.
Primo tribunato consolare[modifica | modifica wikitesto]
Nel 408 a.C. fu eletto tribuno consolare con Gaio Servilio Strutto Ahala e Publio Cornelio Cosso[1].
Gli Equi ed i Volsci, cui era stato tolto il presidio di Verrugine e razziati i territori, organizzarono un esercito per combattere i Romani, e lo disposero davanti ad Anzio, la più attiva nell'organizzazione della campagna militare.
Dopo lunghe discussioni, con il parere contrario di Gaio Giulio e Publio Cornelio, alla fine a Roma si arrivò alla nomina di un dittatore per la conduzione della campagna militare contro Anzio. Il terzo Tribuno consolare, Gaio Servilio, nominò dittatore Publio Cornelio Rutilo Cosso, che a sua volta, scelse Gaio Servilio come Magister Equitum.
L'esercito romano ebbe facilmente ragione dell'esercito nemico[1].
«La guerra non fu memorabile: in un'unica e per di più facile battaglia i nemici furono sbaragliati nei pressi di Anzio. L'esercito vincitore devastò il territorio dei Volsci ed espugnò una fortezza situata vicino al lago Fucino, dove furono catturati 3.000 nemici, mentre i Volsci superstiti, ricacciati all'interno delle mura, non poterono difendere le campagne.»
Secondo tribunato consolare[modifica | modifica wikitesto]
Nel 405 a.C. fu eletto tribuno consolare con Aulo Manlio Vulsone Capitolino, Quinto Quinzio Cincinnato, Lucio Furio Medullino, Tito Quinzio Capitolino Barbato e Manio Emilio Mamercino[2].
Roma portò guerra a Veio, assediando la città, che non riuscì a convincere le altre città etrusche a scendere in guerra contro Roma.
«All'inizio di questo assedio gli Etruschi tennero un'affollata assemblea presso il tempio di Voltumna, ma non riuscirono a decidere se tutte le genti etrusche dovessero entrare in guerra accanto ai Veienti.»
Note[modifica | modifica wikitesto]
- ^ a b Tito Livio, Ab Urbe condita, IV, 4, 56.
- ^ Tito Livio, Ab Urbe condita, IV, 4, 61.