Europa dei piccoli passi
L'Europa dei piccoli passi è una concezione filosofica del processo di integrazione europea in base alla quale tale processo non dovrebbe costituire un percorso vorticoso caratterizzato da passi lunghi e anche salti repentini, ma piuttosto un lento cammino che si fonda su piccoli ma significativi passi.
Tale convinzione fu sostenuta dal politico italiano antifascista Carlo Sforza già nel 1930, prendendo in esame motivi del fallimento del piano di Aristide Briand concernente gli Stati Uniti d’Europa. Sforza ribadì tali concetti nel dopoguerra, una volta nominato ministro degli esteri da De Gasperi, in un discorso pronunciato a Perugia, il 18 luglio 1948, in qualità di rettore dell'Università per Stranieri. L'uomo politico italiano si dichiarò favorevole all'idea di un'Europa federale, da attuarsi per gradi, con la Germania in piano di parità con gli altri Stati[1].
«Oserei solo osservare che non bisogna mai cristallizzarsi in schemi troppo precisi perché la troppa nettezza delle formule finali nuoce quasi sempre alla germinazione dell’idea creatrice. La storia è come un fiume che si apre la via attraverso le pianure. Si è certi dove sboccherà, non per dove passerà. È per questo che il piano che sembrò un momento, anni fa, meglio avvicinarsi, come finalità, al nostro ideale, il piano degli Stati Uniti d’Europa che Aristide Briand aveva formulato, fallì miseramente nelle mecche di Ginevra. Fallì perché era troppo circostanziato e preciso — preciso come un francobollo. [1]»
L'Europa dei piccoli passi caratterizzò anche la celebre Dichiarazione Schuman di due anni dopo, la quale presentò al mondo intero un progetto ambizioso e lungimirante, ma al contempo realista e coerente.
Di seguito un brano della celebre dichiarazione che cristallizza in modo solenne la concezione in esame:
«L'Europa non potrà farsi una sola volta, né sarà costruita tutta insieme; essa sorgerà da realizzazioni concrete che creino anzitutto una solidarietà di fatto. L'unione delle nazioni esige l'eliminazione del contrasto secolare tra la Francia e la Germania: l'azione intrapresa deve concernere in prima linea la Francia e la Germania»
I piccoli passi dovrebbero tuttavia lasciare delle orme chiare e incancellabili, talché nel sistema di diritto comunitario si prevede il principio del rispetto dell'acquis comunitario.
In forza di tale principio non è possibile che le fonti del diritto dell'Unione europea rappresentino un regresso rispetto alle acquisizioni derivanti dall'integrazione europea.