Edadil Kadin

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Edadil Kadın
Seconda Kadın
Consorte Imperiale
In carica1861 –
12 dicembre 1875
TrattamentoSua Altezza Imperiale
NascitaAbcasia, 1845
MorteIstanbul, 12 dicembre 1875
SepolturaTürbe di Mahmud II
Luogo di sepolturaIstanbul
DinastiaAredba (per nascita)
Casa di Osman (per matrimonio)
Padreprincipe Tandal Bey Aredba
Consorte diAbdülaziz I
FigliŞehzade Mahmud Celaleddin
Emine Sultan
ReligioneIslam sunnita

Edadil Kadin (turco ottomano: ادادل قادین, "cuore elegante"; Abcasia, 1845Istanbul, 12 dicembre 1875) è stata una principessa abcasa, seconda consorte del sultano ottomano Abdülaziz.

Origini[modifica | modifica wikitesto]

Edadil nacque in Abcasia nel 1845, nella famiglia principesca degli Aredba. Suo padre era il principe Tandal Bey e aveva almeno un fratello.

Da bambina venne mandata a Istanbul alla corte ottomana, dove entrò a servizio di Adile Sultan, figlia di Mahmud II e sorellastra di Abdülmecid I e Abdülaziz.

Era descritta come bella, coi capelli castani e occhi azzurri[1][2][3].

Consorte imperiale[modifica | modifica wikitesto]

Edadil venne presentata ad Abdülaziz nel 1861, in occasione della sua salita al trono. Il loro incontro fu organizzato da Adile Sultan, la quale voleva tentare di riavvicinarsi al fratello, con cui non era in buoni rapporti.

Edadil piacque molto al nuovo sultano, che la prese come consorte poco dopo, col rango di "Seconda Kadın" e il titolo di Edadil Kadin. Ebbero un figlio, che Adile Sultan celebrò con numerosi componimenti poetici, e una figlia morta a un anno[4][5][6][7].

Morte[modifica | modifica wikitesto]

Edadil morì il 12 dicembre 1875 a Palazzo Dolmabahçe, a causa del dolore provato dalla morte prematura di suo fratello. Venne sepolta nel mausoleo Mahmud II[8][9][10].

Discendenza[modifica | modifica wikitesto]

Da Abdülaziz, Edadil Kadin ebbe un figlio e una figlia:[11][12][13]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Journal of anthropology. JSTOR. 1870. p. 119.
  2. ^ Banoğlu, Niyazi Ahmet (1963). Anitlari ve tarihî eserleriyle Istanbul. Yeni C̣iǧir Kitabev. p. 57.
  3. ^ Frederick MILLINGEN (called also Osman Bey and Vladimir Andreevich.) (1870). Slavery in Turkey. The Sultan's Harem. A paper read before the Anthropological Society of London. p. 22.
  4. ^ Uluçay 2011, p. 233-235.
  5. ^ Topkapı Sarayı Müzesi (1959). Topkapı Sarayı Müzesi mühürler seksiyonu rehberi. Şehir Matbaasi. p. 21.
  6. ^ Uçan 2019, p. 23.
  7. ^ Yıldırım, Tahsin (2006). Veliahd Yusuf İzzettin Efendi Öldürüldü mü? İntihar mı etti?. Çatı Yayıncılık. p. 36.
  8. ^ Genç, Füsun Gülsüm (2015). 19. yüzyılda şehzade olmak: Modernleşme sürecinde şehzadeler. p. 105.
  9. ^ Uluçay 2011, p. 233
  10. ^ Sakaoğlu 2008, p. 641.
  11. ^ Uçan 2019, p. 24
  12. ^ Uluçay 2011, p. 233.
  13. ^ Brookes 2010, p. 283

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Brookes, Douglas Scott (2010). The Concubine, the Princess, and the Teacher: Voices from the Ottoman Harem. University of Texas Press. ISBN 978-0-292-78335-5.
  • Sakaoğlu, Necdet (2008). Bu mülkün kadın sultanları: Vâlide sultanlar, hâtunlar, hasekiler, kadınefendiler, sultanefendiler. Oğlak Yayıncılık. ISBN 978-9-753-29623-6.
  • Uçan, Lâle (2019). Son Halife Abdülmecid Efendi'nin Hayatı - Şehzâlik, Veliahtlık ve Halifelik Yılları (PDF) (PhD Thesis). Istanbul University Institute of Social Sciences.
  • Uluçay, Mustafa Çağatay (2011). Padişahların kadınları ve kızları. Ankara: Ötüken. ISBN 978-9-754-37840-5.