Francesco Costanzo Catanio

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Francesco Costanzo Catanio

Francesco Costanzo Catanio, talvolta indicato anche come Cattanio o Cattaneo (Ferrara, 1602Ferrara, 3 luglio 1665), è stato un pittore italiano del periodo barocco.

Figlio di Giulio Cesare Catanio, nonostante le sue frequenti intemperanze, per non opporsi alla volontà del padre fu dapprima allievo a Ferrara dello Scarsellino, poi fu costretto a trasferirsi a Bologna nel 1625, dove continuò sotto la guida di Guido Reni. Tornato a Ferrara nel 1627, si lasciò ispirare soprattutto dallo stile di Carlo Bononi e dalla sua interpretazione della luce e dei contrasti.

Uno dei suoi primi dipinti è il San Gregorio, attualmente custodito presso la chiesa di Santa Maria della Pietà in Ferrara; in quest'opera, come nelle successive Flagellazione e Coronazione di spine collocate nella Basilica di San Giorgio sempre a Ferrara, è evidente l'influenza della pittura caravaggesca, verosimilmente filtrata attraverso i lavori del Bononi. Dato il suo carattere irrequieto e la sua propensione alla vita avventurosa, non è tuttavia escluso che il pittore avesse avuto l'opportunità di viaggiare per l'Italia e osservare direttamente le opere del Caravaggio, anche se non si ha documentazione di questi suoi spostamenti.[1]

Catanio infatti fu spesso descritto come spadaccino, più che come pittore, e trascorse buona parte della sua vita in disgrazia o in esilio come quando, dopo aver ferito un soldato, fu costretto a rifugiarsi in un monastero. Preso sotto la protezione di Don Carlo Pio di Savoia, divenuto cardinale, compì un viaggio a Roma al suo seguito nel 1654.[2]

In età più matura, richiamato a Ferrara dopo la morte di suo fratello Camillo, il Catanio riuscì tuttavia a farsi affidare lavori importanti e a farsi riconoscere come pittore di primo piano, aprì anche una scuola di pittura e fra i suoi allievi ebbe Giuseppe Avanzi, Giuseppe Bonati e Francesco Fantocci, detto "il Parma". Sembra che quest'ultimo, giovanissimo, abbia fatto anche da modello per uno dei personaggi del Martirio di San Matteo.[1]

Molte sue opere sono andate perdute, alcune delle quali durante la seconda guerra mondiale; ancora visibile il Martirio di San Matteo presso la Chiesa di Santo Spirito, un Sant'Antonio con Gesù Bambino e un angelo nella chiesa di S. Maurelio, un Cristo in preghiera sulla montagna e un'Orazione nell'orto, ultima sua opera, nella Chiesa di San Benedetto.[3]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Catanio, Francesco Costanzo, Giacomo Bargellesi, Dizionario Biografico degli Italiani, Treccani, vol. 22, 1979
  2. ^ Francesco Costanzo Cattaneo, Camillo Laderchi, La pittura ferrarese: memorie, Ferrara, Abram Servadio editore, 1857
  3. ^ Giovanni Sassu e Francesco Scafuri, Le chiese di Ferrara: storia, arte e fede, Ferrara, Ferrara arte, 2013, pp. 10-23, ISBN 9788889793176.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Eugenio Riccomini, Il seicento ferrarese, Milano, SSilvana Editoriale, 1969.
  • Barbara Ghelfi, Pittura a Ferrara nel primo Seicento: arte, committenza e spiritualità, Ferrara, Seminario diocesano di Ferrara-Comacchio, Cartografica, 2011, ISBN 9788888630168.

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