Campionato mondiale Formula TT 1987

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Campionato mondiale Formula TT 1987
Edizione n. 11 del Formula TT
Dati generali
Inizio20 aprile
Termine27 settembre
Prove8
Titoli in palio
Titolo pilotiBandiera dell'Italia Virginio Ferrari
su Bimota YB4 R
CostruttoriBandiera del Giappone Suzuki[1]
Altre edizioni
Precedente - Successiva

Il campionato mondiale Formula TT 1987 è l'undicesima edizione del campionato mondiale Formula TT, una competizione motociclistica riservata a moto derivate dalla produzione di serie, ma con ciclistica "libera"[2].

A partire da questa stagione la categoria TT Formula 2 perde la sua titolazione iridata, come nel 1981 viene eliminata la TT Formula 3, pertanto l'unico titolo assegnato nel 1987 è stato quello per la classe regina, ovvero la TT Formula 1.

I partecipanti[modifica | modifica wikitesto]

Tra i protagonisti attesi per la vittoria del titolo si segnalavano il nordirlandese Joey Dunlop, pluricampione in carica della categoria con 5 titoli consecutivi all'attivo, leggenda vivente del Tourist Trophy e alfiere del team Honda Racing Corporation, il suo compagno di marca Fred Merkel con una Honda privata, gli alfieri della Suzuki Roger Marshall e Paul Iddon con la GSX-R750, supportati da Anders Andersson con una Suzuki schierata dall'importatore locale svedese. Per scelta della Honda, in un'ottica di sviluppo del prodotto di serie, a Dunlop venne affidata una VFR 750 pesantemente modificata al posto della stravincente RVF dell'anno precedente, moto che il pilota riotterrà solo per l'ultima gara[3]. Tra gli outsiders vi era invece la piccola fabbrica artigianale riminese Bimota, che schierava le proprie YB4 R "ufficiali" con Virginio Ferrari (vicecampione della classe 500 del motomondiale 1979) e Davide Tardozzi, mentre altre due YB4 R erano portate in pista dal team privato tedesco Hein Gericke Racing[4] per Peter Rubatto e Klaus Klein[5][6].

Il calendario[modifica | modifica wikitesto]

fonte: BimotaSpirit.com[4] e racingmemo.free.fr[7]

Data Nazione/Località Circuito Vincitore
20 aprile Bandiera dell'Italia Misano Adriatico Circuito Internazionale Santamonica Bandiera del Regno Unito Paul Iddon
3 maggio Bandiera dell'Ungheria Budapest Hungaroring Bandiera dell'Italia Virginio Ferrari
30 maggio Bandiera dell'Isola di Man Isola di Man Snaefell Mountain Course / Tourist Trophy Bandiera del Regno Unito Joey Dunlop
25 giugno Bandiera dei Paesi Bassi Assen Circuito di Assen / Dutch TT Bandiera dell'Italia Virginio Ferrari
15 agosto Bandiera dell'Irlanda del Nord Belfast Circuito di Dundrod / Ulster GP gara annullata per maltempo
dopo un incidente al secondo giro[4][8]
30 agosto Bandiera del Giappone Sugo Sportsland Sugo Bandiera dell'Australia Kevin Magee
20 settembre Bandiera della Germania Hockenheim Hockenheimring Bandiera dell'Italia Virginio Ferrari
27 settembre Bandiera del Regno Unito Donington Donington Park Bandiera del Regno Unito Paul Iddon

Originariamente il campionato si doveva disputare su dieci prove, ma la gara finlandese originariamente inclusa nel calendario viene cancellata a causa della mancanza dei requisiti di sicurezza del tracciato, mentre la gara portoghese viene tolta dal programma a causa riposizionamento del Gran Premio del Portogallo di F1 che aveva generato un conflitto di date[4].

Resoconto della stagione[modifica | modifica wikitesto]

La prima gara, svoltasi a Misano Adriatico, vide il successo di Paul Hiddon del team Heron Suzuki, con la Honda che fece suoi gli altri due gradini del podio con Fred Merkel e Joey Dunlop, mentre i piloti Bimota ufficiali furono vittime di una caduta (Ferrari) e di problemi tecnici (Tardozzi) in quella che essi consideravano la loro gara di casa.
I due italiani ebbero modo di rifarsi due settimane dopo all'Hungaroring, dove la doppietta Ferrari-Tardozzi (quest'ultimo autore di una gara in rimonta) davanti alla Suzuki di Andersson mostrò le reali prestazioni della moto riminese a spese dei vincitori della gara d'esordio, entrambi caduti dopo aver preso il largo nelle fasi iniziali della corsa[4]. La classifica ora vedeva il tedesco Peter Rubatto sulla Bimota "tedesca" al comando[9] con i 16 punti ottenuti grazie a due piazzamenti al quarto posto, Ferrari e Iddon secondi, Dunlop quarto e Tardozzi quinto insieme a Merkel[7].

La Bimota sceglie di non schierarsi al Tourist Trophy[6][10][11] e Joey Dunlop fece il bello e il cattivo tempo sull'Isola di Man in una gara in cui i suoi avversari principali non conquistano punti, balzando così al comando della classifica del campionato[12] con 28 punti[4], davanti al regolare Rubatto e a Ferrari, terzo a pari punti con Paul Iddon[7].

La svolta della stagione si ebbe al Dutch TT corsosi ad Assen, dove i piloti del team ufficiale Bimota si contesero aspramente la vittoria, che arrise a Virginio Ferrari. Il ritiro in gara di Joey Dunlop, che si era scontrato con Merkel, permise all'italiano di portarsi in testa al campionato con un vantaggio di due punti sull'asso nordirlandese[4], seguiti da Rubatto, Tardozzi e Iddon: i primi cinque in un margine di soli sette punti[7].

L'appuntamento successivo, l'Ulster Grand Prix, era da tutti considerato favorevole a Joey Dunlop, espertissimo di corse su strada e plurivincitore della gara[13], ma le condizioni meteorologiche particolarmente avverse resero il circuito di Dundrod (ricavato lungo strade di campagna nei dintorni di Belfast) ancora più pericoloso di quanto non fosse già di suo. Virginio Ferrari prese la decisione di ritirarsi dopo aver svolto le prove libere e fece le valigie per l'Italia[6][10], molti dei quaranta concorrenti (tra cui Tardozzi) schierati in griglia si rifiutarono di gareggiare e presero la via dei box dopo aver completati il giro di ricognizione[6], ma la gara partì lo stesso per poi essere interrotta all'inizio del secondo giro, quando il tedesco Klaus Klein con la sua Bimota privata scivolò a 270 km/h lungo il rettilineo di arrivo a causa dell'aquaplaning andando a schiantarsi contro un muretto a bordo pista e morendo nell'impatto[6][8][14][15]. L'annullamento della gara privò Dunlop dell'opportunità di allungare in classifica su Ferrari[4][6].

Il campionato si spostò quindi in Giappone, dove sul circuito di Sugo la gara fu vinta dall'australiano Kevin Magee schierato dal team ufficiale Yamaha, che fece una singola apparizione in campionato sul circuito di sua proprietà. Il podio fu monopolizzato dalle wild card, con secondo posto andato al giapponese Yukiya Oshima su Suzuki e il terzo all'australiano Mick Doohan sulla seconda Yamaha FZR750 ufficiale[7][16]. I protagonisti della stagione, per vari inconvenienti, non ottennero punti e quindi Ferrari guidava la classifica ancora con due punti di vantaggio[4][7].

Il ritorno in Europa avvenne all'Hockenheimring, dove ci fu il dominio da parte delle Bimota, che siglarono un'altra doppietta Ferrari-Tardozzi[17], con l'aggiunta della bella prestazione di quella privata del tedesco Bodo Schmidt giunto in quinta posizione. Joey Dunlop riuscì a tenere aperta la corsa al titolo grazie alla sua determinazione, che gli consegnò il quarto posto dietro alla Suzuki di Ernst Gschwender[7][17], nonostante la sua moto non fosse in grado di lottare con quelle italiane[4].

L'ultima gara si tenne in Inghilterra a Donington Park e il vantaggio di Virginio Ferrari su Joey Dunlop ammontava a 9 punti, il che imponeva a quest'ultimo di finire sul podio, con la speranza che l'italiano finisse fuori dalla zona punti, o di vincere la gara col rivale incapace di far meglio del sesto posto. La corsa vide scattare al comando i due della Heron Suzuki, con Dunlop in terza posizione e Ferrari in quarta; posizioni che non cambiarono dopo i pit stop, con la doppietta Iddon-Marshall e con addirittura Ferrari che, evitando inutili rischi, arrivò al traguardo in settima posizione e conquistò il titolo mondiale per soli 3 punti, il margine più risicato della storia del campionato[4][7].

In seguito alla sconfitta, la Honda mise in campo per la stagione successiva una nuova moto, che avrebbe dominato sia in Formula TT che nel mondiale Superbike, la VFR750R[18], conosciuta anche col suo codice di progetto RC30.

Risultati[modifica | modifica wikitesto]

Sistema di punteggio[modifica | modifica wikitesto]

Pos. 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11>
Punti 15 12 10 8 6 5 4 3 2 1 0

Classifica Piloti[modifica | modifica wikitesto]

fonte: racingmemo.free.fr[7]

Pos. Pilota Moto Bandiera dell'Italia Bandiera dell'Ungheria Bandiera dell'Isola di Man Bandiera dei Paesi Bassi [4][8]
Bandiera dell'Irlanda del Nord
Bandiera del Giappone Bandiera della Germania Bandiera del Regno Unito P.ti
1 Bandiera dell'Italia Virginio Ferrari Bimota YB4 R Rit 1 NP 1 NP[10] Rit 1 7 49
2 Bandiera del Regno Unito Joey Dunlop Rothmans - Honda VFR750 e RVF750 3 8 1 Rit C 4 3 46
3 Bandiera del Regno Unito Paul Iddon Heron - Suzuki GSX-R750 1 Rit Rit 4 C 6 1 43
4 Bandiera dell'Italia Davide Tardozzi Bimota YB4 R Rit 2 NP 2 C Rit 2 36
5 Bandiera del Regno Unito Roger Marshall Heron - Suzuki GSX-R750 Rit 4 3 C 2 30
6 Bandiera della Germania Peter Rubatto Hein Gericke - Bimota YB4 R 4 4 7 5 C 26
7 Bandiera della Svezia Anders Andersson Suzuki 3 11 7 C 7 5 24
8 Bandiera degli Stati Uniti Fred Merkel Honda 2 Rit C 4 20
9 Bandiera della Germania Ernst Gschwender Suzuki 6 8 C 3 18
10 Bandiera dell'Australia Kevin Magee Super Angel - Yamaha FZR750 1 15
11 Bandiera del Regno Unito Phil Mellor Suzuki 2 12
- Bandiera del Giappone Yukiya Ōshima Suzuki 2 12
13 Bandiera del Regno Unito Geoff Johnson Yamaha 3 10
- Bandiera dell'Australia Michael Doohan Super Angel - Yamaha FZR750 3 10
- Bandiera della Finlandia Jari Suhonen Yamaha 9 5 C 9 10
16 Bandiera della Danimarca Henrik Ottosen Yamaha 7 C 6 9
17 Bandiera del Giappone Katsurō Takayoshi Suzuki 4 8
- Bandiera del Regno Unito Trevor Nation Yamaha 5 C 9 8
- Bandiera della Germania Klaus Caspers Suzuki 6 C 8 8
- Bandiera del Regno Unito Mark Phillips Suzuki 6 C 8 8
21 Bandiera del Regno Unito Andy McGladdery Suzuki 5 Rit C 6
- Bandiera del Giappone Mitsuo Saitō Yamaha 5 6
- Bandiera della Germania Bodo Schmidt Bimota 5 6
24 Bandiera del Regno Unito Nick Jefferies Honda 6 5
- Bandiera del Giappone Takahiro Sōwa Kawasaki 6 5
- Bandiera della Nuova Zelanda Glenn Williams Suzuki 8 9 C 5
27 Bandiera della Danimarca René Rasmussen Suzuki 7 C 4
- Bandiera dell'Italia Fabrizio Pirovano Bimota 7 4
29 Bandiera del Regno Unito Dave Leach Suzuki 8 3
- Bandiera del Giappone Jun Suzuki Honda 8 3
- Bandiera della Svizzera Andreas Hofmann Kawasaki 10 9 C 3
32 Bandiera del Lussemburgo Patrick Bettendorf Suzuki 9 C 2
- Bandiera del Giappone Shōji Hiratsuka Yamaha 9 2
34 Bandiera della Svizzera Edwin Weibel Honda C 10 10 2
35 Bandiera del Regno Unito Steve Williams Yamaha 10 Rit 1
- Bandiera del Regno Unito Steve Lindsell Yamaha 10 1
- Bandiera dei Paesi Bassi Henk de Vries Yamaha 10 1
- Bandiera del Giappone Katsunori Shinozaki Suzuki 10 1
Pos. Pilota Moto Bandiera dell'Italia Bandiera dell'Ungheria Bandiera dell'Isola di Man Bandiera dei Paesi Bassi Bandiera dell'Irlanda del Nord Bandiera del Giappone Bandiera della Germania Bandiera del Regno Unito P.ti
Legenda 1º posto 2º posto 3º posto A punti Senza punti Grassetto – Pole position
Corsivo – Giro più veloce
Gara non valida Non qual./Non part. Ritirato/Non class Squalificato '-' Dato non disp.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Annuario FIM 2014, su issuu.com, Federazione Motociclistica Internazionale, 164-166.
  2. ^ (ES) R.B., El Mundo Deportivo - miércoles, 10 julio 1985, página 28 - LOS MUNDIALES VUELVEN A BARCELONA, su hemeroteca.elmundodeportivo.es, 10 luglio 1985. URL consultato il 20 agosto 2012.
  3. ^ (EN) Alan Cathcart, Honda RC30 Superbike, su motorcyclespecs.co.za, http://www.motorcyclespecs.co.za. URL consultato l'8 settembre 2015 (archiviato dall'url originale il 20 giugno 2015).
  4. ^ a b c d e f g h i j k l (EN) Racing collection from Bimota Spirit, su bimotaspirit.com, www.bimotaspirit.com. URL consultato il 23 gennaio 2011.
  5. ^ (EN) A Place in History - Former German TT Riders, su ttsupportersclub.com, www.ttsupportersclub.com. URL consultato il 27-01-2011.
  6. ^ a b c d e f (autore ignoto), Klaus Klein: vittima di un circuito killer, nel mondiale F1 vinto da Bimota con Ferrari, su motogames.it, www.motogames.it, 15 agosto 2012. URL consultato il 20 agosto 2012.
  7. ^ a b c d e f g h i (FR) CHAMPIONNAT DU MONDE - TT FORMULA 1987, su racingmemo.free.fr. URL consultato il 26 gennaio 2011.
  8. ^ a b c autore ignoto, Ferrari protesta invano - si uccide il tedesco Klein, in StampaSera, nr.219, Torino, Editrice La Stampa S.p.A., 17 agosto 1987, pp. pag.19. URL consultato il 26 gennaio 2011.
  9. ^ (ES) El Mundo Deportivo - martes, 05 mayo 1987, página 41, su hemeroteca.mundodeportivo.com, hemeroteca.elmundodeportivo.es, 5 maggio 1987. URL consultato il 14 agosto 2012.
  10. ^ a b c (ES) El Mundo Deportivo - sábado, 15 agosto 1987, página 35, su hemeroteca.elmundodeportivo.es, 15 agosto 1987. URL consultato il 26 gennaio 2011.
  11. ^ (EN) TT 1987 Formula One TT Results, su iomtt.com, www.iomtt.com. URL consultato il 26 gennaio 2011.
  12. ^ (ES) El Mundo Deportivo - jueves, 11 junio 1987, página 40 - EN BREVE, su hemeroteca.mundodeportivo.com, hemeroteca.elmundodeportivo.es, 11 giugno 1987. URL consultato il 14 agosto 2012.
  13. ^ (EN) Ulster Grand Prix - Winners & Records [collegamento interrotto], su domain2519524.sites.fasthosts.com, www.ulstergrandprix.net. URL consultato il 27 gennaio 2011.
  14. ^ (EN) Motorsport Memorial - Klaus Klein, su motorsportmemorial.org, www.motorsportmemorial.org. URL consultato il 26 gennaio 2011.
  15. ^ (ES) El Mundo Deportivo - domingo, 16 agosto 1987, página 45 - EN BREVE, su hemeroteca.mundodeportivo.com, 16 agosto 1987. URL consultato il 13 agosto 2012.
  16. ^ (EN) MICK DOOHAN RACING CAREER BACKGROUND, su doohan.com.au, www.doohan.com.au. URL consultato il 26 gennaio 2011 (archiviato dall'url originale il 16 febbraio 2011).
  17. ^ a b (ES) El Mundo Deportivo - lunes, 21 septiembre 1987, página 58 - EN BREVE, su hemeroteca.mundodeportivo.com, hemeroteca.elmundodeportivo.es, 21 settembre 1987. URL consultato il 14 agosto 2012.
  18. ^ (EN) Frank Melling, Honda RC30 - A modern classic, su mcnews.com.au, www.mcnews.com.au. URL consultato il 27 gennaio 2011 (archiviato dall'url originale il 25 settembre 2010).
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