Discussione:Gabriele Giannantoni

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Precisazioni sulla nota 7[modifica wikitesto]

L’assurda polemica aperta da Giovanni Reale e rilanciata da Armando Torno sul Corriere della sera impone anzitutto di ripetere, intorno alla figura del compianto amico e maestro Gabriele Giannantoni, alcune ovvietà che sarebbero altrimenti del tutto superflue per la nostra comunità di studiosi.

Giannantoni è stato uno dei maggiori protagonisti del rinnovamento degli studi italiani di storia della filosofia antica nella seconda metà del Novecento. Come studioso, ha lasciato un’opera di sicuro prestigio internazionale, destinata a restare un patrimonio indispensabile e ricca di potenzialità di ricerca non ancora compiutamente esplorate: la raccolta, ampiamente commentata, dei frammenti e delle testimonianze su Socrate e i Socratici, edita in quattro volumi da Bibliopolis. L’ampiezza di dottrina e la profondità di analisi proprie del lavoro storiografico di Giannantoni, già ben note attraverso i suoi lavori pubblicati, ricevono ora una decisiva attestazione dalla pubblicazione postuma, a cura del suo allievo Bruno Centrone, del grande lavoro sul dialogo socratico e la nascita della dialettica in Platone (pure edito da Bibliopolis).

Giannantoni è stato inoltre un infaticabile organizzatore e promotore degli studi di filosofia antica in Italia: senza le sue realizzazioni – il Centro di studio del pensiero antico, la rivista Elenchos, la collana omonima edita da Bibliopolis – questi studi non avrebbero mai raggiunto la solidità scientifica e il prestigio internazionale di cui oggi essi godono. La gratitudine della nostra comunità verso il lavoro di Giannantoni non è questione effimera e celebrativa: si manifesta piuttosto nella ricerca quotidiana di generazioni di studiosi che da lui hanno ricevuto impulso e orientamento.

Per venire ai volumi laterziani che raccolgono i frammenti e le testimonianze sui Presocratici, una cosa va detta prima di tutto. L’opera ha avuto, e ha tuttora, una grande utilità per un primo accostamento a questo settore affascinante del pensiero antico: per completezza, chiarezza delle traduzioni scelte e delle brevi annotazioni, si è provata superiore alle precedenti raccolte dello stesso genere, e di incontestabile utilità didattica.

E’ non so se più penoso o più ridicolo criticarla per alcune brevi omissioni rispetto al monumento edito da Diels e Kranz, che sarebbero dovute al dominio della cultura marxista in Italia (visto che si tratta di una raccolta dedicata al pensiero filosofico, non si vede che ruolo possa giocarvi qualche testimonianza su Orfeo per giunta di incerta lettura). Giannantoni non è certamente mai stato un marxista ortodosso e dogmatico; il suo pensiero, radicalmente storicista, è stato semmai ispirato dalla "filosofia del dialogo" del suo grande maestro Guido Calogero (che, sia detto fra parentesi, è oggi ingiustamente dimenticato dalla cultura filosofica italiana). E l’incontro con Socrate ha segnato compiutamente la traiettoria intellettuale di Giannantoni: l’apertura al dialogo, al confronto, lo spirito di tolleranza verso posizioni diverse ne sono rimaste caratteristiche costanti. Impensabile, dunque, farne un censorio difensore dell’ortodossia marxista (del resto, ci vuole un’idea davvero parrocchiale dei marxisti, ortodossi o no, per immaginarli intenti, nel segreto delle Botteghe Oscure o dell’Istituto Gramsci, a tramare censure ai danni di Orfeo o di Pitagora!).

Piuttosto, se ci sono critiche da fare, esse vanno piuttosto rivolte all’impianto metodico della stessa opera di Diels e Kranz, per quanto meritoria essa sia stata storicamente (e dunque queste critiche si riferiscono in primo luogo a chi, come Reale, intende riproporla oggi vantandone l’integralità come proprio merito scientifico).

L’inadeguatezza dei Vorsokratiker sta principalmente in due aspetti. Il primo è il criterio di selezione degli autori inclusi ed esclusi, che ripete nell’essenziale i lineamenti della "storia della filosofia" tracciati da Aristotele nel I libro della Metafisica, e consolidati da Hegel nelle sue Lezioni. Sono perciò inclusi quelli che Aristotele chiamava gli antichi "teologi", come Orfeo, Museo, Epimenide; ma non, ad esempio, un pensatore fondamentale per la storia del pensiero etico-politico greco come Solone (di cui per giunta ci sono pervenuti estesi frammenti), o scritti di grande importanza anche filosofica del Corpus hippocraticum, come Antica medicina. E Democrito, benché contemporaneo di Socrate, è considerato “pre-socratico” in quanto naturalista (cioè, hegelianamente, interessato all’ “oggettività” anziché alla “soggettività”).

Il secondo aspetto sta nella precaria distinzione tra frammenti, testimonianze e "imitazioni". Questo ha spesso indotto a costruire la storia della filosofia presocratica basandola tranquillamente sulle "testimonianze" (per lo più di fonte aristotelica), considerate alla stregua di informazioni dossografiche neutrali anziché di interpretazioni fortemente polarizzate dagli interessi teorici degli autori che le forniscono (clamoroso il caso della concezione dei "presocratici" come impegnati nella ricerca delle "cause", di netto conio aristotelico). In ogni caso, la decontestualizzazione dielsiana sia dei frammenti sia delle testimonianze impedisce di comprendere il contesto argomentativo in cui gli uni e le altre sono inserite, e quindi produce l’illusione di una oggettività informativa del tutto fuorviante, come hanno mostrato gli studi di Mansfeld, Berti, Laks e molti altri.

Su tutto questo farebbe meglio a riflettere chi riedita oggi l’opera di Diels e Kranz, piuttosto che denunciare le omissioni “marxiste” di Giannantoni.

Ma da che cosa nasce, infine, questa polemica?

C’è da un lato, credo, la bulimia editoriale di curatore ed editore, che con allarmante velocità, poco consona ai tempi della riflessione scientifica, tentano di annettere al loro dominio tutto quanto di importante è stato pubblicato nel campo della filosofia antica (qualcosa di analogo è già stato fatto con gli Stoici di von Arnim). Dall’altro, la sistematica campagna di denigrazione della cultura italiana di sinistra della seconda metà del Novecento, condotta dall’organo di stampa su cui è apparso l’articolo di Torno con un impegno che sa di rivalsa dei frustrati, o piuttosto dello sforzo alquanto miserando di recuperare un pubblico di lettori in fuga verso la pubblicistica della destra qualunquista. Curatore, editore e quotidiano meriterebbero, a mio avviso, livelli più decorosi di dibattito culturale.

Mario Vegetti

Concordo con l'analisi ed il contributo del compianto professor Vegetti. AK921 (msg) 21:34, 30 set 2019 (CEST)[rispondi]

Correzioni[modifica wikitesto]

Alcune correzioni sono state da me effettuate alla sintassi, decisamente claudicante. L'uso del condizionale, sul modello di "G.G. sarebbe stato" o "avrebbe detto" mi hanno lasciato basito: può una pagina su una personalità così importante della cultura essere redatta con così tante e gravi insufficienze lessicali ? Altro esempio: "Gabriele Giannantoni studiò filosofia presso la Sapienza Università di Roma, dove ha avuto come amici e colleghi..." HA AVUTO ? Ma una pur basica consecutio ? AK921 (msg) 21:31, 30 set 2019 (CEST)[rispondi]

Cancellazione delle modifiche[modifica wikitesto]

La cancellazione delle modifiche sintattiche è avvenuta senza alcuna discussione, peraltro ripristinando una versione fortemente sgrammaticata. Ho proceduto quindi all'annullamento. AK921 (msg) 11:30, 1 ott 2019 (CEST)[rispondi]

Il motivo del mio annullamento delle tue modifiche, era chiaramente indicato nell'oggetto del ripristino, vale a dire la cancellazione, non consentita secondo le regole di WP, di parti del testo della voce con le fonti a sostegno. Quanto alle sgrammaticature ti informo che l'uso del condizionale passato rientra nelle regole grammaticali quando «il condizionale passato si usa per esprimere l'idea del futuro nel passato». Saluti. --Gierre (msg) 09:52, 2 ott 2019 (CEST)[rispondi]

In primo luogo vedo che hai inserito slcune delle mie correzioni, bene, grazie. La regola che invochi sul condizionale è priva di senso. Scrivere "Egli avrebbe sempre seguito il criterio" oppure "Sarebbe stato convinto dell'onestà intellettuale come valore fondamentale" non esprime nient'altro che quello che esprime una frase condizionale, ovvero un senso dubitativo, non comprovato. In italiano si usano i verbi in un modo diverso. Provvedo quindi alla modifica di queste frasi. Nel caso di annullamento da parte tua della modifica chiederò un intervento. Gestire le pagine in questo modo è contrario allo spirito di wikipedia, che è condivisione e miglioramento reciproco. 93.147.26.227 (msg) 16:45, 2 ott 2019 (CEST)[rispondi]